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Unità-L'ansia di Anna che aspetta

L'ansia di Anna che aspetta Bruno Ugolini Anna ha 31 anni, viene da Brindisi. È giunta a Roma, tra quelli che si considerano "precari di Stato". all'assemblea sindacale promossa dal Nidil...

17/10/2005
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l'Unità

L'ansia di Anna che aspetta

Bruno Ugolini

Anna ha 31 anni, viene da Brindisi. È giunta a Roma, tra quelli che si considerano "precari di Stato". all'assemblea sindacale promossa dal Nidil-Cgil, perché aspetta con ansia e timore il 31 dicembre. la data di scadenza del suo contratto di lavoro. È una delle tante vittime della legge Finanziaria cara a Giulio Tremonti. Sarà anche, come scrivono molti, una Finanziaria normale, una finanziaria elettorale, una finanziaria né carne pesce. Ma per una grande parte di cittadini è una botta di testa. È il caso, appunto di questi "collaboratori" che lavorano nelle aziende pubbliche e degli enti locali, nei ministeri e negli assessorati. Tutti luoghi dove c'è il blocco delle assunzioni e dove si è assunto a man bassa con contratti "ballerini" ed ora la Finanziaria agisce come una mannaia, taglia e sfoltisce. È la ragione dell'assemblea cui Anna partecipa. Molti di loro prendono la parola. Sono tante testimonianze, raccolte dal'"Unità on line". C'è Daria, 30 anni, laureata in economia che ha un contratto a progetto e lavora in appalto presso un centro per l'impiego della provincia di Parma. Mentre Antonio, 33 anni, Reggio Emilia, racconta di un accordo che doveva iniziare una "stabilizzazione" di alcuni dei collaboratori attraverso un concorso, ma ora tutto ritorna in ballo... Sono in tanti - circa 300 mila uomini e donne, calcola il Nidil - a soffrire in questi giorni. Ma che fare per loro? Sulla mailing list atipiciachi@mail.cgil.it rimbalza uno scambio di impressioni. Con Giampaolo che, a proposito degli Enti Locali obbligati dal governo a tagliare i finanziamenti e quindi a fare meno dei propri Co.Co.Co, scrive: "Se un Ente Locale non può più precarizzare - ed era ora a mio avviso - le soluzioni sono due: 1) fa lavorare di più chi è già inquadrato regolarmente; 2) bandisce concorsi per avere più personale; 3) sta senza e offre un servizio peggiore ma questa è allora precisa responsabilità di chi lo governa. Insomma occorre uscire dalla logica che un lavoro precario è meglio che niente".
È il rilancio di un dibattito già sentito e che potrebbe riassumersi nello slogan "o il posto fisso o niente". Risponde però Anna: "Le alternative cui fa riferimento Giampaolo sono in realtà solo due, visto che c'è anche il blocco delle assunzioni a tempo indeterminato. Almeno al momento". Ed Elena aggiunge: "Manca l'opzione 4: appalta i servizi alle cooperative e ripiega su contratti a progetto. Meglio un contratto a tempo determinato, ma di gran lunga!!!".
Ed, infine, Francesco osserva come la Finanziaria confermi il blocco delle assunzioni con l'eccezione di 7000 tempi determinati dei ministeri. Avremo insomma "una perdita secca di posti di lavoro e professionalità". Saranno contratti precari, conclude Francesco, saranno "contratti di merda", ma con essi oggi molti campano anche se malamente.
Anche per questo il Nidil ha avanzato una serie di proposte. Perché invece di tagliare le collaborazioni non si bloccano i nuovi contratti e si confermano tutti quelli in essere? Perché non distinguere tra consulenze esterne pagate a peso d'oro e i contratti di chi svolge una funzione determinante nella pubblica amministrazione? Perchè non ipotizzare un percorso di stabilizzazione di tutti i precari del pubblico impiego (enti locali compresi)? Nel frattempo a tutti costoro dovrebbe essere assicurata la retribuzione in caso di maternità, malattia e infortunio, un compenso non inferiore a quello dei colleghi dipendenti, il riconoscimento del lavoro svolto ai fini dei concorsi. Insomma una mobilitazione non per chiedere "tutti assunti subito e a tempo pieno", ma per ottenere modi e mezzi onde non lasciare queste migliaia di giovani a casa e per tracciare un futuro possibile. È l'eterno e doveroso ruolo del sindacato: non promettere l'impossibile (e poi da questo governo!) ma additare obiettivi praticabili, purché inseriti in una prospettiva di trasformazione dei rapporti di lavoro.
E anche loro, quelli come Anna e i suoi fratelli e sorelle, terrorizzati dal prossimo 31 dicembre, dal contratto bloccato dalla legge Finanziaria, saranno, speriamo, nelle manifestazioni dello sciopero generale il 25 novembre.
brunougolini@mclink.it


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