Unità: In piazza 300mila «no» agli esami di riparazione
Cortei in 130 città: «Non è un “vaffa-day”, ma vogliamo più risorse» Il ministro Fioroni «risponde»: saldare i debiti è un vostro interesse
di Roberto Monteforte / Roma
BASTA con la scuola Cenerentola e più risorse in Finanziaria anche per la ricerca. Quindi un «no» secco al decreto che reintroduce a settembre l’esame di riparazione e cancella «debiti formativi», e «no» al numero chiuso per l’accesso all’università. Su questi
obiettivi gli studenti ieri sono scesi in piazza in 130 città italiane. Monta la protesta contro il ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni. Ad organizzarla le organizzazioni studentesche Rds, Udu, Studenti di sinistra e StudentSX. Massiccia la partecipazione, anche se è guerra delle cifre. Trecentomila in piazza secondo gli organizzatori. Cinquantamila per le forze dell’ordine. Con qualche momento di tensione, in particolare a Ferrara. Roma è stata la città dove hanno sfilato più studenti (secondo l’Udu circa 30mila, mentre per la Questura 20mila). Ma si sono visto cortei numerosi anche a Milano, Torino, Padova, Genova, Napoli, Potenza, Bari e Palermo. Bersaglio degli slogan sono stati i ministri Fioroni, Mussi e Padoa-Schioppa. Al centro delle manifestazioni di Napoli e Palermo vi è stato il tema della sicurezza scolastica e dell’ampliamento di aule e laboratori.
Gli organizzatori hanno voluto prendere le distanze da coloro che hanno associato l’evento ad un vaffa-day: «La nostra non è una giornata all’insegna del vaffa - hanno chiarito - che è definizione dalla quale prendiamo le distanze in quanto fuorviante e riduttiva di una piattaforma che presenta punti di criticità sull’operato dei ministri dell’Istruzione, Giuseppe Fioroni, e dell’Università, Fabio Mussi, ma che tenta di portare in piazza proposte costruttive in vista di un prossimo confronto». E, infatti, avanzano le loro richieste i giovani. Oltre ad una nuova legge nazionale per il diritto alla studio e alla destinazione di risorse per scuola e ricerca chiedono, a proposito dei debiti formativi, «che i corsi di recupero vengano fatti a scuola senza interferenze di privati, con tempi del recupero sostenibili perché - dicono - debiti e crediti non possono essere un calcolo algebrico».
Il ministro li riceverà mercoledì prossimo, ma già ieri ha assicurato loro che la «scuola garantirà i corsi e che la valutazione finale del superamento delle lacune spetta al consiglio di classe che valuta lo studente nel suo complesso e nel suo percorso di impegno». Ma Fioroni ha anche chiesto un’apertura di credito: «Non posso chiedere ai ragazzi di condividere tutto oggi ma chiedo di darmi la disponibilità a ripensarci domani, magari quando cercheranno un lavoro» nella convinzione che «la finalità dell’obbligo di saldare i debiti formativi è nel loro stesso e unico interesse». Non basta per gli studenti che hanno giudicato «insoddisfacente» e «superficiale» questa sua prima risposta. Anche se non sono mancati gli apprezzamenti da parte della Sinistra Giovanile. Ma la protesta continua. Oggi in piazza ci saranno i giovani vicini ad An che insistono per l’abrogazione della nuova formula dei recuperi e contro l’obbligatorietà dei libri di testo.