Unità.it/Speciale: una scuola in riparazione.Verifiche finali o esami di riparazione?
Forte dei dati che testimoniamo come il 42 per cento degli studenti superiori viene promosso con debiti, il ministro Fioroni ha deciso di accelerare
m.fr.
Si chiamano «verifiche finali» ma la sostanza è praticamente la stessa: tornano gli esami di riparazione.
Forte dei dati che testimoniamo come il 42 per cento degli studenti superiori viene promosso con debiti, il ministro Fioroni ha deciso di accelerare. Fin da quest'anno scolastico chi avrà debiti formativi durante l'anno dovrà "sanarli" entro settembre prossimo. La differenza con gli esami di riparazione, mandati in pensione dal ministro D'Onofrio nel 1995, sta nel fatto che le scuole sono chiamate ad organizzare corsi e fare verifiche durante tutto l'anno e, nel caso il debito rimanga anche agli scrutini finali, durante l'estate.
L'ultima chance per mettersi in pari per gli studenti "debitori" sarà fatta prima che ricomincino le lezioni: «Chi ha saldato i debiti andrà avanti, chi avrà bisogno di più tempo si fermerà», spiega Fioroni.
Gli esami di riparazione, istituti negli anni ‘20, erano stati aboliti alle medie e alle elementari nel 1977. Nel 1995 la sostituzione degli esami con l'obbligo di frequentare corsi di recupero, senza che ci sia una verifica da superare (solo uno studente su quattro sana il debito).
In questo modo negli anni il numero dei promossi con debiti anche in tre materie è aumentato a dismisura fino al 42 per cento odierno con matematica (43,4 per cento) e lingua straniera (31,9 per cento) a risultare più indigesti.
Sul rischio di un ritorno al passato Fioroni, che non usa mai l'espressione «esami di riparazione», attacca: «io ignoro se pretendere serietà dalla scuola e responsabilità dai ragazzi sia progressista, o passatista. So solo che era ora di farlo, non intervenire davanti a quella forma di povertà del sapere che colpisce i figli dei più deboli: una scuola seria ed esigente garantisce tutti». Il decreto stabilisce che gli esami potranno essere tenuti dagli insegnanti della scuola o con la collaborazione di soggetti esterni.
Contro gli esami di riparazione il 13 ottobre sono scesi in piazza 300mila studenti con cortei in 130 città: Unione degli Studenti e le altre organizzazioni contestavano soprattutto il fatto di non essere state consultate.
Sul rischio invece che la preparazione sia appaltata all'esterno si scagliava la Cgil. «I debiti formativi vanno recuperati, ma il ministro affronta il problema scegliendo soluzioni sbagliate. Invece di preoccuparsi di mettere gli insegnanti nelle condizioni di poter fare questa attività, prevede, senza regola alcuna, l'appalto a soggetti esterni, magari il Cepu». Per i docenti che terranno corsi di recupero e attività didattica di sostegno comunque saranno messi a disposizione «incentivi economici» resi disponibili dai «nuovi fondi aggiunti» previsti dal decreto di inizio anno e in Finanziaria.
Sulla querelle verifiche finali/recupero debiti il primo ad aver capito che si rischiava di diventare passatisti era stato Andrea Ranieri che subito aveva chiesto agli organi di informazione di non parlare di «esami di riparazione». E proprio Ranieri è stato uno dei pochi senatori a non cadere nella trappola di Calderoli che il 17 ottobre durante l'approvazione del decreto sulle disposizioni urgenti ha fatto approvare da Palazzo Madama un ordine del giorno che «impegna il governo a riferire alle competenti commissioni parlamentari e, valutato il conseguente dibattito, a intraprendere le eventuali necessarie iniziative» sugli «esami di riparazione».
L'approvazione ha messo a rischio la validità del decreto ministeriale sul recupero debiti, ma alla fine la soluzione trovata è quella di specificare meglio la disciplina nei prossimi giorni.