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Unità-L'agente politico

10.03.2004 L'agente politico di Furio Colombo Lo stato delle informazioni nell'Italia di oggi è questo: Bruno Vespa, l'indimenticato animatore di un dopofestival di Sanremo in cui un giulla...

11/03/2004
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l'Unità

10.03.2004
L'agente politico
di Furio Colombo

Lo stato delle informazioni nell'Italia di oggi è questo: Bruno Vespa, l'indimenticato animatore di un dopofestival di Sanremo in cui un giullare gradito al presidente del Consiglio suonava, ballava e cantava intorno ad alcuni soldati e ufficiali scampati alla strage di Nassiriya, che si guardavano intorno con tristezza, quello stesso Bruno Vespa che, da giornalista, fa la parte del moderatore della nota trasmissione di politica, canzoni, grandi crimini, e chirurgia estetica detta "Porta a Porta", è in realtà un agente politico del primo ministro Silvio Berlusconi. L'evento non è nuovo, anche in grandi Paesi democratici ci sono stati personaggi nel giornalismo americano degli anni Cinquanta che si sono prestati ad essere i canali di informazione truccata e distorta che serviva al senatore Joseph Mc Carthy per la sua "caccia alle streghe". Ha portato, come si ricorderà, a una devastazione della vita civile e politica di quel Paese. Ma tutti quei "giornalisti" una volta scoperti, hanno dovuto arrendersi al tribunale dell'opinione pubblica. Qualcuno è entrato in politica, sotto la bandiera dell'estremismo di destra che già serviva con zelo. Altri hanno trovato conforto nella famiglia e nella vita privata.

La storia di Vespa è unica per due ragioni. Lui ha il coraggio imperterrito di negare la sua attività di agente in esclusiva di Silvio Berlusconi. E un buon numero di donne e uomini politici, anche di opposizione, benché giocati da inviti arbitrari, benché intimiditi da grandi schermi in cui si esibiscono a piacimento tutti gli uomini più aggressivi del presidente, benché non possano prevedere la sorpresa della porta che suona e dell'ospite inatteso, che è tutta nelle mani dell'agente di Berlusconi, persistono nell'atto di fiducia democratica di presentarsi all'invito. E solo Dio sa perché, visto che qualunque spettatore italiano è in grado di dire che quella di "Porta a Porta" è una trasmissione fortemente orientata.

Ma prima o poi viene il momento della verità. Viene quando il presidente del Consiglio si presenta da solo e dice quello che vuole, come vuole, per il tempo che vuole, senza tenere in alcun conto i tentativi di educate obiezioni di alcuni direttori di giornali di passaggio nello studio, che tutto desiderano, meno che fare la fine di Enzo Biagi o di Ferruccio De Bortoli.

Naturalmente Bruno Vespa risponde che vi sono appositi programmi "speciali" dedicati solo a Fassino, Rutelli o D'Alema, che tali programmi sono sempre pronti la sera prima o la sera dopo. Ma non risponde alla domanda: in quale Paese democratico al mondo il primo ministro sfugge al contraddittorio con la sua opposizione, considerato che questo primo ministro rifiuta di mettere piede in Parlamento?

Vespa non ha mai accettato di affrontare questa questione, insiste nel dichiararsi giornalista e non agente politico di Berlusconi e in occasione della nuova campagna mediatica del primo ministro (apparire sempre, subito e dovunque per negare tutta la verità, solo la verità e nient'altro che la verità, sulla cui negazione regolarmente giura) ha ideato un nuovo meccanismo di inganno. Berlusconi viene non da solo, ma scortato, di volta in volta, da un ministro che il premier fingerà di celebrare per esaltare se stesso. Si invita poi, per bilanciare il ministro, un ex ministro del governo dell'Ulivo. Decide Vespa.

In questo caso Tullio De Mauro che prontamente rifiuta. Per la prima volta nella storia della democrazia (per la verità non è di democrazia che stiamo parlando) la scelta di chi dovrà interloquire con il premier tocca a un agente del premier stesso, e non a coloro che rappresentano l'opposizione. L'operazione non è priva di sottigliezze (per quanto possa essere sottile Vespa): per esempio invitare uno ma non un altro, in modo da lasciare che se la vedano tra loro. Per esempio tentare di scomporre il quadro delle alleanze, proprio come deve fare un bravo agente politico in pieno ed efficiente servizio.
Per esempio tentare di invitare Boselli invece di Fassino. S'intende che tutto ciò non ha nulla a che vedere con il giornalismo, e che infatti di tale comportamento non si trovano esempi, forse con l'eccezione della Russia di Putin e della Bielorussia di Lukashenko.

Ma da oggi il grande trucco di "Porta a Porta" e dell'agente politico Bruno Vespa è svelato per tutti. Decide lui per conto di Berlusconi. Ed ecco perché è giusto ciò che Fassino, Rutelli e Boselli hanno fatto questa volta: una conferenza stampa all'ora in cui è avvenuta la registrazione della falsa trasmissione giornalistica che è in realtà uno spot di governo. Lo ha testimoniato Lucia Annunziata, che ha comunicato i dati delle presenze in Tv: sempre, solo, soprattutto Berlusconi.
Ma la domanda rimane: se Bruno Vespa è un agente politico di Silvio Berlusconi, se invita chi vuole, come vuole, pur di far spazio e di dare tempo esclusivo e senza confronti al suo cliente il primo ministro, perché andare alle sue finte trasmissioni giornalistiche che lui mette in onda nel tempo libero, quando non c'è Sanremo e non c'è Cogne? Perché accettare di garantire la sua qualità professionale di giornalista indipendente mentre lui è un bravo e solerte coordinatore della campagna elettorale di Silvio Berlusconi?


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