Unita.it/ Speciale: Una scuola in riparazione. Raffronto con l'Europa: stipendi da fame e tanti problemi
Il Rapporto Europeo sulla qualità dell'Istruzione della Conferenza di Lisbona del 2000 individua cinque indicatori per il livello di istruzione di una nazione
Raffronto con l'Europa: stipendi da fame e tanti problemi
m.fr.
Il Rapporto Europeo sulla qualità dell'Istruzione della Conferenza di Lisbona del 2000 individua cinque indicatori per il livello di istruzione di una nazione con obiettivi corrispondenti per il 2010. Tutti i Paesi comunitari dovrebbero tendervi. Si tratta di indicatori quantitativi e qualitativi sui quali il sistema italiano dell'istruzione pubblica deve misurarsi. Il Rapporto si riferisce ai dati relativi ai Paesi aderenti alla UE a 15 del 2000.
1. Il primo indicatore riguarda coloro che hanno abbandonato il sistema scolastico precocemente: in sostanza coloro che non sono andati oltre la scuola media inferiore. Secondo Lisbona nel 2010 non dovrebbero essere più del 10% dei giovani di 20-24 anni. A proposito di questo indicatore, oggi in Italia non si può lasciare il sistema scolastico dopo la media inferiore, perché è obbligatorio iscriversi a una scuola secondaria superiore.
2. Il secondo indicatore riguarda coloro che sono in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore. I giovani di 20-24 anni con tale diploma nel 2010 dovrebbero invece essere l'85%. Nella scuola secondaria superiore italiana la mortalità scolastica tra coloro che vi si iscrivono è molto alta. Il tasso dei diplomati è quindi inferiore alla media europea. Più precisamente la percentuale dei diplomati sui giovani ventiduenni è valutabile al 70% per il 2003 e al 73% per il 2004, contro una media europea del 76,7% nel 2003 e del 77% nel 2004. Sempre nella scuola media superiore la probabilità di conseguire il diploma dopo 5 anni in corso regolare di studi è pari al 72% degli iscritti, con una dispersione nel primo biennio delle superiori di oltre il 15% e differenze rilevanti per scuola e per sesso.
3. Il terzo indicatore è il numero di laureati e in particolare il numero di laureati nelle materie scientifiche e tecnologiche. Per Lisbona, tra il 2000 e il 2010, dovrebbe crescere del 15%, riducendo anche la disparità troppo favorevole al sesso femminile. Oggi in Italia il tasso di passaggio all'Università è del 72,3% dei diplomati, mentre i giovani venticinquenni laureati sono il 22,8%. Vi è uno scarto a favore del sesso femminile di 11,4 punti per il passaggio e di 8 punti per la laurea. La differenza fra i sessi è dunque rilevante e da ridurre, anche se in Europa non è tra le più alte. Sul totale dei laureati italiani nel 2004 la percentuale dei laureati in materie scientifiche è del 22,7%, contro il 27,2% della Spagna o il 26,8% del Regno Unito. Per di più dal 1990 al 2000 si è assistito al crollo degli iscritti alla Facoltà di Matematica (-58%), alla Facoltà di Fisica (-l39%), alla Facoltà di Chimica (-18%).
4. Un altro indicatore della Conferenza di Lisbona che deve preoccupare molto l'Italia è la percentuale di quindicenni con scarsa capacità di lettura. L'obiettivo di Lisbona per il 2010 è di ridurre del 20% la percentuale dei quindicenni, che nel 2000 hanno dato prova di scarse capacità di lettura. Secondo l'indagine OCSE PISA, invece, i ragazzi italiani di 15 anni con problemi di lettura e comprensione del testo erano del 19% nel 2000 e sono passati al 24% nel 2003. L'Italia è al terzultimo posto fra 26 Paesi partecipanti allo studio. Facendo pari a 500 punti la media dei Paesi OCSE, la media dell'Italia per la lettura è di 476 punti. Ma le cose non vanno meglio in matematica con 466 punti e in scienze con 486 punti. Tuttavia anche in questo caso l'analisi geografici dei dati mostra una differenza Nord-Sud Italia allarmante per un sistema di istruzione nazionale: a) in lettura 511 punti toccano al Nord-Est e 434 a Sud e Isole; b) in matematica 511 contro 423; c) in scienze 533 contro 440. Il Paese appare diviso in due nella qualità dell'istruzione a 15 anni. Una indagine italiana (INVALSI: anno scolastico 2004-2005) rivela che a 9 anni, ossia in 4ª elementare, la Regione con i punteggi più alti in italiano, scienze e matematica è la Calabria; solo successivamente nella scuola media inferiore e superiore i livelli delle regioni del Nord superano quelli delle regioni meridionali. In ogni caso l'obiettivo 2010 di Lisbona, per l'Italia, sembra fuori portata.
5. Il quinto obiettivo-indicatore è innalzare al 12,5% nel 2010 la partecipazione degli adulti in età lavorativa al sistema di educazione permanente. Nel 2004 in Italia soltanto il 6,4% degli occupati di età 24-65 anni hanno partecipato a formazione e istruzione, contro il 10% della media europea. In sostanza rispetto all'istruzione e alla formazione le imprese private italiane risultano tanto inadempienti verso i propri dipendenti quanto lo è lo Stato italiano per l'istruzione pubblica dei suoi cittadini.
Ma uno dei più grossi problemi è certamente quello dei livelli retributivi e del riconoscimento sociale degli insegnanti. Quelli italiani percepiscono salari decisamente bassi rispetto ai loro colleghi stranierie per arrivare al massimo dello stipendio devono stare in cattedra ben 35 anni, contro i 25 della media Ue. In Italia il tempo dedicato alle elezioni con gli alunni, 33 settimane o 674 ore l'anno (per la scuola media), sembrano poca cosa se confrontati con le organizzazioni scolastiche degli altri paesi. Solo a titolo di esempio, nell'Unione europea, le settimane che i ragazzini trascorrono a scuola sono 37 e le ore di lezione 1.019. Tutte considerazioni che rilanciano la proposta del vice premier, Francesco Rutelli, di spalmare le vacanze degli insegnanti italiani nell'intero anno solare, anziché mantenerle concentrate in estate. E ancora, i docenti nostrani sono tra i più anziani in assoluto: solo 1 su mille ha meno di 30 anni. Nelle altre realtà si supera agevolmente in tutti i segmenti scolastici il 10 per cento. E, a sorpresa, nelle scuole scarseggiano anche computer (77 per scuola, contro i 115 dei paesi Ocse) e i collegamenti a internet.