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Unità: Insegnanti, genitori e alunni «accerchiano» Montecitorio

La mobilitazione continuerà anche oggi. Le famiglie si sono organizzate in ogni città contro il maestro unico

07/10/2008
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l'Unità

di Maristella Iervasi / Roma

«VERGOGNA, vergogna. Fate schifo!». E l’urlo di maestre, genitori e universitari di Scienze della formazione «colpisce» come una freccia il santino di Mariastella

«Beata Ignoranza». Piazza Montecitorio, pomeriggio di ieri. La notizia che il governo ricorre alla fiducia per blindare il decreto sul maestro unico, il voto in condotta e la pagella in numeri, «scappa» fuori dal Palazzo. A gridarlo al sit-in confinato dietro l’obelisco è Simonetta Salacone, la direttrice della «Iqbal Masih», la scuola del Casilino. E subito Annalisa, supplente precaria, quasi scarica la propria voce nel megafono, avvertendo tutti della decisione del governo Berlusconi.

La piazza è delusa ma non si sente sconfitta. «È solo l’inizio della nostra mobilitazione», replica. Cosi i manifestanti restano lì fino a sera, studiando nuove forme di lotta e raccogliendo firme di papà, nonni, insegnanti e passanti per una petizione ai sensi dell’art.50 della Costituzione: «Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità». E a Schifani e Fini chiedono quindi che in sede di conversione in legge del decreto 137 venga soppresso l’articolo 4 sull’insegnante unico nella scuola primaria e dunque che rimanga il tempo pieno di 40 ore settimanali. Uno studente gira con un cartello sulla pancia: «Con la Gelmini è impossibile scendere a patti. Tutto sommato aridateci la Moratti». Mentre sotto lo stretto controllo del cordone delle forze dell’ordine si alzano i cartelli di protesta: «La fiducia è una cosa seria! Non tradiamo la Costituzione: per una scuola pubblica democratica e di qualità». «Cosa vogliono i bambini? La grammatica di Porta a Porta o quella della fantasia»?

Tanti anche gli alunni con i fischietti in bocca. Tania fa la quinta elementare e chiede: «Perchè la signora cattiva non scende?». Il riferimento è alla piazza che chiama la Gelmini: «Ci consenta una domanda ministro: qual è il senso pedagogico di questa riforma?». Ma la maggioranza di governo si guarda bene di farsi vedere. Al fianco dei manifestanti ci sono solo la Flc-Cgil di Roma e Lazio, Alba Sasso di Sinistra democratica, Sofia Toselli del Cidi e Tiziana Capriotti del Coordinamento genitori democratici. Bandiere del partito di Walter Veltroni e del sindacato di Epifani.

Il cantante rap Luca Mascini coordina il coro di un gruppetto di bambini: «C’ho un’idea/ e prese la parola in assemblea/ meglio dire no Gelmini/ che indossare i grembiulini». Mentre altri genitori più informati sulla controriforma Gelmini si dicono pronti ad occupare da subito e intanto fanno da tam tam: «Domani (oggi, ndr) di nuovo tutti a Montecitorio». E si fa l’elenco delle prossime proteste: venerdì assemblee pubbliche nei municipi, poi in piazza con i Cobas, col Pd e con i sindacati confederali e il Gilda. Matteo, papà di Ginevra che frequenta la materna «Saffi» di Roma, prende nota e commenta: «Che schifo! Dov’è l’urgenza per decreto?» e spera che la Gelmini gli possa pagare la babysitter. Anche per Fabio Bocci, docente di Scienze della formazione primaria a Romatre,«è palese che non c’è un intento di riforma», altrimenti - spiega - ci sarebbe stato il coinvolgimento del mondo della scuola». E sottolinea la contrarietà ai provvedimenti Gelmini espressa all’unanimità dalla Conferenza dei presidi della sua facoltà.

Oggi la protesta continua. «La lotta non finisce di certo qui - è il commento di Simonetta Salacone, paladina del movimento “Non rubateci il futuro”. Non c’è solo il decreto sul maestro unico ma tra poco anche il ridimensionamento degli istituti e dopo Natale quello delle iscrizioni. E all’opposizione suggerisce: «un referendum abrogrativo».


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