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Unità it: Scuola, la destra propone di far tornare l'obbligo a 14 anni

Denuncia del segretario della Flc Cgil Enrico Panini. Un emendamento alla manovra finanziaria propone di abolire la riforma del governo Prodi lasciando i 15enni in balia dei corsi di formazioni regionale dell'era Moratti. «Così si torna agli anni cinquanta», commenta Panini.

18/07/2008
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l'Unità

L'ultima della destra. Una delle (poche) riforme del governo Prodi fu quella dell'innalzamento dell'obbligo scolastico a 16 anni.
Ora, denuncia Enrico Panini segretario della Flc Cgil, la destra vuole tornare ai 14 anni. Per risparmiare soldi e per togliere cultura agli adolescenti.

Un emendamento al decreto 112 relativo alla manovra economica del Governo, in discussione in queste ore alla Camera, cancella l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 16 anni di età, attualmente in vigore.

Per Panini in questo modo «si riporta l'orologio della storia agli anni '50». «L'emendamento infatti - spiega - prevede che si possa assolvere l'obbligo scolastico anche nel sistema regionale della formazione professionale e nei percorsi triennali istituiti dal ministro Moratti, che escono così dalla sperimentalità per diventare definitivi e che già prevedono a loro volta un massiccio ricorso alla formazione professionale. Ben diversa - osserva - la situazione attuale che prevede, in coerenza con il dettato costituzionale, l'assolvimento dell'obbligo scolastico nel solo sistema di istruzione che comprende le scuole statali e paritarie». Secondo il sindacalista si tratta di «un ennesimo colpo di mano per via legislativa contro la scuola pubblica e una sconfessione degli impegni assunti dal ministro Gelmini».

Così - afferma il leader della Flc - «si torna a separare sulla base del reddito, per chi ha mezzi e opportunità sociali la scuola vera, per chi parte da qualche svantaggio sociale, il canale di serie C. Si spacca l'unitarietà del sistema creando per i meno fortunati un canale parallelo discriminatorio, si regionalizza e si privatizza un pezzo di formazione».

Tagli indiscriminati, revisione totale di ordinamenti, organizzazione e didattica, continui 'stop and gò ai processi di riforma, «testimoniano l'alta considerazione che questo governo ha per i delicati meccanismi di funzionamento della scuola e svela, se ce ne fosse ancora bisogno, come tutto il discredito gettato sul sistema e i docenti fosse finalizzato a far passare nella società l'opera di smantellamento della scuola pubblica».


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