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Unità-L'obbligo a 18 anni? Non esiste

L'obbligo a 18 anni? Non esiste ANDREA RANIERI Il ministro Moratti è riuscita a far diventare una notizia da prima pagina un puro e semplice cambio di strategia comunicativa. L'obblig...

26/03/2005
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l'Unità

L'obbligo a 18 anni? Non esiste

ANDREA RANIERI

Il ministro Moratti è riuscita a far diventare una notizia da prima pagina un puro e semplice cambio di strategia comunicativa. L'obbligo scolastico fino a 18 anni propagandato con enfasi da molti giornali, infatti, semplicemente non esiste.
La legge 53 e tutti i decreti che ne derivano parla soltanto di "diritto-dovere", che dell'obbligo è una pallida e snaturata deviazione. Con l'abrogazione della legge 9, varata dal governo di centrosinistra, l'obbligo scolastico è stato infatti cancellato. E fa impressione che quello stesso Ministro e quegli stessi opinionisti che vantarono allora la "modernità" del diritto-dovere contro lo "statalismo" dell'obbligo, oggi, accortisi che la gente è restia a credere alla bontà di quell'idea, reintroducano come se niente fosse l'obbligo scolastico. Non nella legge, di cui non è stata cambiata una virgola, ma in una conferenza stampa e nei titoli dei giornali.
Altra bufala indegna è lo slogan lanciato dal Ministro e che, ahimè, ha riempito ieri molte prime pagine: "Tutti sui banchi di scuola fino a 18 anni". In realtà, subito dopo il Ministro precisa che al diritto-dovere, da ieri ridefinito obbligo scolastico, si può adempiere non solo sui banchi di scuola ma anche nell'apprendistato.
Non poteva farne a meno, visto che la legge sul lavoro minorile prevede che a 15 anni i ragazzi possano andare a lavorare, e questa legge il governo non l'ha cambiata, rendendo tra l'altro del tutto velleitarie le stesse "grida" morattiane sulle sanzioni verso le famiglie inadempienti.
Si tratta in realtà di niente di diverso dall'obbligo formativo varato dal governo di centrosinistra che prevedeva, appunto, che dopo i 15 anni si potesse adempiere all'obbligo non solo nella scuola ma anche nella formazione professionale e nell'apprendistato. Con alcune importanti differenze:
1)Adesso è possibile, a 13 anni e mezzo, scegliere di uscire dalla scuola per andare nella formazione professionale regionale. È proprio per questo che fu abrogata la legge 9 che estendeva l'obbligo scolastico a 15 anni e in prospettiva al primo biennio della scuola superiore;
2)All'apprendistato previsto dall'obbligo formativo del centrosinistra, la legge 30 sul mercato del lavoro ha tolto il vincolo delle 240 ore di formazione esterna all'impresa, rimandando il tutto al confronto tra le parti sociali e alle normative regionali. Costituisce pertanto adempimento del diritto-dovere il semplice conseguimento della qualifica che potrebbe essere ottenuta senza un'ora di formazione esterna;
3)Non c'è un solo euro di finanziamento previsto - tranne il reintegro dei soli 16 milioni di euro derivanti dal mancato introito delle tasse scolastiche - a sostenere la "rivoluzione epocale" preannunciata dal Ministro. È difficile credere che il riportare a scuola decine di migliaia di ragazzi possa avvenire senza prevedere un solo euro di investimento sugli organici, sull'edilizia scolastica, sul diritto allo studio a sostegno dei ragazzi e delle famiglie più povere. Quelle per cui è sempre più difficile far quadrare il pasto con la cena, con l'affitto di casa, con il costo dei libri e del materiale didattico, con i contributi scolastici, che variano nella scuola superiore dai 30 ai 100 euro e che non sono stati per niente aboliti.
Ricapitolando, l'obbligo della Moratti si configura sostanzialmente in questo modo:
-chi andrà ai licei resterà a scuola in "obbligo" quattro anni fino ai 18 anni di età (senza tra l'altro conseguire alla scadenza dell'obbligo alcun titolo di studio dal momento che i licei durano 5 anni);
-chi a 13 anni e mezzo avrà scelto l'istruzione e formazione professionale ci resterà quattro anni conseguendo un titolo che però non aprirà più le porte dell'Università;
-chi frequenterà i corsi di formazione professionale triennale delle Regioni resterà in formazione fino ai 17 anni, dal momento che il conseguimento di una qualifica costituisce adempimento del diritto-dovere;
-chi andrà all'apprendistato a 15 anni per un mestiere a bassa professionalità potrà addirittura adempiere l'obbligo conseguendo la qualifica in un anno e senza aver fatto formazione.
In sostanza, è una prospettiva di obbligo scolastico in cui l'impegno formativo è inversamente proporzionale al bisogno delle persone, e in cui si rispecchiano, ma questo è il filo conduttore dell'intera legge Moratti, le differenze sociali, economiche, culturali tra le famiglie.
Chi ha di più avrà di più, chi ha di meno avrà di meno.
In un dibattito televisivo di qualche mese fa a Otto e mezzo di Giuliano Ferrara, nell'unica occasione in cui ho avuto modo di confrontarmi televisivamente con la signora Moratti, le proposi, proprio per contrastare questa deriva, di accompagnare il proclamato impegno di voler aumentare i livelli di scolarità con una semplice norma, che vietasse prima dei 18 anni qualsiasi rapporto di lavoro che non avesse una prevalente, certificabile (e sanzionabile in caso di inadempienza) valenza formativa. La signora disse con assoluta tranquillità che l'avrebbe proposta al governo. Poi ha preferito andare oltre, e propagandare un immaginario obbligo scolastico fino a 18 anni.
Penso che quella norma, assieme al prolungamento dell'obbligo scolastico vero fino al biennio della superiore - necessario per impedire la divaricazione precoce dei percorsi scolastici e dei destini di vita delle persone - possa essere uno dei primi provvedimenti del futuro governo dell'Unione per invertire la rotta sciagurata del combinato disposto tra legge 30 sul mercato del lavoro e legge 53 sull'istruzione.
Per intanto sarà importante sottrarre al centrodestra il maggior numero di Regioni, perché a quel livello è già oggi possibile, sulla base del titolo V della Costituzione, perseguire un modello diverso che integri quel che la Moratti divide, che innalzi davvero i livelli d'istruzione e di formazione delle persone. Lo abbiamo dimostrato nelle Regioni da noi governate, lo dimostreremo in quelle che dal 4 aprile saremo chiamati a governare.

Andrea Ranieri
è responsabile Scuola/Università/Ricerca
della Segreteria nazionale Ds


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