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Unità: Il professore «Così formiamo cervelli gratis per l’estero»

Lorenzo Foà insegna Fisica «Questi studenti li stiamo illudendo. Nel ’68 chiedevamo di più Ora in ballo c’è solo la sopravvivenza»

28/10/2008
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l'Unità

«Li stiamo illudendo. Pensavano di avere davanti una bella carriera. Si sono impegnati, hanno studiato seriamente e invece non sappiamo che proporgli un futuro neanche da precari, ma da disoccupati». La stanza 26 al primo piano di Palazzo della Carovana in Piazza dei Cavalieri è piccina e piena di carte. Sul tavolo fotocopie, fogli scritti a mano, appunti, libri, un computer e anche un cd su Brigitte Bardot. Lorenzo Foà alla Normale di Pisa insegna fisica. Era già qui, come assistente, nel ’68. «Allora il movimento degli studenti chiedeva più respiro, più libertà, più autonomia. Si collegava al movimento di liberazione delle donne. C’erano speranze e ambizioni. Volevano di più di quello che c’era. Oggi no. Oggi gli studenti protestano non per avere di più, ma perché gli tolgono quelle poche cose che hanno. La base minima per vivere. Oggi la protesta è più triste di allora».
Foà è il responsabile della sezione pisana dell’istituto nazionale di Fisica Nucleare. Studia le particelle elementari. Anche al Cern di Ginevra di cui è stato direttore negli ultimi 10 anni. «Nessuno lo sa, quello è il centro di ricerca più italiano del mondo. Studiosi italiani, fondi italiani». Fra poco potrebbe diventare solo un ricordo. «Oggi ci sono problemi a trovare i soldi anche per le trasferte a Ginevra». Il professore Foà è quasi rassegnato. «A guardare in faccia i miei studenti mi viene male. Si impegnano, sono bravi, scrupolosi e preparatissimi. Lo Stato li prepara. Paga tutto per 8 anni, 5 di laurea e 3 di specializzazione. Ma davanti al nulla che gli offre l’Italia se ne devono andare. Dall’estero ringraziano. Gli forniamo “cervelli” gratis. E così i nostri giovani migliori vivono nella nostalgia e noi, vecchi professori, nel rimpianto». Gli ultimi 5 «cervelli» preparati dal professore Foà hanno già lasciato l’Italia. Santa Barbara, San Diego; Strasburgo; Lovano e Zurigo se li sono presi subito. «Facciamo maturare frutti che colgono altri. E intanto questo ambiente si impoverisce e presto neppure questa nostra Normale sarà più competitiva». Un nuovo professore ogni 5 in pensione vuol dire che tutti quelli che stanno studiando in Piazza dei Cavalieri sanno che il loro domani non è qui, non nell’Università italiana. «E togliendo un futuro ai ragazzi, tolgono il futuro anche a questa scuola».
V.FRU.


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