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Unità it: Scuola, violenti scontri a Roma Epifani: governo soffia sul fuoco

Veltroni: «È aggressione politica»

29/10/2008
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l'Unità

Massimo Franchi

Francesca ha perso la voce. Ha urlato nel megafono, si è sgolata per fermarli. Non c'è riuscita. E così di piazza Navona si dirà: gli studenti si picchiano fra di loro, quelli di destra contro quelli di sinistra e viceversa.

C'è però un'altra verità, molto più importante. Perchè dopo qualche minuto le grida di Francesca sortiscono effetto. Mentre i ragazzi dei centri sociali arrivavano per «riprendersi la piazza» e un nutrito gruppo di fascisti difende il furgoncino del Blocco studentesco di destra che si è spostato verso via Agonale alla fine della piazza, una folla avanza a braccia alzate. È la maggioranza, la stragrande maggioranza degli studenti universitari e medi che scendono in piazza da giorni per difendere scuola e università dalla Gelmini e dai tagli del governo. Avanzano urlando «Con le mani alzate, con le mani alzate» e poi intonano «La protesta è pacifista, la protesta è pacifista» e «Bella ciao». Nel giro di qualche minuto hanno il sopravvento, gli animi si calmano. Francesca e i suoi compagni di Roma Tre riescono a riprendere il megafono e a ricordare a tutti che «la violenza non ci serve, è contro la nostra protesta». Ritornano in piazza anche i ragazzi e le ragazze che sono fuggiti impauriti dagli scontri. Si riprendono la piazza e la loro protesta. Qualche minuto di consultazioni e si decide: il corteo riparte verso la Sapienza al grido "Siamo tutti antifascisti".

Purtroppo la cosa farà molto meno notizia degli scontri. Pochi minuti sono bastati ai violenti, di destra e di sinistra, per darsele pesantemente: volano tavolini, bastoni, qualche pietra e anche un enorme Pinocchio di legno preso da un negozio di giocattoli sulla piazza.

A rovinare tutto sono stati i "rinforzi". Chiamati da una parte e dell'altra dopo un primo scontro, cioè dopo che i ragazzi del Blocco avevano cercato di entrare nella viuzza che arriva al Senato, presidiata dai ragazzi di sinistra. Un centinaio di "giovani" di destra che a colpi di cinture, caschi e bottiglie hanno costretto i manifestanti dell'Unione degli studenti (Uds) a scappare per i vicoli circostanti. Tre ragazzi di sinistra vengono feriti in questo primo scontro.

Dura un decina di minuti. Poi ritorna la calma. Una calma apparente. I telefonini lavorano, la notizia arriva da una parte e dall'altra. I rinforzi arrivano nel giro di una mezz'oretta. Caschi e spranghe di ferro avvolte nel tricolore per i fascisti che si schierano a difesa del camioncino, caschi e qualche bastone per quelli dei centri sociali che non ascoltano le proteste di Francesca e degli altri che non vogliono violenze.

Scoppia il caos, botte da orbi mentre i ragazzi dei licei scappano. La polizia arriva a quel punto pure lei e carica. Ci sono feriti e fermati su entrambi i fronti. Un ragazzo di sinistra ha la testa spaccata, lo portano via a braccia, poi arriva l'ambulanza. Avrà trent'anni, ha la felpa con il cappuccio e la faccia spaventata. «Gliel'hanno fatto col calcio della pistola», dice un suo amico. Un ragazzo di destra con la testa rasata e una maglietta col Duce è sdraiato sul marciapiede. Venti studenti di Blocco studentesco vengono fermati e identificati.

Sul camioncino del Blocco studentesco c'era anche Paola, 17enne all'ultima moda. Maglietta e occhiali da sole di marca, collana d'oro. Prima degli scontri teneva uno striscione: "Né di destra, né di sinistra, siamo tutti contro la ministra". Ora è sconvolta: «Mi è arrivata una bottiglia addosso, mi potevano ammazzare: a me non frega un cazzo della politica, eravamo qua perché siamo contro la Gelmini e invece è andata a finire che ci hanno picchiato», dice sconsolata.

I suoi amici fermano le televisioni e raccontano la loro versione. «Ci hanno picchiato, qualcuno dovrà dire la verità, siamo stati massacrati da quelli di sinistra e poi la polizia ha portato via anche delle ragazzine». Interviene una madre di sinistra: «Ragazzine portate via dalla polizia? Come a Bolzaneto». Il ragazzo la guarda male. Ma almeno si parlano e si chiariscono. «Dovete stare uniti contro la Gelmini», chiosa un'altra mamma, «ex sessantottina» che consiglia i suoi due figli.

La speranza è di rivedere Paola e Francesca in un'altra piazza a protestare assieme. Il movimento vincerebbe.

Ma dopo gli scontri di mercoledì sono in molti a pensare che la responsabilità della tensione sia solo di uno: il governo. Per il segretario della Cgil Guglielmo Epifani, che giovedì sarà sul palco di piazza del Popolo per la manifestazione nazionale della scuola, «Berlusconi sta soffiando sul fuoco in tutti i modi». «Il Governo - ha aggiunto Epifani - sta mettendo in campo tutti i meccanismi per depotenziare il valore straordinario della mobilitazione dei giovani. Ciò a cui assistiamo è una situazione che conosciamo». E secondo Epifani nemmeno la polizia ha fatto il suo dovere: «Fin quando lo scontro non è diventato tra fascisti e centri sociali – dice – c'è stata una sostanziale indifferenza delle forze di polizia».
Anche per il segretario del Pd Walter Veltroni gli incidenti sono il prodotto di «un'aggressione di una parte politica nei confronti di altri». «Il governo – prosegue Veltroni – non ha ascoltato nessuno degli appelli a ritirare il provvedimento e ad aprire la discussione con i soggetti interessati e ha poi ignorato un grande movimento civile di cui va rispettata l'autonomia e che non va strumentalizzato e composto anche da associazioni e organizzazioni che hanno votato per la destra. Il governo – sostiene – ha condotto politicamente e parlamentarmente con grande arroganza questa vicenda, nulla di quanto è stato votato è stato discusso con le persone interessate, un modo di governare radicalmente sbagliato che alimenta una crescente insoddisfazione e protesta».
E perfino il leader dell’Udc Pierferdinando Casini arriva ad avvertire gli studenti che manifestano: «Guardatevi dagli agitatori di professione, perchè sono i vostri principali nemici», ricordando che «in ogni manifestazione studentesca ci sono sempre stati degli infiltrati».


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