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Unità: L’allarme di Napolitano: non si tagli la ricerca

Il sapere e l’innovazione sono una leva fondamentale per lo sviluppo, dice il Presidente Applaudito a Perugia da docenti e studenti: «Si fermi la dispersione dei talenti»

24/02/2009
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l'Unità

«Mi auguro che stiano maturando le condizioni anche per riesaminare decisioni di bilancio ancorate alla logica di tagli indiscriminati». Le parole del presidente della Repubblica risuonano nell’Aula Magna dell’Università di Perugia a 700 anni dalla fondazione. Non ci poteva essere luogo migliore per ribadire tutte le preoccupazioni, peraltro più volte espresse dal presidente, sui destini dell’Università e della ricerca, a cui una innegabile crisi economica mondiale rischia di dare un colpo mortale anche per responsabilità del governo Berlusconi che ha scelto la facile via dei tagli «indiscriminati» piuttosto che quella di una programmazione responsabile. E vale anche per tutti gli altri settori.

Allarme fuga dei cervelli

La relazione del professor Francesco Bistoni, il rettore dell’Ateneo, ha appena sottolineato i livelli di eccellenza delle università italiane nonostante il costo terribile, anche in termini di danaro, della fuga dei cervelli all’estero che costa alla collettività un miliardo e mezzo di euro. Il Capo dello Stato lancia un allarme che va in questa direzione. Lo fa con l’autorevolezza di chi, anche a costo di rischiare l’incomprensione di qualcuno, ha sempre ribadito nei mesi scorsi che «non si possono dire solo dei no» quando si tratta di fare interventi per cercare di sanare la situazione economica del Paese, specialmente «in una situazione di straordinaria difficoltà». Ma in un momento in cui il governo non sembra orientato agli interventi di qualità promessi ma, piuttosto, a «generalizzazioni liquidatorie» ecco che il Presidente fa sentire la sua voce in difesa della conoscenza e della ricerca che sono «leva fondamentale per la crescita economica e sociale».

Parla davanti al corpo accademico. Davanti agli studenti. Un loro rappresentante, Amato Fazio rappresenterà a Napolitano tutta la solidarietà per la sua strenua difesa dei principi della Costituzione. Azione che ancora ieri il Capo dello Stato ha rivendicato come un diritto collegato alle sue responsabilità che sono scritte proprio nella carta costituzionale ed a cui non intende derogare.

Il sapere «leva dello sviluppo»

«Solo il sapere e l’innovazione» possono rappresentare l’argine nella sfida che la globalizzazione lancia ad ogni Paese ed essere «leva dello sviluppo». Bisogna, quindi, che «tutte le forze responsabili» si impegnino a «salvaguardare, potenziare, valorizzare le risorse di capitale umano e di sapere, di cui disponiamo evitando quella dispersione di talenti e di risultati troppo spesso sottovalutati e non tradotti in una più alta qualità dell’occupazione e dello sviluppo». Napolitano ha sempre avuto un feeling particolare con il mondo dell’Università e della ricerca come con quello della scuola. In questi mesi, più volte, anche nei giorni della contestazione più dura alle iniziative del governo, lui ha sempre preferito la via del dialogo incontrando docenti e studenti a Roma, a Milano, a Padova.

Anche nel discorso di fine anno sollecitò «attenzione verso le esigenze del sistema formativo, del mondo della ricerca, e delle Università che ne rappresentano un presidio fondamentale. E’ indispensabile, per il nostro futuro, un forte impegno in questa direzione, operando le scelte di razionalizzazione e di riforma che s’impongono sia per ottenere risultati di qualità sia per impiegare in modo produttivo le risorse pubbliche».

Le parole del Presidente hanno avuto il plauso convinto del mondo accademico e delle associazioni degli studenti. Il governo ha storto il naso.

Il presidente della Repubblica fa sentire ancora una volta la sua voce in difesa dell’Università e della ricerca. A Perugia per celebrare i 700 anni dell’Ateneo lancia il suo monito al governo: «No a tagli indiscriminati».


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