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Unità: «Ispettori? Ridicolo Il ministro dovrebbe mandare i fondi»

Il sindaco di Livorno «Dopo Adro vogliono rifarsi una verginità farlocca. Una città che non ha memoria di sé è una città di plastica»

18/10/2010
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l'Unità

Maria Grazia Gerina

Altro che Livorno come Adro. «Guardi che se la racconta a un livornese questa storia scoppia a ridere ma di gusto», spiega il sindaco Alessandro Cosimi, medico cinquantacinquenne, del Pd. Che da livornese ci tiene a spiegare il lato comico della polemica nata sulla bandiera con falce e martello che sventola sul muro-rudere dell’ex teatro San Marco, alle spalle della scuola l’Alveare. Ilministro Gelmini sembra molto preoccupata. Dice che invierà subito gli ispettori. «Questa è una storia tutta inventata ad arte, per rifarsi una verginità farlocca dopo Adro. Avevano bisogno di montare un caso, meglio ancora se su questa città che forse li infastidisce tanto perché qui non prendono nemmeno il 25% dei voti. Vogliono trattarci come una riserva indiana, ma noi siamo una città aperta. Altro che la Adro comunista. Noi siamo profondamente rispettosi di tutti i bambini, si figuri se mettiamo i simboli politici. Ma vengano pure a Livorno. Troveranno una bandiera sfilacciata, mangiata dal salmastro. Ma con la scuola materna non c’entra proprio niente. Quella bandiera che ha allarmato il ministro sventola dallo scorso 21 gennaio, alle spalle del nido, sul muro-rudere del vecchio teatro San Marco. Lì, come riportano tutti i libri di storia, nel 1921 nacque il Partito comunista d’Italia. Il teatro andò distrutto con i bombardamenti che in questo quartiere, vicino al porto, trasformarono in macerie l’80 per cento degli edifici. Dopo la guerra si decise di non ricostruirlo. Dietro, negli anni 70, invece, vi fu costruita la scuola materna che ora si chiama l’Alveare. Solo quel muro fu lasciato a memoria. Ed essendo che sopra sono state messe due lapidi che ricordano la nascita del Partito comunista d’Italia, ogni anno, davanti a quelle lapidi si volge una cerimonia, a cui partecipano alcuni ex Pci». Lei anche partecipa? «Io no, non ci vado, se devo essere sincero non sono molto volto all’indietro però se qualcuno mi chiama comunista mi volto. Sono di una famiglia che ha sempre avuto quell’orientamento. Comunque, altri partecipano. Rifondazione, per esempio, che, per altro, non è nemmeno in giunta. E davanti alla lapide ci lasciano qualche bandiera. A volte poi vengono rimosse, a volte no. Ma la scuola con tutto questo non c’entra niente. L’ingresso è dalla parte opposta». Qualcuno si è mai lamentato? «Qualche consigliere del Pdl ha fatto delle interpellanze chiedendo perché si lasciano lapidi che recano il nome di Stalin». E sulla bandiera? «Ma non scherziamo, nemmeno un livornese di destra porrebbe la faccenda in questi termini. Il teatro San Marco è per tutti la sede dove è nato il Pci, evento che ha segnato la storia italiana. Una città che non ha memoria di sé è una città di plastica. Questi invece pensano che il mondo sia cominciato con “Amici”». Questi chi? Il ministro Gelmini? «Al ministro Gelimini dico solo che se è tanto preoccupata per le scuole di Livorno, ci metta lei i soldi per gestirle. Noi per l’Alveare e per le altre scuole comunali investiamo un tasso del nostro bilancio che è tra i più alti d’Italia».


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