Unità: Il rettore Marinelli batte cassa e taglia i corsi
Inaugurazione dell’anno accademico. Il vicepremier Rutelli: «Siete autonomi, datevi da fare»
di Edoardo Semmola/ Firenze
L’UNIVERSITÀ piange miseria e batte cassa. Il governo risponde responsabilizzando le autonomie dei singoli atenei. Perché la coperta è corta. Da un lato abbiamo il rettore dell’ateneo fiorentino, Augusto Marinelli, che registra il pericolo: «Il bilancio presen-
ta gravissime difficoltà dovute principalmente alla mancata copertura degli incrementi del costo del personale: è necessario che lo Stato faccia la sua parte in quanto esiste un rischio concreto di dissesto finanziario per molti atenei». Dall’altra il ministro Rutelli che invita le autorità accademiche a non addossare tutti gli impegni sulle spalle del governo: «Gli atenei sono amministrazioni autonome: ognuno deve dare il suo contributo». Il teatro del confronto è fra i più solenni: l’inaugurazione dell’Anno accademico 2007-2008 che ieri, in Palazzo Vecchio, ha avuto come cornice il Salone dei Cinquecento. La parte del leone la fanno però i bilanci. Tanto che l’anno scorso Marinelli per tirar la cinghia e criticare Roma l’inaugurazione la fece saltare.
Meno attenzione semmai alle tasse, tema sentito da studenti e famiglie. Non a caso anche quest’anno le rappresentanze studentesche hanno chiesto l’abbassamento dei balzelli. «Faccio appello al Ministro Rutelli affinché non permetta l’innalzamento del tetto delle tasse dal 20 al 25% come suggerito dal patto stilato tra la Conferenza dei rettori e il ministero dell’Economia» come ha ribadito il rappresentante di “SU! – Sinistra Universitaria” Alessio Branciamore, dopo aver ricordato che «il nostro ateneo ha un deficit di 57 milioni di euro di cui 25 milioni strutturali». E come chiedono anche i cugini “Studenti di Sinistra” rimasti fuori da Palazzo Vecchio per protesta.
E Rutelli, lodando il lavoro del ministro dell’Università Fabio Mussi, ha auspicato che si ponga «un limite allo sviluppo urbanistico». Meglio concentrarsi più energicamente sullo «sviluppo dei saperi». «L’Italia deve smettere di considerare la cultura come fosse il “petrolio” delle nostre comunità, in modo così dozzinale – ha spiegato il ministro – Mentre deve iniziare ad investire su questo patrimonio di scienza, di storia, di cultura, che non è altro se non la capacità di riprodurre i saperi del tempo attraverso il merito e il talento».
Di contro il rettore ha illustrato un piano di risanamento, non sul terreno economico, ma su quello didattico: l’intenzione di «correggere e razionalizzare l’eccessiva articolazione dei corsi di laurea con un taglio di circa il 30%» dei corsi stessi andando poi a creare una specifica figura di «studente part-time», cioè quello studente che scivola gravemente fuori-corso a causa della scelta di non vivere l’Università come unica dimensione esistente durante il periodo di studi. E infine la creazione di un “codice etico” all’interno dei lavori di revisione dello Statuto.