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Unità-In rete la camera Cococo

In rete la camera Cococo Bruno Ugolini C'erano una volta e ci sono ancora le Camere del lavoro. Sono, per la Cgil, il motore che produce idee, obiettivi, anima per il movimento dei lavoratori....

29/08/2005
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l'Unità

In rete la camera Cococo

Bruno Ugolini

C'erano una volta e ci sono ancora le Camere del lavoro. Sono, per la Cgil, il motore che produce idee, obiettivi, anima per il movimento dei lavoratori.
Sono strutture organizzative nate all'inizio del secolo scorso e via via evolute, seguendo i mutamenti del mondo del lavoro. Oggi devono tra l'altro fare i conti, oltre che con la crisi occupazionale, con un esercito disperso in mille rivoli, l'esercito dei flessibili, dei precari, degli atipici. Donne e uomini, giovani ma anche anziani spesso irraggiungibili. Con loro è assai difficile l'azione di proselitismo (come si diceva una volta, anzi come si faceva una volta, visto che oggi l'usanza spesso è purtroppo lasciata in disparte).
C'è, però, uno strumento che può supplire o essere la premessa all'indispensabile contatto umano, alla discussione faccia a faccia. È la rete telematica, Internet con tutte le sue diavolerie. Un potente mezzo a disposizione del sindacato.
E di tutto questo si è discusso in un convegno a Milano, svoltosi alcune settimane or sono e voluto dal Nidil, il sindacato delle nuove identità lavorative. Il titolo della benemerita iniziativa era: "Il sindacato nella rete. Come dialogano, s'incontrano, s'informano, si organizzano i lavoratori attraverso Internet".
Una ventata di modernismo, un rincorrere la moda del momento? È stato uno studioso come Patrizio Di Nicola, ordinario di Sociologia all'Università La Sapienza di Roma, a rammentare che il movimento sindacale si è sempre posto come primo compito quello di contattare i lavoratori, di fare opera d'informazione. Ed ha citato l'esempio dei macchinisti dei ferrovieri che cento anni or sono tra una stazione e l'altra diffondevano volantini e notizie.
Oggi le tecnologie propongono le autostrade digitali.
Quelle che si possono percorrere per raggiungere i collaboratori a progetto, gli interinali, coloro che girovagano tra un contratto a tempo e un altro. Oppure i lavoratori della frantumazione produttiva, quelli dispersi in migliaia di piccole aziende decentrate.
Oppure ancora quelli che portato lo stesso marchio sulla tuta ma lavorano in Francia, in Germania, in Olanda, in America, in Asia, i lavoratori globalizzati. C'è una geografia tutta da esplorare fatta d'innumerevoli aziende che si chiamano, appunto "a rete". Anche il sindacato può costruire la sua rete interconnessa.
È quello che sta provando a fare il Nidil, dando vita ad un sito (www.lacittadeilavori.it) che vuole essere un luogo d'incontro e d'aiuto, una specie di camera del lavoro virtuale per Co.co.co. e affini.
Dentro troviamo una serie di servizi interessanti come le offerte di consulenza, come il calcolo della retribuzione netta per conoscere qual è il giusto compenso, il calcolo dell'indennità di malattia, il calcolo dell'indennità di maternità.
Un altro programma particolare ("Diamante") renderà possibile auto-analizzare, dal sito del Nidil, le proprie competenze professionali, onde capire se sia possibile aprire nuovi orizzonti o compilare un migliore curriculum personale.
Ha spiegato Davide Imola, della segreteria nazionale a "Rassegna sindacale": "Qui un lavoratore può fare tutte le cose che, normalmente farebbe in una Camera del lavoro fisica, vale a dire utilizzare il sindacato non solo come fonte d'informazione e strumento di servizio ma anche luogo di tutela collettiva e auto-organizzazione per chi non ce l'ha".
Un giorno dalla "Città dei lavori" si potranno organizzare vere e proprie assemblee di lavoratori, discutere direttamente nelle Chat, passare insomma ad una fase più interattiva. La fase in cui non si ascolta solo il "verbo" del dirigente sindacale, ma si esprimono le proprie opinioni, magari si partecipa in prima persona all'evolversi di una trattativa.
Già in questo senso si stanno muovendo altre iniziative come la mailing list "Atipici a chi", che ha debuttato nel 2002 (suggerendo il titolo a questa nostra rubrica) e che ora ha mille partecipanti. Un'altra mailing list si chiama ("Arte officina") ha 400 frequentatori iscritti ed è rivolta a chi opera nei beni culturali.
È un vero e proprio confronto di massa che passa attraverso il ciberspazio. Uno strumento, come osserva Davide Imola, capace di innescare una consapevolezza dei propri diritti. Un modo per non far sentire soli quei tanti che passano le loro giornate da collaboratori "a progetto" o non a progetto, magari inchiodati ad un computer.
Per rompere l'isolamento del popolo dei flessibili, e aiutarli a rintracciare le strade di un'uscita da una situazione insostenibile, senza aspettare i miracoli di un benevolo San Precario.

ATIPICIACHI


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