Unità-Intervista a Morena Piccinini-Così il governo ci porta al conflitto sociale
Intervista a cura di Felicia Masocco 24.08.2003 "Così il governo ci porta al conflitto sociale" ROMA "Sulle pensioni Berlusconi comincia a svelare le sue vere intenzioni...
Intervista
a cura di
Felicia Masocco
24.08.2003
"Così il governo ci porta al conflitto sociale"
ROMA "Sulle pensioni Berlusconi comincia a svelare le sue vere intenzioni e se dalle dichiarazioni passerà ai fatti provocherà un grave conflitto sociale", afferma Morena Piccinini, segretario confederale Cgil. Una mobilitazione che per il sindacato di Corso d'Italia non si può scindere da "altre battaglie", "terremo insieme la questione pensionistica con quella del Pil, con quella dell'inflazione, con la difesa del reddito. Ci mobiliteremo contro l'insieme della politica economica perché ogni intervento sulle pensioni nasce dalla necessità di far cassa e spostare risorse a coprire gli errori drammatici commessi dal governo".
Le pensioni vanno toccate, l'età pensionabile va innalzata di cinque anni: così si è espresso Silvio Berlusconi. Qual è il suo commento?
"Il presidente del Consiglio porta a sintesi le diverse posizioni della maggioranza, un balletto indecoroso una volta teso a difendere il pubblico impiego, una volta le pensioni padane. Posizioni false e strumentali, ma tutte hanno dimostrato che il governo intende intervenire sulle pensioni in modo pesante. Se il premier pensa di tradurre in atti questa sua intenzione deve sapere che si rende responsabile davvero di un grande conflitto sociale. Tutte le motivazioni portate sono inconsistenti: non usa più l'argomento del bilancio previdenziale perché è dimostrato che è in equilibrio; non può usare l'argomento dell'età (reale) troppo bassa per l'accesso alla pensione perché questa è perfettamente in linea con i dati europei..."
Eppure è esattamente quel che ha fatto.
"In modo pretestuoso per dimostrare, a modo suo, l'esigenza di un intervento, ma i fatti lo smentiscono. Anche la presunta differenza tra pubblico e privato è pretestuosa perché l'equiparazione è stata realizzata nei fatti e le differenze che ancora esistono sono formali, non sostanziali in quanto colgono differenze di calcolo che c'erano nel passato: equiparare da oggi pubblico e privato vuol dire penalizzate il pubblico in modo assurdo perché i lavoratori pubblici non hanno salario accessorio calcolato nella base pensionabile per gli anni pregressi"
Se le cose stanno davvero così, perché tanta insistenza sulla necessità di intervenire sulla previdenza?
"Ecco, chiediamocelo. Non c'è un problema di equilibrio dei conti previdenziali, c'è invece un grave problema di equilibrio dei conti dello Stato, è una cosa diversa: stanno cercando le soluzioni per fare cassa, per spostare risorse a coprire gli errori drammatici che il governo ha commesso sul versante della politica economica. Per noi è inaccettabile, il conflitto sociale sarà immediato. Abbiamo un Pil che ogni volta si manifesta minore di quello già corretto nel Dpef, una inflazione senza controllo per gravi responsabilità del governo, un sistema produttivo sempre più in difficoltà. Di fronte ad una situazione di questo tipo, ai danni che stanno già subendo lavoratori e pensionati in termini di perdita di potere d'acquisto non si può assolutamente aggiungere il danno di una minore protezione sociale sia essa la sanità o le pensioni".
Però l'innalzamento dell'età pensionabile di per sé non va demonizzato: è un'ipotesi che può essere presa in considerazione?
"Certamente. Il sindacato, unitariamente, ha già segnalato di non essere contrario ad agevolare le possibilità per il lavoratore a rimanere in attività più a lungo, ma va fatto con una serie di misure. Primo: attraverso una seria politica del mercato del lavoro, non dimentichiamo che molte pensioni di anzianità sono l'effetto di un processo di espulsione dal sistema produttivo".
Si riferisce ai licenziamenti collettivi, alle mobilità?
Sì, mi riferisco alle mobilità approvate, 7mila sono tante, vuol dire mobilità lunga, vuol dire pensionamento anticipato anche di sette anni. Ma mi riferisco anche alle pressioni che fanno le aziende verso coloro che appena raggiunto il diritto pensionistico sono sollecitati vivamente ad accedere alla pensione indipendentemente dalla loro reale volontà. Insomma, le pensioni di anzianità come ammortizzatori per le imprese. Poi occorre una politica di incentivi adeguata, noi siamo d'accordo, siamo invece in disaccordo sui disincentivi. Inoltre se continua l'allarme circa l'intervento sulle pensioni di anzianità è evidente che ogni lavoratore che matura i requisisti cerca di andare a casa: la miglior soluzione per alzare l'età di pensionamento è la stabilità delle regole e della tranquillità sulla possibilità di accedervi".