Unità.it/Speciale: Una scuola in riparazione - 27 ottobre uno sciopero per far vivere la scuola
Enrico Panini
La scuola va allo sciopero generale sabato 27 ottobre e per lo stesso giorno una manifestazione nazionale percorrerà le strade di Roma per concludersi a Piazza Navona.
Non sembri strano che, dopo aver firmato il rinnovo contrattuale per il quadriennio normativo 2006 - 2009 e per il biennio economico 2008 - 2009 solo poche settimane fa, già per fine ottobre sia stata definita una iniziativa così importante, com'è uno sciopero generale con manifestazione nazionale.
L'esame dei motivi della protesta rende chiare, a mio avviso, non solo le buone ragioni che sorreggono questa decisione ma anche la scelta dei tempi.
Lo sciopero è stato proclamato perché siamo scontenti per varie ragioni della legge Finanziaria per il 2008.
La prima ragione riguarda l'assenza di risorse contrattuali per il prossimo biennio. Fra poco più di due mesi scadrà l'attuale biennio economico (2006 - 2007) appena rinnovato e questa finanziaria deve dire quali sono le risorse disponibili per il rinnovo.
Le uniche risorse attualmente previste si riferiscono alla Indennità di Vacanza Contrattuale, si tratta di una cifra talmente irrisoria che non consente neanche di sedersi al tavolo delle trattative. Già l'attuale biennio è stato particolarmente travagliato e faticoso per principale responsabilità del precedente Governo che non aveva stanziato le risorse sufficienti, tanto che il contratto è stato rinnovato quasi alla scadenza. Non siamo disponibili a ripetere la stessa esperienza. E' un errore non considerare i rinnovi contrattuali come impegni da onorare e, per quanto ci riguarda, non intendiamo passare sotto silenzio questo fatto.
La stessa Finanziaria poi, questa è la seconda ragione, non è coerente con l'Intesa sulla Conoscenza sottoscritta dal Governo con le Confederazioni a fine giugno. Quell'Intesa delinea con chiarezza la decisione di dare una svolta ponendo le questioni relative alla scuola pubblica al centro delle scelte di sviluppo del Paese. La Finanziaria attualmente in discussione destina prime risorse ma in modo talmente esiguo da farci dire che fra i due atti non c'è alcuna coerenza. Vorrei ricordare, ad esempio, che i diversi istituti scolastici hanno un indebitamento - generato dalle scelte del Ministro Moratti in materia di risorse economiche - che il Ministero ha calcolato in oltre un miliardo di euro, fatto questo che condiziona pesantemente il funzionamento concreto. Non ci sono risposte al riguardo. Così come vorrei ricordare, ad esempio, il continuo decremento di tutte le risorse destinate alla formazione dei docenti, per non parlare degli investimenti complessivi in rapporto al PIL.
In particolare, poi, della Finanziaria contestiamo, questo è il terzo motivo, la riproposizione dell'ennesimo taglio degli organici del personale. Sappiamo bene che esso è il risultato di quanto si sarebbe dovuto tagliare nel 2007 spalmato in tre anni. Fatto sta che, a fronte di una crescita nelle iscrizioni, si continua a scegliere la disastrosa strada della riduzione degli organici. Ci viene detto che ciò non inciderà sulla didattica perché altre saranno le operazioni che renderanno possibile il raggiungimento dell'obiettivo. Purtroppo, i risultati di quest'anno ci dicono che non sarà così. E poi, il libro bianco presentato a settembre dal Ministro dell'Istruzione e dal Ministro dell'Economia poneva con chiarezza l'obiettivo di considerare chiusa la fase ultradecennale dei tagli degli organici per cominciare a ragionare con logica programmatoria.
La Finanziaria per il 2008 continua ad andare in altra direzione.
Così come, questo è il quarto motivo, si rinviano ulteriori consistenti interventi contro la precarizzazione non potendo considerare la previsione di 10.000 stabilizzazione fra il solo personale ATA, a fronte di una quantità di supplenze annue che continuano ad essere molto consistenti ed in crescita, come una risposta al problema.
Per queste ragioni, mi sono limitato alle principali, abbiamo deciso di proclamare uno sciopero generale di tutto il personale e di organizzare una manifestazione nazionale. Lo slogan della manifestazione è esplicito: da un lato rivendichiamo la centralità della scuola pubblica, dall'altro ribadiamo che il lavoro di chi concretamente consente tutti i giorni alla nostra scuola di funzionare è una risorsa imprescindibile.
Il 12 ottobre sono scesi in piazza gli studenti sulla base di una precisa piattaforma che merita attenzione. Fra un qualche giorno scenderanno in piazza i lavoratori della scuola.
Sarebbe molto utile che il Governo individuasse una sede nella quale discutere le ragioni delle proteste non relegandole ad un fatto stagionale. La realtà è molto più complicata soprattutto dal punto di vista di quella grande parte di categoria che nell'aprile 2006 ha dato in modo massiccio il proprio consenso ai partiti del centro sinistra.
Nella manifestazione, ma questo accade già nelle tante assemblee in corso per l'Italia, sarà inevitabile esprimere un giudizio complessivo sull'operato del Governo sulla scuola. Innegabile che siano state fatte scelte importanti e positive: l'innalzamento dell'obbligo di istruzione; la previsione delle sezioni primavera per i bambini fra i due ed i tre anni di età; il ripristino dei commissari esterni nelle commissioni giudicatrici; il "riportare" l'istruzione professionale a pieno titolo nell'ordinamento scolastico; le 170.000 immissioni in ruolo programmate per il triennio. Così come sono positivi alcuni recenti provvedimenti, dall'affidamento al Tesoro del pagamento delle supplenti in maternità ai provvedimenti sulla TARSU.
Negative le scelte, molte delle quali recentissime, che riguardano la scuola paritaria perché esse rappresentano una vera e propria modifica del quadro di riferimento previsto dalla Costituzione e dalla Legge 62/'00.
Infine, il Ministro della Pubblica Istruzione ha indicato problemi giusti ma ha poi definito soluzioni che vanno in altra direzione. Mi riferisco, ad esempio, al recente provvedimento sui debiti formativi. Giusto affrontare la situazione con determinazione ma è indubbio che alcune delle soluzioni delineate, ad esempio la previsione dell'intervento per attività di recupero di soggetti esterni alla scuola senza alcun criterio, produce nei fatti una esternalizzazione dell'offerta formativa che non condividiamo.
C'è tanto da fare, è vero, ma il meglio è nemico del bene? No, perché quando si parla di scuola non si possono indicare problemi veri ed affrontarli percorrendo scorciatoie che portano da tutt'altra parte.
Un tavolo permanente di confronto con i vari soggetti, lungi dal confondere ruoli e responsabilità, sicuramente aiuterebbe a trovare strade condivise e più adeguate.
* segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza della Cgil