Unità it: Scuola, ecco le nuove regole per diventare insegnanti
Il ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini, ha presentato le novità per chi vuole accedere all'insegnamento
Un anno di tirocinio per legare teoria a pratica. Assunzioni solo in base alla necessità per evitare il precariato. Più inglese e competenze tecnologiche. Cambia radicalmente la formazione iniziale degli insegnanti. Il ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini, ha presentato le novità per chi vuole accedere all'insegnamento che si sviluppano in particolare- recita una nota- su quattro grandi linee: - Il tirocinio da svolgere direttamente a contatto con le scuole e col "mestiere" di insegnante, perché insegnare non può essere solo teoria ma anche pratica; - Il numero di nuovi docenti sarà deciso in base al fabbisogno. Fine dell'accesso illimitato alla professione che creava il precariato; - Con la fine del precariato sarà consentito ai giovani l'inserimento immediato in ruolo; - Più inglese e nuove tecnologie.
Il regolamento è il frutto del lavoro della Commissione presieduta dal professor Giorgio Israel, a cui è seguita una azione di primo confronto col mondo della scuola e delle associazioni per l'integrazione scolastica. L'obiettivo dei nuovi percorsi- dice sempre il comunicato del Miur- è di garantire una più equilibrata preparazione disciplinare, didattica e pedagogica nel corso delle lauree magistrali e lo svolgimento di un anno di percorso, il Tirocinio formativo attivo, direttamente a contatto con le scuole.
"Oggi iniziamo a progettare un nuovo tassello per il cambiamento del nostro sistema scolastico. Un tassello fondamentale, perché riguarda la formazione iniziale dei futuri insegnanti". Lo ha affermato il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini.
"Prevediamo una selezione severa- ha aggiunto commentando le nuove regole diffuse dal Miur- doverosa per chi avrà in mano il futuro dell'Italia e sostituiamo alle vecchie Ssis un percorso più snello, di un anno, coprogettato da scuole e università, concentrato nel passaggio dal semplice sapere al saper insegnare".
Cambiano dunque le modalità per accedere all'insegnamento. Con il nuovo sistema per insegnare nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria sarà necessaria la laurea quinquennale, a numero programmato con prova di accesso che consentirà di conseguire l'abilitazione per la scuola primaria e dell'infanzia; sono rafforzate le competenze disciplinari e pedagogiche ed è previsto un apposito percorso di laboratorio per la lingua inglese e le nuove tecnologie; per la prima volta si è data specifica attenzione al problema degli alunni con disabilità, prevedendo che in tutti i percorsi ci siano insegnamenti in grado di consentire al docente di avere una preparazione di base sui bisogni speciali; Per insegnare nella scuola secondaria di primo e secondo grado, invece, sarà necessaria la laurea magistrale + 1 anno di Tirocinio formativo attivo; è prevista una prova di ingresso alla laurea magistrale a numero programmato basato sulle necessità del sistema nazionale di istruzione, composto da scuole pubbliche e paritarie; l'anno di tirocinio formativo attivo contempla 475 ore di tirocinio a scuola sotto la guida di un insegnante tutor; rispetto al percorso Ssis (Scuola di specializzazione per l'insegnamento secondario), si prende il meglio di quella esperienza, evitando la ripetizione degli insegnamenti disciplinari, approfonditi già nella laurea e nella laurea magistrale, per concentrarsi sul tirocinio, sui laboratori e le didattiche.
Dalle Ssis, quindi, al Tirocinio formativo: si passa "dal sapere al sapere insegnare", dice ancora la nota. Durante il tirocinio sarà dedicato infatti ampio spazio all'approfondimento della didattica con esperienze sul campo.
In questo regolamento è stato dato pieno riconoscimento al sistema nazionale dell'istruzione (formato dalle istituzioni scolastiche statali e paritarie), tanto nel coinvolgimento nei tirocini quanto nel calcolo dei fabbisogni di personale docente, e si inizia a prevedere la possibilità di svolgere tirocini anche nelle strutture di istruzione e formazione professionale dove c'è la sperimentazione dell'obbligo formativo.
Inoltre gli uffici scolastici regionali organizzeranno e aggiorneranno gli albi delle istituzioni scolastiche accreditate che ospiteranno i tirocini sulla base di appositi criteri stabiliti dal ministero, evidenziandone buone prassi e specificità.
Gli Usr avranno anche funzione di controllo e di verifica sui tirocini. Sino alla costituzione degli albi, le Università scelgono liberamente le scuole, di concerto con gli Usr che mantengono compiti di vigilanza. Il consiglio di corso di tirocinio, che prevede la presenza di scuola e università, ha compiti di coordinamento e di progettazione e rappresenta il terreno di incontro e di raccordo tra le due realtà. Le commissioni di abilitazione prevedono un equilibrio tra scuola e università e un peso determinante del tirocinio e della prova didattica sul voto di abilitazione. I dottori di ricerca e i "precari della ricerca", se in possesso dei requisiti curriculari, entrano in soprannumero, dopo un esame orale, nell'anno di tirocinio, vedendo valorizzato il loro percorso. L'anno di tirocinio prevede forme di interazione e co-progettazione del percorso tra istituzioni scolastiche e atenei ed è stato previsto uno specifico spazio di laboratori destinati ad approfondire quanto viene fatto in classe.
In merito alla "Formazione degli insegnanti di sostegno", è previsto che sia posta in capo alle università, pur prevedendo la possibilità di specifici accordi con gli enti del settore. Sono previsti percorsi di specializzazione per il Clil (insegnamento nella scuola secondaria di secondo grado di una materia non linguistica in inglese). Il sistema Afam concorre a pieno titolo alla formazione iniziale dei docenti nelle classi di abilitazione di propria competenza. In particolare, è stata rivista la classe di abilitazione per lo strumento musicale. Sino all'entrata a regime delle nuove lauree magistrali, la programmazione del numero di abilitati e il test è previsto, per la secondaria di primo e secondo grado, prima di accedere all'anno di Tirocinio formativo attivo. Per quanto riguarda i precari non abilitati e gli ex diplomati negli istituti magistrali sono stati previsti percorsi che, dietro il superamento di prove d'accesso in grado di verificare la preparazione disciplinare, consentano di conseguire l'abilitazione.
Il regolamento sulla Formazione iniziale, dunque, punta a raggiungere tre obiettivi: 1) Focalizza nella formazione iniziale non solo le materie tradizionali, ma l'acquisizione di alcune competenze trasversali: seconda lingua inglese e competenze di didattica attraverso le nuove tecnologie; 2) Sostituisce al sistema Ssis strutture più snelle, concentrate sull'incontro e sulla co-progettazione tra istituzioni scolastiche e università evitando autoreferenzialità, costi per il sistema e per gli studenti e abbreviando di un anno il percorso di abilitazione per la scuola secondaria; 3) Prevede una programmazione dei numeri in grado di evitare la proliferazione del precariato.
Con successivo decreto si stabiliranno le lauree magistrali relative al secondo ciclo dell'istruzione, per seguire il percorso di cambiamento del secondo ciclo e delle classi di abilitazione.
Pubblicate un po’ in sordina durante l"estate, e un po’ prima rispetto al classico mese di settembre, il ministero dell'Istruzione ha reso noto le Linee guida sull'integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Lo ha fatto ai primi di agosto, mentre la maggior parte degli italiani erano in vacanza. Ma agli esperti che si occupano di scuola non è sfuggito, e presto sono arrivati i primi commenti. Positivo il giudizio espresso da Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish (Federazione italiana per il superamento dell'handicap), che aveva anticipato il contenuto delle linee guida a fine luglio: "Pur essendo un documento che fa il punto della situazione in Italia, si tratta comunque di un segnale politico importante", ha ribadito. Meno entusiasta, invece, il commento del Coordinamento italiano degli insegnanti di sostegno (Ciis). "Nessun accenno al numero degli alunni disabili per classe, nessun cenno alla situazione di quelli impossibilitati a frequentare (per i quali si attua l'istruzione domiciliare), e neanche un richiamo all'attivazione di laboratori rivolti esclusivamente agli alunni con disabilità", si legge sul sito del coordinamento. Per quanto riguarda il "registro", molte volte "contenente il solo nome dell'alunno disabile e consegnato all'insegnante di sostegno quale 'unico mentore’, le Linee guida per l'integrazione scolastica" riportano che "gli insegnanti assegnati alle attività per il sostegno, assumendo la contitolarità delle sezioni e delle classi in cui operano e partecipando a pieno titolo alle operazioni di valutazione periodiche e finali degli alunni della classe con diritto di voto, disporranno di registri recanti i nomi di tutti gli alunni della classe di cui sono contitolari". Che cosa si dovrà registrare in questo documento ancora non si sa, ma per il momento il Ciis ha apprezzato
l'intervento: "da tempo si avvertiva l'esigenza di far chiarezza in materia per non continuare a perpetrare l'idea che l'alunno disabile 'appartenga’ solo all'insegnante per il sostegno", dicono.
Le direttive impartite dal ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca "si muovono nell'ambito della legislazione vigente e mirano a innalzare il livello qualitativo degli interventi formativi ed educativi a favore degli alunni disabili - si legge nella presentazione alle Linee guida per l'integrazione scolastica scritta dal vice della Direzione generale per lo studente, l'integrazione e la partecipazione del Miur Sergio Scala -. Il documento ripercorre le tappe degli interventi come fin qui concretamente realizzati nella pratica operativa al fine di valutarne la reale corrispondenza ai principi e alle norme che disciplinano la materia. L'obiettivo non è dunque quello di introdurre variazioni nelle disposizioni, quanto di fornire agli operatori scolastici una visione organica della materia che possa orientarne i comportamenti nella direzione di una loro più piena conformità ai principi dell'integrazione".
Se il ministero dell'Istruzione ha ribadito gli organici per l"anno scolastico 2009/2010 - oltre 90 mila docenti di sostegno per circa 180 mila studenti disabili, il che significa il rispetto su scala nazionale del rapporto di un insegnante ogni due studenti con disabilità - per Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish (Federazione italiana per il superamento dell'handicap), i tagli alla scuola provocheranno comunque un effetto a catena. Nel senso che "i docenti di ruolo rimasti senza cattedra 'si ricicleranno’ come sostegno mentre quelli precari, che finora sono andati avanti con contratti annuali, perderanno il posto. Naturalmente occorre un titolo idoneo per fare l'insegnante di sostegno", precisa Nocera.Ma con il turn-over dei docenti, "la continuità didattica è fortemente a rischio". E questo fattore è molto importante per uno studente disabile. "Nel rapporto tra insegnante di sostegno e alunno, la conoscenza reciproca è spesso fondamentale, soprattutto quando si tratta di disabilità grave", osserva il vicepresidente della Fish. E il personale assunto a tempo indeterminato per il prossimo anno scolastico (circa 4.300 insegnanti di sostegno che saranno di ruolo, di cui la maggior parte in Campania, Lombardia, Sicilia e Lazio) è solo la punta dell'iceberg. "Sui 90.469 insegnanti di sostegno previsti per l'anno 2009/2010, infatti, quelli in organico di diritto diventeranno così 62.766", conclude Nocera. Gli altri docenti continueranno a essere precari.