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Unità: L’archeologo precario: «Si va avanti solo coi padrini»

Massimo Tarantini, ricercatore all’Università di Siena. Ha inaugurato l’anno accademico al posto del rettore

13/11/2006
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l'Unità

«Andare all’estero? Già una volta ho dovuto andare via di casa, ora cambiare addirittura paese non me la sento» racconta Tarantini, “professione” precario all’università di Siena. Nelle sue condizioni diventa difficile indicare anche la professione sul bigliettino da visita «ma non c’è nessun problema perché non ce l’ho» dice, però per non essere un fantasma a tutti gli effetti, recentemente, l’archeologo Massimo Tarantini, insieme ad altri suoi colleghi si è stampato con il computer un cartellino con la sua vera qualifica “ricercatore precario all’università di Siena”. Un modo per essere riconoscibile e per dare certezze alle sue incertezze. Una provocazione? «Mica tanto» precisa, chi da ben otto anni è un precario, e non di lusso, senza nessun paracadute e per poche centinaia di euro al mese, completamente in balia del professore titolare della cattedra per cui insegna «è chiaro che non possiamo fare delle ricerche diverse rispetto a quelle decise da lui» osserva. Come dire, che anche la libertà di ricerca in queste condizioni diventa un optional. «Quando presentiamo i dati ai nostri professori, alcuni di loro cadono dalle nuvole e non si rendono conto delle dimensioni del fenomeno» aggiunge il ricercatore pugliese, trapiantato a Siena. Vediamoli questi numeri. Solo nell’università senese il pacchetto completo di esami, corsi, ricevimenti e tesi, riguarda circa 2000 corsi tenuti in piedi da almeno 1200 docenti a contratto, che vuol dire persone pagate 1000 o 2000 euro l’anno «io ho una piccola borsa di studio e faccio altri lavori, che devo fare?» commenta Tarantini. Una situazione insostenibile, che interessa miglia di ricercatori e precari universitari. Non cè da stare allegri, come non c’era niente da festeggiare, «è solo l’inizio di un altro anno mal pagato» ha detto il precario senese, aprendo sabato l’anno accademico a Siena, davanti al ministro Fabio Mussi. Lo strappo alla regola, deciso dal rettore Silvano Focardi, è un segnale forte, come se volesse battere i pugni sul tavolo. E Mussi, non si è tirato indietro. Come i Nobel Rubbia e Levi Montalcini, che hanno fatto la voce grosse con il governo, la senatrice Montalcini ha anche minacciato di non votare la Finanziaria. Ieri la risposta con l’approvazione di un emendamento che dà il via ad un piano straordinario per assumere ricercatori sia negli atenei, che negli Enti di Ricerca. «Ora i nuovi reclutamenti dovrebbero essere fatti per concorso nazionale e non includere automaticamente chi già è dentro» auspica Tarantini, «per una questione di trasparenza e correttezza» aggiunge. Anche se non esistono dati ufficiali a livello nazionale, pare che il mondo dei precari sia abitato da circa 60 mila ricercatori precari. «Bisogna fare una programmazione seria nel rapporto fra posti di ricercatore e quelli di assegnisti di ricerca e posti nuovi ricercatori» spiega Tarantini, «fino a quando non si farà questo il dottorato di ricerca e l’assegnista saranno sempre una figura precaria, perché continuerà a dipendere dai cooptazione che ci sono ora dentro le università» spiega Tarantini, «e poi se non si ha un santo o un “padrino” è difficile andare lontano, anche in caso di eccellenza scientifica» conclude con un pizzico di amarezza.


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