Unità: In tempi di crisi lo sciopero è un lusso
La devastazione della scuola inizia con l’impoverimento di chi la fa
di Fabio Luppino
Lo sciopero è un lusso in tempi di crisi. Il ministero dell’Istruzione anche l’altro ieri ha fatto l’agit prop delle basse adesioni dei prof. E, stavolta, i dati ufficiali non sono così distanti dal vero. Ma quella percentuale non indica l’affetto che gli insegnanti hanno per il ministro. Nient’affatto. Indica, invece, lo stato di frustrazione. In molte case di insegnanti si è deciso di non scioperare, pur condividendo i motivi della protesta. Perdere altri sessanta euro oggi dopo averne già persi centoventi sarebbe stato per alcuni un sacrificio insopportabile.
È duro dirlo, è duro per i docenti farlo, ma è così. La devastazione della scuola inizia con l’impoverimento di chi la fa. I «nuovi proletari» - come li ha definiti Fabio Mussi- stanno tenendo sui principi, ma sempre più faticosamente. Milletrecento euro al mese non fanno la felicità, con molti di loro, precari, che con la fine di questo anno scolastico già sanno di non poterli avere più, per i tagli poderosi inferti alla scuola dal governo.
Chi non aveva, oggi sa che deve ancora aspettare, benché la Gelmini si era presentata sventolando futuri stipendi da favola per gli insegnanti. Senso di responsabilità, naturalmente, perché la fase lo richiede. Ma anche qualità, formazione, attenzione, cinque in condotta, regolamenti attuativi, corsi di recupero, sostituzione del collega perché non ci sono più soldi per le supplenze, capire l’adolescente che si presenta piangendo, senza sapere perché.
Scuola, scuola, scuola. Così ha detto Dario Franceschini assumendo l’incarico di guida pd. A settembre arriva l’ora della verità, anche per la politica che non vuole essere velleitaria. In tre mesi si riscrive l’ordinamento della scuola superiore. La Gelmini ha le sue idee -mercoledì, per dire, era alla Mediolanum university. Se i democratici ne hanno di alternative è bene che sulla scuola si sporchino le mani fino in fondo.