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Unità: In piazza contro Mariastella: la mattina al ministero, poi la notte bianca

Una giornata di lotta a staffetta. Gli insegnanti, i precari «sissini», i genitori. Ma anche tanti bambini

03/10/2008
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l'Unità

di Massino Franchi / Roma

SULLE SCALINATE del ministero ci sono quattro generazioni. Dai bimbi delle elementari ai loro genitori, dalle precarie storiche che finalmente hanno una catte-
dra alle maestre più esperte, si riunisce quel mondo della scuola che è poi l’intera società.Tutti assieme contro un ministro che vuole imporre i tagli del maestro unico spacciandoli per un aumento dell’offerta formativa. Il «No Gelmini day» riempie le gradinate bianche di viale Trastevere: una protesta colorata, chiassosa, ma allo stesso tempo decisa.
Marco, biondino di 9 anni dalla faccia sveglia, la mette sul pratico. «A scuola mi diverto e ci voglio andare anche il pomeriggio - dice deciso mentre gonfia palloncini sotto lo striscione "La mia scuola dice no” -. La Gelmini vuole farmi stare a casa il pomeriggio ma io mi rompo». Di maestre ne ha ancora due; quella di italiano è Graziella che insegna alle elementari (ora primarie) dal 1992 dopo quasi un decennio di precariato. «Questa riforma della Gelmini è molto peggio di quella della Moratti. Qui ci sono solo tagli e si cerca di giustificarli con questa follia del maestro unico che rovinerà la vita dei bambini e delle loro famiglie. La Moratti almeno aveva un’idea simil-pedagogica; sbagliata, ma almeno era un’idea. La Gelmini fa quello che gli dice Tremonti: risparmiare a tutto spiano». L’altra maestra di Marco è Giovanna. È più giovane e si occupa dell’ambito matematico scientifico. «Ho una classe a tempo pieno, ora lavoro 22 ore a settimana con 4 ore di compresenza insieme alla collega. Questo ci consente di portare avanti tante attività come le uscite didattiche, le gite, i corsi di recupero. Tutte cose che con il maestro unico non si potranno più fare». Ma il suo cruccio più grande è un altro. «Non mi sento in grado di insegnare italiano, non ho la preparazione per farlo. Se sarò costretta non potrò fare altro che limitarmi ai dettati, e i primi a perderci sarebbero i miei alunni».
Di questa generazione fanno parte anche le mamme. Ce ne sono parecchie, ma non tante quanto ce ne vorrebbero essere. «Molte non sono potute venire perché lavorano - spiega Alessandra, un figlio in quarta elementare a Roma centro - Io sono qua anche per loro. Ho la fortuna di avere i nonni e posso "parcheggiare i figli" il pomeriggio, ma sono una privilegiata: quasi tutte le altre sono disperate, rischiano di dover cambiare lavoro o magari di perderlo».
Dopo un’ora di canti, cori e palloncini arrivano gli studenti del IX (e ultimo) ciclo delle Siss, Scuola secondaria di insegnamento superiore, la quarta generazione coinvolta in questa battaglia. Sono circa 11 mila, hanno fra i 20 e 30 anni e vengono da tutt’Italia. Da mercoledì sono un po’ più sollevati. Un emendamento, presentato dal Pd, è stato approvato. Prevede il loro ingresso nelle graduatorie delle classi di concorso. Non saranno più in coda, ma gli verranno riconosciuti i punti dell’abilitazione (42) più quelli per i dottorati e gli anni di supplenza. È il cosiddetto «inserimento a pettine". Danilo, romano 27enne è contento fino a un certo punto. «Sì, se passa l’emendamento abbiamo ottenuto di diventare qualcosa: diventare precari. Il massimo a cui possiamo puntare è una supplenza annuale». Si prendono la scena, ma cercano comunque di tenere insieme la lotta. «La vostra battaglia è la nostra battaglia - dice al megafono un portavoce dell’Anief (Associazione insegnanti ed educatori in formazione - . La scuola della Gelmini è più povera, più classista e più ingiusta: lottiamo insieme contro il maestro unico».
Diverse scuole hanno organizzato la notte bianca contra la ministra. Musica, danze multietniche e altri spettacoli: all’elementare Giovanni Battista Basile, Torre Angela, è stata soprattutto una festa per centinaia di persone, soprattutto bambini, che hanno partecipato con genitori e maestri per ribadire il no alla riforma del ministro dell’Istruzione. Che insiste: sono solo piccole frange.


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