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Unità: Istruzione, impiegati in ferie, rischio caos

A ranghi ridotti nei provveditorati ora che devono decidere i trasferimenti dei professori. I docenti in attesa di sapere sono a migliaia. Così le scuole

02/08/2010
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l'Unità

Fabio Luppino

Sì, sì, lasci qui la sua domanda. Ma io da domani vado in ferie...». «Scusi, e chi se ne occuperà, chi la seguirà, quando saprò...? ». «Cosa vuole che le dica, non io. Deciderà il dirigente. Arrivederci... ». Un dialogo in un provveditorato qualsiasi - o Csa o Usr o Usp,come si chiamano adesso - della penisola, di questi giorni.

Da una parte il professore che chiede di capire di quale morte deve morire; dall’altra l’impiegato fortememente irato per un lavoro da sbrigare quando la voglia non c’è più, frutto della a lungo colpevole indeterminatezza del ministero dell’Istruzione. Impiegato, a cui della riforma e del destino del professore non importa nulla. Ma è la condanna di ferragosto che Gelmini ha preparato per migliaia di docenti. Lo avevamo annunciato: la macchina per l’anno scolastico 2010/2011 è partita con grandissimo ritardo. Al ministro serviva, ad ogni costo, mettere i paletti della sua riforma, alle superiori. Fissare i tagli, la riduzione random delle ore. Che poi scuole e docenti non sappiamo ancora chi avranno, le prime, e dove, i secondi, poco importa. I sovrannumerari - segnate bene il termine, perché il prossimo anno oltre ai precari, il cui destino di senza lavoro è da tempo noto, saranno sempre di più - insegnanti di ruolo con cattedra quasi estinta, stanno combattendo la loro ennesima battaglia burocratica. Avevano tempo fino ad oggi per fare domanda di assegnazione provvisoria e sperare di avere cattedra completa in una o due scuole, a volte anche su tre. Quindi agosto doveva essere il mese con il massimo delle presenze negli uffici dell’Istruzione preposti. E invece gli impiegati vanno in ferie,come è giusto che sia. Chi decide, allora? I dirigenti possono ordinare a chi resta di fare il lavoro di cinque persone, naturalmente. Ma ci siete mai stati in un provveditorato? Ecco, se ci andate vi rendete conto che la storia della pratica, la vostra, che miracolosamente spunta fuori seppellita per mesi sotto un mare di altre scartoffie, è tutta vera. Locali e stanze polverose dove per gli indifesi docenti è importante conoscere anche il carattere dell’impiegato della loro «stanza» per affrontarlo a dovere, dopo file di ore in piedi, naturalmente. Succede, dunque, che le richieste di chiarimenti, miglioramenti cattedre (nei casi in cui ad un sovrannumerario vengano date scuole distanti e lui come un rabdomante ne scova un’altra più vicina a casa per non morire stecchito sulla tangenziale, andando da una scuola all’altra nella stessa giornata, e la chiede) avranno risposte ai loro quesiti se va bene qualche ora prima dell’inizio del prossimo anno scolastico, se non a rintocco della campanella già avvenuto. Stiamo parlando di persone tra i quaranta e i cinquanta anni. Perdenti cattedra in tutti i rami delle superiori, licei a parte, per i quali il taglio delle ore si avrà soltanto dal settembre 2011. È noioso ricordarlo, certo, ma il quadro dei primi di settembre nelle scuole sarà questo. 25mila precari senza più un posto di lavoro, un costo sociale altissimo che non sembra far parte delle epiche contese di queste ore tra finiani e berlusconiani, né di altri; perdurare della mancanza di ogni cosa riguardi il fare scuola, dalla carta per le fotocopie alla carta igienica. Come ogni anno ci hanno pensato i genitori. Pagando al momento dell’iscrizione dei loro figli il contributo volontario, tra i cento e i duecento euro, più alto, che proprio per la sua natura non sarebbero nemmeno tenuti a pagare.


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