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Unità it: «Vogliamo fermare la valanga a mani nude»

intervista a Guglielmo Epifani

29/11/2008
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l'Unità

di Oreste Pivetta

Si farà lo sciopero, perchè nel decreto legge anticrisi non vi sono segni di svolta. «Per serietà - aveva detto Guglielmo Epifani al convegno del Pd sul welfare - prima di un commento dettagliato occorre una lettura delle misure...».
Uno spiraglio?
«Ma, se tra i temi affrontati dal governo ci sono quelli giusti - conferma all’Unità - le risposte non sono assolutamente adeguate».
Temi giusti? È già un risultato per il sindacato, il segno comunque di uno spostamento del governo?
«Alcuni dei provvedimenti riflettono esigenze indicate dalla Cgil. Ad esempio la questione della sospensione degli straordinari, quella dell’aggancio dei mutui ai tassi fissati dalla Banca centrale europea, quella del sostegno ai redditi più bassi... Ma la risposta, nel complesso, non è all’altezza, la dimensione della manovra è modesta. Mentre Gordon Brown decide di investire 22 miliardi di euro in politiche di riduzione dei carichi fiscali, mentre la Francia o la Spagna stanno a ruota con 17 miliardi, noi affrontiamo la crisi con quattro miliardi di euro. Se la crisi è forte, occorrono misure forti. Lo ha spiegato anche il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso: di fronte a una crisi eccezionale, risposte inedite. Tanto è vero che la stessa Unione europea ha aperto qualche maglia del patto di Maastricht, concedendo in una politica anti ciclica la facoltà di superare la soglia del 3 per cento del rapporto deficit/pil».
Mi sembra che in Italia si voli basso, niente che dica come si voglia contrastare le difficoltà in modo strutturale.
«Infatti. Il nostro governo ci presenta una manovra ordinaria, fatta di una tantum, nulla di strutturale appunto, mancando quello che sarebbe stato un importante obiettivo di una strategia di rilancio, e cioè una proposta di redistribuzione a favore dei redditi fissi e delle pensioni, accontenandosi di alleviare le sofferenze più gravi. Costruendo peraltro situazioni paradossali di ingiustizia nella valutazione del bonus, promettendo un sistema di aiuti ai precari ma investendo cifre insufficienti, penalizzando il Nord, dove si concentreranno gli effetti della crisi. L’impressione è che il governo voglia darsi una patente: ci siamo occupati di... Occupandosene, senza fornire una risposta efficace. La stessa considerazione si potrebbe fare per le imprese: gli investimenti di cui si parla sono cose vecchie, di nuovo c’è un milione di euro in meno di Ires e di Irap. Poco d’altro».
Persino Emma Marcegaglia protesta. Si è ridotta a infilare bigliettini tra le fessure del Muro del pianto. Di fronte a una crisi tanto grave, al confronto con le scelte dell’Europa, perchè Tremonti si muove con tanta timidezza?
«Sembra che ci si stia preparando ad affrontare la pioggia senza ombrelli, a fermare la valanga a mani nude. Vedo una linea di governo nel segno della rassegnazione. La prudenza rispetto al problema antico del debito pubblico è giustificata. È chiaro che bisogna stare attenti. Ma non si può essere deprimenti, se si vuole ridare fiducia alla gente».
Manca del tutto la prospettiva...
«Manca la prospettiva. Ma come si fa a creare una prospettiva? Con una politica che “accompagni” i problemi della gente, non certo attraverso misure occasionali. Per questo sarebbe stata utile una riforma permanente che cominciasse ad esempio a toccare carichi fiscali e il sistema del welfare. Invece si confermano i tagli agli investimenti pubblici: scuola, sanità, università, ricerca. Conclusione: una manovra sotto sotto e il governo deve convincersi che si può fare di più».
Lo sostiene anche Renata Polverini segretaria dell’Ugl: sono misure che possono bastare per superare il Natale e la social card può dare una boccata di ossigeno ma non affronta il problema del ceto medio che rischia anch'esso di finire sotto la soglia di povertà.
«Per questo si parla di carichi fiscali e di servizi sociali».
Quindi sciopero confermato?
«Leggeremo e valuteremo i provvedimenti. Lunedì decideremo. Dispiace ovviamente che non che non si possa giungere a una grande manifestazione unitaria, come tutti i lavoratori chiedono. E questo lo si sa».
Il segretario della Cisl dice però che lei abbaia alla luna.
«Non so che cosa voglia dire»
C'è chi scrive che in alcune aree del Pd si considera dannoso lo sciopero.
«Valutazioni lecite. Il sindacato procede nella sua autonomia e d’altra parte se in questa manovra c’è attenzione ad alcuni temi piuttosto che ad altri, lo si deve alla nostra lotta».
Pronti comunque a tornare al tavolo di una trattativa?
Un tavolo a partire dai temi della crisi, un confronto rigorosamente di profilo sindacale. Per questo vogliamo capire bene. Io penso che il governo non possa fermarsi. Le scelte degli altri paesi denunciano la sua debolezza. Vorrei più coraggio».
opivetta@unita.it

29 Nov 2008


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