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Unità-Il male esiste ditelo ai vostri bambini

Il male esiste ditelo ai vostri bambini Luigi Cancrini Marcello Marani Caro Cancrini,approfittando nei giorni scorsi di una foto pubblicata su l'Unità raffigurante un bambino denutrito del M...

03/10/2005
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l'Unità

Il male esiste ditelo ai vostri bambini

Luigi Cancrini
Marcello Marani

Caro Cancrini,approfittando nei giorni scorsi di una foto pubblicata su l'Unità raffigurante un bambino denutrito del Malawi, ne ho parlato con i miei nipotini Nicola di 12 anni e Maria Elena di 11, per dire loro di ricordare, quando fanno gli schizzinosi a tavola la foto di quel bambino. Invece non so cosa fare in relazione alla notizia, che mi ha sconvolto e indignato, della bambina indiana suicidatasi perché la madre non aveva da darle una rupia (che vale appena due dei nostri centesimi), per comperare almeno una volta una semplice merendina. Il primo impulso è stato quello di parlarne anche in questa occasione, ma riflettendoci non so se si tratti di un qualcosa di troppo forte per le loro giovanissime esperienze.
La mia risposta su questo tema è molto netta. Ai bambini e coi bambini di queste cose si deve parlare perché i bambini hanno diritto a sapere, a conoscere il mondo che li aspetta ed in cui devono entrare. Bruno Bettelheim e Melanie Klein, due psicoanalisti che hanno dato un contributo straordinario alla nostra conoscenza sul mondo interno dei bambini, sul loro modo di percepire e di sentire la realtà, hanno segnalato con forza il modo in cui il bambino si misura quotidianamente con le angosce di chi sente la precarietà del suo star bene, l'incertezza e la fragilità dell'adulto da cui dipende. Gonfie di personaggi crudeli e violenti, le fiabe e i sogni portati nelle terapie sono la testimonianza più semplice di questo dato di fatto. Ciò che conta, per il bambino, non è negare l'esistenza del male, è la sicurezza nella possibilità di farcela a non restarne travolto. Piccolo, apparentemente indifeso ma forte della sua fiducia nel fatto che alla fine il bene vince, il protagonista delle favole affronta (Cenerentola come Biancaneve, Red e Toby come Pollicino, Cappuccetto Rosso come Pinocchio) sempre difficoltà importanti prima di salvarsi dalla trappola tesa dai cattivi raggiungendo quello che sono gli obiettivi del suo sviluppo.
Conoscere il mondo, dunque. Conoscerlo nelle sue contraddizioni e nell'ingiustizia della sua organizzazione complessiva. Utilizzando i fatti, le storie esemplari, gli aneddoti per cogliere il senso profondo del problema che abbiamo di fronte. L'immagine della bambina indiana di 12 anni riassume e rappresenta efficacemente l'atrocità spaventosamente diffusa delle situazioni in cui milioni di bambini muoiono di fame. Parlare di lei, raccontare la sua storia che è insieme una piccola storia e il simbolo di milioni di altre storie vuol dire aprire una finestra sulla realtà del mondo in cui il bambino deve comunque prepararsi a vivere. Pensandolo e sognandolo come fanno tutti i bambini del mondo. Proviamo a riflettere insieme sulla complessità del problema legato appunto al sogno e ai sogni che ogni bambino fa sul suo futuro. Partendo dall'osservazione banale, magari, per cui una fantasia estremamente comune oggi, nel mondo ovattato dei bambini che nascono in una famiglia fortunata, è quello di fare, da grande, il veterinario: l'unica sofferenza con cui i bambini vengono in contatto in queste situazioni, infatti, è quella dei piccoli animali. Ebbene, mi chiedo, non sarebbe bello che tornassero, i nostri bambini, a sognare più in grande e a ragionare, sognando, sul modo in cui il mondo in cui viviamo potrebbe essere cambiato da lui? Tornando con questi sogni al tempo in cui si sognava di diventare, da grandi, esploratori, navigatori, paladini o scienziati e immaginando per sé, nel sogno, un ruolo di eroe che combatte la fame e la miseria, la violenza e lo sfruttamento perpetrati a danno dei minori: sogni che nulla tolgono e nulla devono togliere alla meraviglia del rapporto con gli animali e con la natura, ovviamente, ma che semplicemente dovrebbero allargarsi andando oltre il limite del proprio quotidiano più fortunato e più protetto. Il male esiste. Nel mondo e nell' anima del bambino che cresce. Focalizzarlo, riconoscerne le cause e le manifestazioni più pericolose nel mondo di oggi è, a mio avviso, l'unico modo realistico d'aiutarlo a dirigere in modo corretto la sua aggressività e a muoversi in modo adeguato quando la protezione degli adulti non ci sarà più. È per tutti questi motivi che è importante non avere paura di parlare con i bambini di quello che accade nel mondo. Con una avvertenza importante, però, che è una avvertenza di metodo. Parlare di cose serie con i bambini chiede una capacità di gestire il tempo del rapporto con loro cui va data una attenzione speciale. Il problema, quando si parla di cose serie con un bambino, non è evidentemente quello di fare conferenze. Il problema è al contrario, a mio avviso, quello di lanciare dei messaggi e di mantenersi capaci, nel tempo, di garantire una disponibilità reale per l'ascolto delle domande e dei commenti che il bambino farà. Quello con cui il bambino lavora più degli adulti è infatti l'inconscio, il laboratorio in cui si muovono, temporaneamente liberi dal controllo della logica, emozioni e ricordi, percezioni e fantasie: con lo scopo fondamentale di formare i pensieri e le idee su cui si valuta la realtà, si costruisce una immagine di sé e si progetta la vita. All'interno di un percorso di crescita in cui la guida sicura, la base sicura non è quella offerta da chi tenta di orientare il suo pensiero dicendogli quello che deve pensare o decidendo quali sono le cose che lui non deve sentire o sapere ma quella offerta da chi gli apre le finestre di cui ha bisogno per guardare un mondo in cui vivono insieme lui e la bambina indiana. Sostenendolo nello sforzo di crescere. Aiutandolo a diventare piano piano se stesso.

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