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Unità-L'educazione contro l'inferno

L'educazione contro l'inferno L'Unità - 30-05-2002 Bambini ai tempi della povertà di Nelson Mandela Graca Machel maggio 2002 La settimana scorsa, milioni di genitori, maestri e bam...

30/05/2002
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l'Unità

L'educazione contro l'inferno
L'Unità - 30-05-2002

Bambini ai tempi della povertà

di Nelson Mandela Graca Machel

maggio 2002

La settimana scorsa, milioni di genitori, maestri e bambini di tutto il mondo hanno chiesto ai governi di fornire l'istruzione di base gratuita e di buona qualità a tutti i bambini del mondo. Queste persone partecipano alla Campagna globale per l'educazione (Gce, Global Campaign for Education) e noi vogliamo unire le nostre voci a questo appello.
Sappiamo per esperienza personale quanto l'educazione significhi per un bambino: nelle nostre vite abbiamo visto come una generazione di bambini con una formazione sia stata capace di costruire una nazione. La nostra educazione è stata lo strumento che ci ha permesso di prendere parte agli avvenimenti storici dei nostri paesi: la liberazione dei nostri popoli dal colonialismo e dall'apartheid.
L'educazione può fare la differenza tra una vita di povertà e oppressione e la possibilità di una vita piena e sicura; tra bambini che muoiono per una malattia che poteva essere evitata e famiglie che vivono in un ambiente sano; fra orfani che crescono nell'isolamento e comunità che hanno i mezzi per proteggere i bambini senza genitori; fra paesi distrutti dalla povertà e dai conflitti e l'accesso a uno sviluppo sicuro e sostenibile. L'insegnamento è uno degli strumenti più efficaci che abbiamo per promuovere la prevenzione dell'Aids e mettere fine alla propagazione di questa epidemia. In tempo di pace, l'insegnamento può fornire ai bambini gli strumenti per proteggersi; in tempo di guerra, può letteralmente salvare loro la vita. Oggi però il mondo attraversa una crisi dell'educazione. Centoventi milioni di bambini - di cui due terzi femmine - non hanno accesso all'istruzione di base. Un bambino su cinque non vedrà mai l'interno di un'aula. Lasciando che questo accada, stiamo impedendo a questi bambini di partecipare significativamente alla vita della società, stiamo permettendo che aumentino le differenze tra i paesi sviluppati e quelli sottosviluppati, perpetuando i cicli di povertà e disuguaglianza. In molti paesi in via di sviluppo, il prezzo della scolarizzazione è la barriera che impedisce di portare i bambini a scuola.
Anche nei paesi in cui l'istruzione primaria dovrebbe essere gratuita, il costo dei libri e delle divise per la scuola fa sì che molte famiglie povere semplicemente non possano permettersi di fornire ai propri figli un'educazione. In Zambia, mandare un bambino alla scuola elementare può costare a una famiglia una quinta parte del proprio reddito; non è strano perciò che più di mezzo milione di bambini non vadano a scuola in questo paese.
I governi devono fare molto di più perché tutti i bambini possano avere accesso alla scuola. Nel nostro continente, in Africa, i bilanci nazionali spesso non danno priorità ai bisogni fondamentali dei più piccoli: accesso all'istruzione, assistenza sanitaria e acqua potabile. Anche se le nostre priorità e i nostri impegni sono chiari, la risposta a questa situazione può essere straordinaria. In Malawi, l'iscrizione alle scuole primarie è aumentata del 50% in seguito alla decisione del governo nel 1994 di eliminare il pagamento dell'iscrizione e l'obbligo delle divise. Oggi il Malawi è uno dei pochi paesi al mondo in cui si iscrive alle scuole primarie una stessa percentuale di bambini e di bambine. Tuttavia, questi successi hanno reso più difficile la lotta permanente per trovare risorse sufficienti per finanziare l'educazione, visto che adesso le scuole sono poche rispetto al numero di alunni.
Nel Forum mondiale dell'educazione riunito a Dakar, in Senegal, i governi e le organizzazioni di donatori hanno riconfermato il loro impegno per rendere universale l'istruzione di base per il 2015. I paesi in via di sviluppo hanno promesso di creare programmi di Educazione per tutti (Efa, nella sigla in inglese) che comprenderanno la scolarizzazione gratuita degli alunni delle scuole primarie. La comunità internazionale ha promesso che "la mancanza di risorse non impedirà a nessuno dei paesi seriamente impegnati nel progetto Educazione per tutti di raggiungere questo obiettivo". Due anni dopo, molti dei paesi che hanno elaborato dei piani di istruzione non stanno ricevendo l'appoggio promesso. Il ministro dell'istruzione del Pakistan, Zubaida Jalal, considera la mancanza di risorse come una "barriera insuperabile per il successo del programma Educazione per tutti nel Sud-est asiatico".
La decisione presa dal governo olandese di assegnare 135 milioni di euro al finanziamento di campagne educative nei paesi in via di sviluppo è incoraggiante, ma non è che uno degli scarsissimi tentativi per mettere in pratica l'impegno di Educazione per tutti. Recentemente, la Banca mondiale ha fatto un appello perché venissero eliminate le tasse di iscrizione alle scuole primarie, per mettere in atto immediatamente misure volte ad aumentare le risorse assegnate a paesi che hanno piani di educazione, e per moltiplicare per tre o addirittura per cinque le donazioni dirette all'insegnamento primario. Siamo molto felici per questo nuovo piano di azione della Banca mondiale a favore dell'educazione, un piano che ha ricevuto l'appoggio dei ministri dell'economia e dello sviluppo del G-7. Dobbiamo assicurarci che queste misure vengano messe in atto senza diventare l'ultima di una serie di iniziative mai portate a termine.
Viviamo in un'economia globale di più di 30mila miliardi di dollari; abbiamo le risorse necessarie. L'anno scorso, il mondo ha speso quasi il doppio per la difesa che per l'educazione (in alcune zone del mondo fino a quattro volte di più). Si calcola che ogni mese viene sborsato un miliardo di dollari solo per le azioni militari in Afghanistan. Per raggiungere gli obiettivi globali dell'accesso universale all'educazione, bisogna investire per lo meno cinque miliardi di dollari all'anno. Se prendiamo sul serio l'idea della lotta contro l'ignoranza, la malattia, la povertà - e della costruzione di un mondo migliore per i nostri figli - dobbiamo essere rapidi nel trovare gli strumenti per finanziare l'educazione, l'assistenza sanitaria e il benessere sociale dei nostri bambini, così come lo siamo quando si tratta di difendere le nostre nazioni in altri sensi.
Molti anni fa, i paesi industrializzati hanno deciso di destinare lo 0,7% del reddito nazionale agli Aiuti ufficiali allo sviluppo (Official development aid), ma solo l'Olanda, la Norvegia, la Svezia e la Danimarca hanno mantenuto fede a questa promessa. Molti dei paesi più ricchi si aggirano intorno allo 0,3% e alcuni neanche arrivano a questa cifra. Il governo norvegese recentemente ha annunciato che aumenterà la percentuale dei suoi aiuti dallo 0,92% per arrivare all'1% nel 2005, e questo è un esempio straordinario per tutti noi.
In questi giorni, i leader del mondo partecipano alla Sessione speciale per l'infanzia alle Nazioni unite. Alla fine di giugno, i leader dei paesi industrializzati più ricchi si riuniranno per il summit del G-8 in Canada. Entrambi questi avvenimenti costituiscono un'ottima opportunità per mettere in pratica gli impegni già assunti, per assicurarci di non lasciar passare più neanche un minuto senza agire in modo chiaro e veloce. Non dobbiamo permettere che le nostre promesse siano solo parole vuote. Anche noi - società civile e settore privato - dobbiamo svolgere il nostro ruolo. I cittadini dei paesi industrializzati possono far sì che i governi e le istituzioni donatrici si facciano carico delle promesse di fornire i fondi necessari al finanziamento dell'educazione universale. I cittadini dei paesi in via di sviluppo devono assicurarsi che i propri governi creino e usino piani di educazione solidi. I gruppi che costituiscono la società civile e il settore privato possono unirsi ai governi per canalizzare le risorse verso l'educazione.
Se non raggiungiamo l'obiettivo dell'universalizzazione dell'educazione, non solo verremo meno agli impegni assunti in qualità di governi, comunità e cittadini, ma falliremo davanti ai nostri bambini. Tutti loro hanno il diritto di imparare.

Nelson Mandela, ex presidente del Sudafrica, è il creatore della Fondazione Nelson Mandela e del Fondo per l'infanzia che porta lo stesso nome. Graça Machel, ex ministro dell'Istruzione del Mozambico, è la fondatrice della Federazione per lo sviluppo comunitario (Foundation for Community Development), che fornisce aiuti per la scolarizzazione delle bambine. Entrambi dirigono l'Iniziativa per la leadership globale (Leadership Initiative), che fa parte del Movimento globale per i bambini.


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