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Unità: L’eterno ritorno di Franti e Garrone

Dieci anni fa Berlinguer aveva abolito il voto di condotta. Ci aveva pensato a reintrodurlo anche la Moratti

28/08/2008
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l'Unità

/ RomaDopo dieci anni torna il voto di condotta che farà media e peserà, dunque, su una eventuale bocciatura. Il voto in condotta era stato abolito dieci anni fa dall'allora ministro dell'istruzione Luigi Berlinguer che lo eliminò attraverso il neonato statuto degli studenti e delle studentesse, che prevedeva nuove sanzioni disciplinari escludendo, appunto, il giudizio sul comportamento.

Lo statuto prevede, in caso di cattiva condotta, che siano gli organi scolastici competenti ad irrogare le punizioni. Per lo statuto «i provvedimenti disciplinari hanno finalità educativa» e «nessuno può essere sottoposto a sanzioni senza essere stato prima invitato ad esporre le proprie ragioni». Ma, soprattutto, «nessuna infrazione connessa al comportamento può influire sulla valutazione del profitto». Allo studente è sempre offerta «la possibilità di convertire le sanzioni in attività in favore della comunità scolastica» e il temporaneo allontanamento dello studente dalla comunità scolastica può essere disposto «solo in caso di gravi o reiterate infrazioni disciplinari, per periodi non superiori ai quindici giorni». Prima della Gelmini già l'ex ministro Letizia Moratti aveva provato, senza successo, a ripristinare il voto in condotta scatenando un vespaio di polemiche. Il suo successore, Giuseppe Fioroni, ha invece apportato una modifica allo statuto prevedendo sospensioni più lunghe e anche la bocciatura in caso di episodi di violenza gravi.

Insomma, ritorna la dialettica deamicisiana, come se fosse questo il problema della scuola. Da quando uscì Cuore, nel 1886 a Milano, Garrone e Franti sono diventati l'emblema del buono e del cattivo a scuola. Tanto è vero che nel corso degli anni i due protagonisti del libro sono stati, a fasi alterne, un modello di comportamento da elogiare o da mettere da parte, come si è fatto per chi aveva un voto alto o basso in condotta a scuola. All'alba del '68 Umberto Eco aveva riportato in auge la figura del ribelle Franti. Ora la nuova disciplina scolastica invoca il ritorno del bravo e tranquillo Garrone. Enorme di statura, buono d'animo, Garrone, il «torello tranquillo» come lo definisce De Amicis, è bravo a scuola e generoso. Franti è il suo opposto, il discolo, bullo, che mette a dura prova il sistema nervoso del suo maestro e fa disperare la mamma. Entrambi sono figli del popolo, appartengono a classi sociali modeste: se Garrone è povero, Franti è poverissimo.

Ambientato nella scuola dell'Italia post-unitaria, Cuore, il più celebre libro italiano per ragazzi dopo Pinocchio, insegna il rispetto e l'obbedienza con buonismi e stilizzazioni dei caratteri che non ne riducono però il valore. De Amicis racconta, come sottolinea nella dedica, la «storia di un anno scolastico, scritta da un alunno di terza di una scuola municipale d'Italia». La Gelmini sembra essere rimasta lì...


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