Unità-L'orgoglio delle mamme: "Non abbassiamo la testa"
L'orgoglio delle mamme: "Non abbassiamo la testa" Costanza, dal palco dei confederali: "Insieme fermeremo la riforma". Liana, dal palco dei Cobas: "La prossima volta marceremo insieme" Mariagr...
L'orgoglio delle mamme: "Non abbassiamo la testa"
Costanza, dal palco dei confederali: "Insieme fermeremo la riforma". Liana, dal palco dei Cobas: "La prossima volta marceremo insieme"
Mariagrazia Gerina
ROMA Ci hanno provato fino all'ultimo a tenere insieme, in nome del futuro della scuola e dei loro figli, un popolo che secondo loro non ha ragione di marciare diviso. "In questi anni al progetto del ministro Moratti, la scuola ha resistito, noi genitori, insieme agli insegnanti e agli studenti, abbiamo resistito: insieme abbiamo fermato la riforma, questo ministro non se l'aspettava", grida dal palco dei sindacati unitari, Costanza, mamma napoletana di tre bambini che frequentano uno il nido, gli altri due le scuole elementari. Mentre, Liana, mamma bolognese di un bambino che frequenta la seconda elementare e di una ragazza che frequenta la terza media, ripete forte lo stesso identico appello davanti al corteo che ha sfilato da piazza della Repubblica a piazza Venezia, tra le bandiere dei Cobas e gli slogan degli studenti: "Questa è un'ottima giornata per la scuola, avrebbe potuto essere ancora più bella se ci fosse stato un solo corteo a fermare la Moratti".
Gridano le stesse cose, con storie diverse, la mamma bolognese e la mamma napoletana. Costanza, che vive a Bagnoli, "dove la scuola - spiega - è un presidio sul territorio contro le infiltrazioni della camorra", racconta la storia di Sasà, scugnizzo dei Quartieri Spagnoli, che ha creduto "anche se la sua scuola aveva i banchi rotti, le grate alle finestre contro i ladri, i doppi, a volte tripli turni" e ora è iscritto all'università. Liana, racconta la storia dei suoi figli, che, per ora, frequentano una scuola pubblica a tempo pieno, nel cuore di Bologna. Domani, chissà.
È per loro, per i loro figli, che mamme e papà del coordinamento genitori, avevano chiesto quel corteo unico, moltiplicando gli appelli, ipotizzando anche di formare tutti insieme, genitori e figli, una catena umana tanto lunga e forte da unire chi con parole diverse da anni - e anche ieri - si è opposto ai "tagli", "decisi quando nelle nostre scuole manca l'indispensabile", e alla riforma "voluta solo per impoverire ulteriormente la scuola". Alla fine hanno deciso che a ricucire le divisioni sarebbero state le voci di due mamme, una bolognese e una napoletana, salite quasi contemporaneamente sui due palchi, allestiti uno in piazza Navona, l'altro in pizza Madonna di Loreto, davanti al Vittoriano, per ricordare a tutti - se ce ne è bisogno - che c'è una battaglia comune da portare avanti. "Il governo era sicuro che prima o poi avremmo chinato il capo, che avremmo accettato tutto. Non è stato così, ma siamo ancora lontani dall'obbiettivo. La partecipazione di oggi ci dà ottimismo, racconta che non siamo ancora stanchi ed è un bene, perché non abbiamo ancora vinto", ripetono a due voci le mamme, venute a chiedere "unità" ai cortei romani e a tutto il popolo che fin qui ha resistito alla Moratti.
Nella riforma, secondo loro, non c'è nulla da salvare, "perché inaccettabili sono i principi su cui si fonda". "Le divisioni, però, non ci riguardano", spiegano Costanza e Liana, che, certo, chiedono l'abrogazione della riforma Moratti. Ma chiedono soprattutto "alle forze del centrosinistra risposte all'altezza delle nostre speranze. Se non pensiamo che si possa andare verso un altro mondo possibile, non andremo da nessuna parte".