Unità-L'autunno caldo sarà a scuola
L'autunno caldo sarà a scuola di Marina Boscaino Non sconvolge più di tanto la notizia che il ministro dell'Istruzione Letizia Moratti trascorrerà il mese di agosto a lavorare a Viale Trastever...
L'autunno caldo sarà a scuola
di Marina Boscaino
Non sconvolge più di tanto la notizia che il ministro dell'Istruzione Letizia Moratti trascorrerà il mese di agosto a lavorare a Viale Trastevere, come già fece lo scorso anno. Allora si trattava di tener fede, a dispetto di ogni valutazione improntata al buon senso, ad uno dei tanti proclami d'esordio che il ministro aveva lanciato subito dopo il suo insediamento: l'immissione in ruolo di sessantamila insegnanti. Un provvedimento tanto immediatamente popolare e di effetto, quanto scellerato in una visione di lungo periodo. Oggi sappiamo che le conseguenze di quel colpo di teatro si sono concretizzate in ripercussioni gravi in termini di bilancio (tremila miliardi di vecchie lire). Ma già allora si intuiva che molte di quelle immissioni, frettolose e sbrigative, avrebbero intasato i Provveditorati di una messe di ricorsi, provocando gravi danni alle scuole e agli alunni quanto ad organizzazione e continuità didattica.
Molte di quelle immissioni si sono infatti rivelate, durante l'anno, illegittime ed hanno obbligato un cambio in itinere, per consentire agli aventi diritto di occupare le cattedre che allora non erano state loro riconosciute. Quest'anno, a tenere incollata la Moratti alla sua scrivania, è stato il flop del disegno di legge sulla riforma dei cicli scolastici che, con fiducia forse (e fortunatamente) malriposta, il Ministro riteneva di poter rendere esecutiva dal prossimo settembre; ma i cui tempi si vanno sempre più dilatando: il disegno di legge delega giace ancora presso la Commissione Istruzione del Senato; si moltiplicano le difficoltà per reperire fondi da destinare all'attuazione della riforma; ogni scorciatoia per evitare l'iter tradizionale è stata esclusa dallo stesso Consiglio dei Ministri che, specialmente nella persona del Ministro Giovanardi, ha bocciato anche l'ultima delle trovate della Moratti - quella della sperimentazione - sostenendo che la riforma non può partire facendo anticipazioni senza il consenso del Parlamento. È proprio questo, forse, il punto più preoccupante di tutta la vicenda: la tendenza reiterata della Moratti a eludere facilmente il rispetto obbligatorio - moralmente ed istituzionalmente - che la vita democratica riserva a talune istituzioni. La mancanza di cultura politica democratica che troppo spesso il Ministro dell'Istruzione ha dimostrato (oltre ad una discreta dose di improvvisazione in quanto a competenze specifiche in materia scolastica) hanno fatto emergere ostacoli imprevisti sul suo cammino, sin dalle prime battute. Inoltre appare evidente come la scuola, nonostante le strumentali dichiarazioni pre-elettorali, non rappresenti certamente una delle priorità del Governo Berlusconi, in tutt'altre faccende affaccendato. Che alla scuola e all'istruzione, per il momento, non ha riservato che chiacchiere, sotto forma di slogan pubblicitari ad effetto, e la negazione di qualunque investimento; oltre ad una serie di indecorose concessioni ad esclusivo vantaggio delle scuole private. L'ostinazione quasi ingenua a voler considerare la scuola una piccola impresa, la disattenzione ostentata nei confronti della possibilità di costruire e portare avanti rapporti politici, il disinteresse assoluto nei confronti delle voci che si levano dal mondo della scuola, inascoltate, mai considerate, unite alla necessità di liquidare frettolosamente e definitivamente l'esperienza di riforma del Centro-Sinistra, ha relegato il Ministro Moratti in una solitudine, in un isolamento che coinvolge comunque la scuola nel suo insieme e ne amplifica lo stato di crisi, di incertezza, di abbandono. L'attacco sferrato contro la riforma dell'Ulivo è stato ultimato; ma ora c'è solo un vuoto profondo.
Fa piacere venire a conoscenza del fatto che la senatrice Ds Chiara Acciarini promette che da settembre verrà ritenuta prioritaria "la difesa delle autonomie e dei diritti di chi va a scuola". Sì, perché, a dire la verità, come non stupisce che il Governo non faccia mistero di non porre il problema della scuola e dell'istruzione al centro dei propri interessi (che, come sappiamo, sono ben altri), evidenziando una scelta perfettamente coerente con l'incuria che durante quest'anno è stata dimostrata nei confronti di ciò che appartiene a tutti e non direttamente al Presidente del Consiglio; così è difficile farsi una ragione della paralisi che, in una situazione così stimolante e favorevole, ha colpito l'opposizione. Che troppo spesso non mostra una reazione adeguata e convincente, al di là dei toni scontati dell'indignazione ovvia, del resto, di fronte al piano di distruzione della scuola pubblica; sembra mancare una forza di contrapposizione su un tema così centrale nella vita della nazione che restituisca al dibattito sull'istruzione i toni e i contenuti della politica invece di quelli sconvenienti e umilianti della vendita all'incanto, della liquidazione per rinnovo locali, dell'asta di provincia. Progettare e varare una riforma della scuola, il Centro-Sinistra lo sa bene, è un'occupazione ben più seria, che tocca il cuore della società civile e va meditata, studiata, analizzata con rigore e competenza, nei tempi e nei modi adeguati; non è una gara in cui vince chi taglia il traguardo nel minor tempo possibile, non è una competizione che insignisce l'ideatore della promessa più suggestiva; non è qualcosa che può essere pensato nei termini di sostituzioni in corso d'opera di obiettivi, di finalità, di modalità di attuazione: il fare per il fare, purché sia visibile. La delega non è passata al Senato nei tempi auspicati, allora si propone una sperimentazione dei contenuti estesa a tutte le scuole dal primo settembre, anche se è già agosto; non ci sono i fondi per procedere con una sperimentazione così diffusa? Allora verranno selezionate alcune scuole. Cosa importa se in un'azione del genere si configura la pretesa di scavalcare il Parlamento? E cosa importa se le scuole prescelte (nelle quali i docenti rientreranno il 2 settembre) dovranno far fronte ad una situazione pensata in pochissimi giorni, a istituti chiusi e famiglie in vacanza, con i collegi docenti che solo all'inizio di settembre torneranno ad essere operativi, con le segreterie di materne ed elementari che si troveranno a riaprire in extremis le iscrizioni ai bambini che compiranno rispettivamente tre e sei anni dopo il 31 dicembre ed entro il 28 febbraio? E in fondo che difficoltà c'è ad introdurre immediatamente il maestro prevalente e la flessibilità dell'orario in prima elementare?
[CAP3]La lontananza siderale del Ministro Moratti dalle concrete dinamiche della scuola è veramente sconcertante. Se ciò che cerchiamo di trasmettere quotidianamente ai nostri alunni (e di ricordare a noi stessi) è la coscienza critica, la dignità derivata dal rigore, l'inaccettabilità dell'approssimazione, è piuttosto paradossale che alla scuola venga riservato un trattamento così spregiudicatamente sciatto e improvvisato. D'altra parte l'indugio sulle "tre i" della scuola proposta dal Centro Destra non è che la prova di una banale semplificazione che, occhieggiando ad una modernità di facciata, perde di vista completamente la complessità molto più profonda dei problemi che investono la scuola; e che l'uso diffuso, pure auspicabile e plausibile, di Internet (con quali fondi?) e l'ora di inglese dai primi anni delle elementari (come la mettiamo con i tagli annunciati a carico degli insegnanti di lingua?) non possono assolutamente scalfire. Massimo Cacciari, commentando il fallimento della riforma qualche giorno fa, ha dichiarato che "la Sinistra dovrebbe capire che la scuola, insieme alla sanità, è il tema sul quale bisogna aprire una stagione di aspro confronto con Berlusconi. Perché queste sono le cose che toccano la gente, forse anche più della giustizia e del lavoro". Si tratta di una considerazione condivisibile e, mi auguro, ascoltata. Non altrettanto condivisibile mi pare invece l'accostamento della Moratti al Ministro Ruggiero, entrambi, nelle dichiarazioni di Cacciari, "pesci fuor d'acqua in questo governo". La Moratti, a differenza di Ruggiero, è stata scelta non per le sue notevoli competenze specifiche, ma per la sua perfetta compatibilità con la visione imprenditoriale e manageriale che caratterizza il Governo di Centro Destra. Ha però esagerato nell'interpretare il proprio ruolo, pretendendo (pur attraverso proposte perfettamente coerenti con i piani privatistici del Governo) di sovvertire l'indifferenza nei confronti dei temi dell'istruzione. Non si tratta, in ogni caso, della parabola triste di un'incolpevole incompresa: ma del fallimento della pretesa, arrogante e miope, di considerare la scuola pubblica con superficialità e scarsa competenza.