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Unità: Insegnanti e genitori uniti chiedono a Fioroni il ritiro del decreto sul recupero

Affollata assemblea nello storico liceo Mamiani di Roma. I tempi per tenerli sono impossibili. Molti dirigenti scolastici vogliono fare gli scrutini in agosto

07/03/2008
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l'Unità

di Marina Boscaino/ Roma

Liceo Mamiani di Roma, ieri. La normativa emanata dal ministro Giuseppe Fioroni sulle modalità di recupero dei debiti scolastici continua ad alimentare disagio e perplessità tra gli insegnanti. Un’assemblea cittadina delle scuole di Roma (cui hanno partecipato insegnanti e genitori) ha portato alla luce il malcontento rispetto ad una soluzione (prevista dal DM 80 3.10.2007 e dall’ OM 92 5.11.2007) che le scuole italiane hanno accolto con difficoltà, chiedendone sostanzialmente il ritiro in tempi rapidi. Diversi sono gli elementi di criticità di quell’ordinanza ministeriale. A cominciare dai tempi di emanazione, per non parlare delle surrettizia riproposizione dell’esame di riparazione.
La data, quella del 5 novembre, per chi lavora nella scuola, configura automaticamente un momento dell’anno scolastico in cui il famoso Pof (il Piano dell’Offerta Formativa) e la contrattazione sono già stati individuati nelle sedi deputate. Tempi stretti, perché il problema era stato quello di fornire un appiglio ad un precedente provvedimento, che aveva stabilito che i debiti non sanati avrebbero impedito l’ammissione all’esame di Stato (norma che andrà a regime dal prossimo anno scolastico, legge 1 11/1/07).
Molti dirigenti scolastici, interpretando alla lettera l’ordinanza ministeriale, intendono prevedere l’attività di recupero e di scrutinio finale dei "rimandati" entro il mese di agosto. A questa interpretazione si oppongono le famiglie (impossibilitate, nell’incertezza, a fare previsioni sulle ferie) ma soprattutto gli insegnanti, che hanno fatto appello a istanze sindacali ben precise, relative alle proprie ferie e agli organici (che verrebbero definiti in seguito allo scrutinio finale, dunque nel mese di settembre; e a quegli stessi esiti sarebbe appesa - sempre più precaria, perché sempre più procrastinata nella sua definizione - la sorte dei numerosissimi precari, ulteriormente conseguente alla definizione degli organici). A questa interpretazione rispondono una serie di fax, che recitano che si "possa tenere conto di particolari situazioni differenziate da scuola a scuola, da classe a classe"; sarebbe pertanto possibile procrastinare le pratiche a settembre, senza risolvere però il problema di organici e precariato.
Intanto le scuole si sono organizzate, tra mille difficoltà: attivando i corsi di recupero in tempi, modalità contratti, che registrano il fallimento della cosiddetta "scuola dell’autonomia". Considerati i termini, si sottopongono alunni teoricamente "deboli", bisognosi di una cura sollecita e distesa a veri e propri tour de force: ragazzi disagiati messi insieme a ragazzi di altri gruppi classe altrettanto disagiati e con programmazioni che tendono a far fronte a criticità differenti. Siamo convinti che questa sia didatticamente la soluzione più adeguata? Consideriamo, poi, che tenere una scuola aperta il pomeriggio significa conciliare una serie di variabili: attività già previste dal Pof e potenzialmente frequentate dagli alunni da "recuperare"; pagamento del personale Ata per il controllo e la sorveglianza; difficoltà di combinare la contemporaneità di corsi diversi, ai quali non di rado potrebbero dover partecipare gli stessi alunni che hanno accumulato debiti in diverse discipline. Per quanto riguarda l’organizzazione estiva, incombe come un macigno la possibilità dell’esternalizzazione, qualora i collegi non riescano a trovare in sé negli elenchi di precari, referenti professionalmente qualificati.


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