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Unità-In nome di un welfare dalla parte dei bambini

In nome di un welfare dalla parte dei bambini ANNA SERAFINI ANDREA RANIERI Marcello Bernardi introducendo il libro di Penelope Leach "Il mondo dei bambini" si domandava: "Ma chi sono i bambi...

23/07/2004
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l'Unità

In nome di un welfare dalla parte dei bambini

ANNA SERAFINI ANDREA RANIERI

Marcello Bernardi introducendo il libro di Penelope Leach "Il mondo dei bambini" si domandava: "Ma chi sono i bambini?.
I cuccioli della specie umana? Individui diversi, pur restando complessivamente adorabili (ma qualche volta un po' seccanti)? Individui acerbi che devono maturare? Coronamento della sessualità di coppia? Accessori, in un certo senso indispensabili, della compagine familiare? Simboli delle nostre qualità personali e sociali? Apprendisti? Eredi? Continuatori della specie? Destinatari di investimenti emotivi ed economici? O che altro?
Penelope Leach dà la risposta più semplice: sono persone, con tutti i diritti di tutte le persone.
Semplice, questa risposta, ma straordinariamente impegnativa e imbarazzante".
Ed è effettivamente impegnativo anche decidere, come stiamo facendo, di fare dei nidi e delle scuole dell'infanzia il terreno privilegiato per affermare i diritti di ogni bambina e bambino a non essere oggetto di disuguaglianze che provengano dalle condizioni economiche, sociali, culturali, familiari e del contesto sociale in cui vivono.
L'insieme delle idee che riguardano l'infanzia e l'adolescenza non possono essere colte isolandole dal contesto sociale. Esse sono connesse ai fenomeni economici, demografici, politici: hanno una storia, non sono state costanti.
Il dato demografico dei paesi occidentali, a partire dall'Europa, costituisce un fattore di novità che a sua volta determina, in modo assolutamente significativo, il modo di intendere l'infanzia e l'adolescenza, i concetti di tutela e diritti, la genitorialità e i servizi socio-educativi.
L'Italia è il paese del mondo con la minore incidenza di bambini di 0-14 anni nella popolazione. Il nostro paese è un caso.
Oggi porre la questione demografica significa, per il nostro paese, creare le condizioni reali perché si possa liberamente scegliere la maternità e la paternità, in definitiva perché si possa esercitare un diritto.
Nella società italiana, parallelamente alla diminuzione delle nascite e alla connessa rarefazione dei bambini, si sono venute affermando due tendenze, nel modo di concepire l'infanzia, che, se partono da dati reali, tuttavia nascondono delle insidie.
Una è quella della drammatizzazione delle condizioni dei bambini, sempre più avvertiti come centro di rischi e preoccupazioni, piuttosto che di possibilità e potenzialità.
La seconda è quella dell'ingessatura, anche istituzionale, di tutto il processo di vita dei bambini, sempre più segnato da tappe, ambienti, esperienze e perfino amicizie rigidamente precostituite dagli adulti e sottoposte alla loro incessante vigilanza.
In una società di pochi, pochissimi bambini, - a partire dall'organizzazione delle città - la frequentazione, il gioco, le esperienze comuni tra bambini non si compiono più in modi pressochè naturali e spontanei. In una società in cui i bambini sono pochi innanzi tutto per se stessi, il rapporto bambini-bambini deve essere centrale e prioritario nello stesso processo educativo e formativo, dal quale rischia invece di venire emarginato sull'onda di spinte sempre più esplicite e pressanti alla precocizzazione dei bambini e all'anticipo della fuoriuscita dall'infanzia
Su questo punto nodale non potrebbero essere più nette le differenze tra centro-destra e centro-sinistra. Il filo conduttore delle proposte del Governo, dalla Moratti a Castelli, ruota intorno alla restrizione dell'identità, dello spazio e del tempo dell'infanzia e dell'adolescenza.
Ne sono esempi significativi, in primo luogo, l'anticipo delle diverse tappe del percorso educativo, che inizia dall'anticipo a due anni e mezzo delle scuole dell'infanzia e si conclude con la riduzione dell'obbligo e del tempo delle scelte successive.
Il centro-destra, in effetti, ha agito in modo opposto ai principi della Carta dell' '89. È come il filo di un gomitolo: più filo si è avvolto - inteso come filo dei diritti - nell'azione dei governi del centro-sinistra nazionali e locali, più il filo si è srotolato con il governo di centro-destra. Si è cominciato dallo smembramento delle competenze, si è proseguito con l'eliminazione del Fondo vincolato per le politiche dell'infanzia e lo svuotamento delle leggi 285 e 328, e infine oggi con la riduzione del 10% delle risorse destinate agli Enti Locali scatta un vero e proprio campanello d'allarme per la salvaguardia dei servizi che tutelano l'infanzia e l'adolescenza.
La debolezza delle politiche a sostegno dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza va di pari passo con la debolezza delle politiche pubbliche per il destino futuro del paese. Le famiglie vengono enfatizzate come centrali, in realtà l'unica centralità che si consegue è la loro solitudine.
E, conseguentemente a questo impianto, il governo tende a delegittimare l'insieme delle figure sociali, il cui lavoro è frutto di enormi competenze e generosità, che tutelano e promuovono i diritti dell'infanzia e sono centrali nell'assicurare un rapporto aperto, costruttivo tra famiglia-società, famiglia-stato.
È la fiducia che oggi manca. Tutte le indagini, a partire dal Censis, dicono che la maggior preoccupazione delle famiglie riguarda il futuro dei figli. La difficoltà del paese, i segnali di declino non si possono fronteggiare, se non c'è un salto nella consapevolezza che il ripiegamento economico, sociale e culturale è anche il frutto di questa fiducia incrinata. Ci vuole un welfare forte per ridare fiducia ai genitori.
Il futuro dei loro figli riguarda ognuno di noi, la genitorialità diffusa è questo: è il senso di una comunità, che, contro ogni egoismo, sa che il benessere di ogni bambino è qualcosa che la riguarda, che il suo futuro è una scommessa e un impegno di tutti.
Il salto, nella cultura della politica dei DS, e nel centro-sinistra, consiste nel riconoscere il legame stretto che esiste tra modello sociale e welfare per i bambini e gli adolescenti.
Perché lo stesso federalismo non acuisca le differenze sociali tra bambini e quelle tra bambini del nord e del sud è necessaria una interpretazione dell'articolo V che aiuti ad indicare priorità precise, essenziali - nutrite da valori, e produttrici di programmi, puntuali e graduali, di realizzazione.
(1/continua)


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