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Unità: Il questionario di Gelmini, a "caccia" di emigrati

Prova Invalsi: la rilevazione sull’apprendimento si trasforma in un test «socio economico». Una schedatura delle famiglie con richieste sulla professione dei genitori e la provenienza

14/04/2010
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l'Unità

È una valutazione ambigua ma, il questionario distribuito dal ministero alle scuole e finito nel diario dei bambini per essere compilato dai genitori, nasconde una convinzione: gli insegnanti sono una truppa. Scuola e prova Invalsi, rilevazione degli apprendimenti per l’anno scolastico in corso. L’Istituto è sotto stretto controllo dall’”Istruzione” di Gelmini e serve ad accertare le conoscenze degli studenti italiani. Due prove scritte obbligatorie da svolgersi nel mese di maggio di Italiano e matematica per gli studenti della seconda e quinta elementare e anche per i più grandicelli della prima media, tutti seduti rigorosamente uno per banco per evitare suggerimenti. I bambini frequentanti la seconda elementare verranno anche sottoposti ad una prova di lettura, non davanti alle proprie maestre ma ad osservatori esterni, esponendoli così ad un possibile insuccesso. Ma non è tutto. Proprio in questi giorni e con largo anticipo rispetto alle prove Invalsi, le scuole su “ordine” del ministero stanno consegnando un questionario da compilare a cura dei genitori le cui domande non hanno nulla a che vedere con la didattica né con la valutazione delle conoscenze e dei saperi. La scheda in realtà serve per individuare la provenienza “socio-economico- culturale” dei singoli studenti. Indagine statistica che spetterebbe all’Istat e non all’Invalsi. Pertanto, è una schedatura delle famiglie e, ancora più inquietante, si insiste con la “persecuzione” dello studente immigrato. Di lui si vuole conoscere tutto: se è nato in Italia e l’arrivo in Italia; se ha frequentato l’asilo nido e la materna. Mal’obiettivo finale di tutto questo è anche un altro: attraverso il solo risultato degli alunni, il ministero intende valutare in modo indiretto ogni singola scuola pubblica e i loro docenti.

IL QUESTIONARIO E LA PROTESTA. Le domande sugli studenti sono per lo più dirette a raccogliere informazioni sugli stranieri. Per quanto riguarda i genitori italiani e non, si “spulcia” indirettamente sul reddito di mamme e papà. Il ministero accorpa arbitrariamente categorie di lavoratori secondo un’idea piramidale della società ancora ferma all’era Gentile. La classifica si apre con il “disoccupato” ma non c’è traccia del precario o dell’informatico e co.co.pro. L’insegnante è equiparato alla truppa. Il docente universitario all’ufficiale militare. E così via. Fino alla “chicca” sui titoli di studio superiore al diploma: si cita l’Isef, che non esiste più. Le prove Invalsi a tutela della privacy sono rigorosamente anonime, sui singoli fascicoli compare solo un codice numerico identificativo del plesso, del livello di classe frequentata e della sezione dello studente. Ma in un circolo didattico di Roma, il dirigente ha consegnato alle famiglie la scheda con lo spazio per il nome e il cognome dell’alunno, oltre la classe e la sezione. Da qui la protesta delle famiglie: «Consegneremo la scheda in bianco o incompleta»..


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