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Unità: Il pubblico impiego propone un patto al governo Prodi

Feroce lotta agli sprechi, ma niente tagli. Oggi pranzo premier-Cgil,Cisl,Uil

28/07/2006
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l'Unità

di Felicia Masocco / Roma

FACCIAMO UN PATTO o sarà conflitto. I sindacati del pubblico impiego giocano d’anticipo, sanno che il governo deve risparmiare sulla spesa e che sui servizi pubblici, con i loro 3 milioni e mezzo di lavoratori, potrebbe calare la scure. Di qui l’offerta di un patto,

approdo di un negoziato che Cgil, Cisl e Uil della funzione pubblica chiedono che si apra fuori dal solito schema limitato al rastrellamento puro e semplice di risorse. Ieri hanno presentato una piattaforma. Si legge di «una disponibilità incondizionata ad una feroce lotta agli sprechi» ma anche della «ferma volontà di contrastare e impedire una politica di tagli generali». Seguendo questa filosofia un accordo si può trovare. Se invece l’esecutivo dovesse procedere sulla strada dei tagli punto e basta (già tratteggiata nel Dpef) il prossimo autunno saranno in piazza, ci sarà un «conflitto durissimo» - avvertono - anche fuori dalle regole fissate dalla legge sugli scioperi nei servizi pubblici. Per intenderci, niente preavvisi né limitazioni di sorta. Tanto più che la Commissione di vigilanza sugli scioperi - accusano - si è dimostrata forte con i deboli e debole con i forti. Tassista docet.

L’iniziativa di Fp-Cgil, Fps-Cisl e Uil-Fpl e Uil-Pa ha già avuto il placet delle confederazioni e saranno Epifani, Bonanni e Angeletti oggi a colazione con Prodi, a suggerire di metterla in agenda.

Quattro le questioni da affrontare. A cominciare proprio dalla lotta agli sprechi da sostituire a una politica dei tagli. Questa non coglie, dicono, l’essenza del lavoro pubblico che si traduce in produzione di servizi al cittadino. Un’altra voce è quella delle consulenze, che «nel 2004 - ha detto Salvatore Bosco, segretario della Uil-Fpl - hanno raggiunto quota 1,2 miliardi di spesa e 420mila contratti». Poi c’è il contratto. Sono 3milioni e 200mila i dipendenti in attesa di rinnovo, e qui la richiesta è che in Finanziaria ci sia la copertura necessaria per una richiesta di aumento che oscilla tra il 5 e il 6% (per l’inflazione programmata, la differenza di inflazione del biennio precedente, la produttività). Altra nota dolente è l’occupazione (leggi precariato): nella pubblica amministrazione gli atipici nel 2003 erano 350mila di cui 100mila con contratto a termine. A lungo termine. Di rinnovo in rinnovo si va da una permanenza di 4 anni a un max di 12, è quindi assodato che questi lavoratori servono. Siccome hanno un costo pari ai contratti a tempo indeterminato tanto vale assumerli con una sanatoria. Infine l’allarme pensioni. È il segretario generale della Fp-Cgil Carlo Podda a spiegare che più della metà dei lavoratori pubblici ha il sistema misto o contributivo. Il rischio, è noto, quello di pensioni da fame. «Un sistema così non si regge - sottolinea Podda - manca il pilastro della previdenza integrativa. E se non parte non saremo disponibili ad ascoltare alcuna altra proposta».


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