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Unità: Il leader An: sì a classi separate. Casini: una decisione razzista

«Me le ricordo le classi differenziali, ci finiva quello un po’ ritardato, ma a volte anche solo il balbuziente...»,

17/10/2008
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l'Unità

Roma

ma.ge.«Me le ricordo le classi differenziali, ci finiva quello un po’ ritardato, ma a volte anche solo il balbuziente...», dice conversando dopo la conferenza stampa il presidente della Camera, che con qualche cronista che ha più o meno la sua età, si lascia andare ai ricordi. Quasi un fuori-onda.

«Quelli che come me hanno più di cinquant’anni lo sanno bene che cos’erano le classi differenziali: oggi davvero sarebbe intollerabile», spiega con l’aria di chi sta per scagliarsi contro la Lega e la sola idea di reintrodurre l’apartheid a scuola.

E però non è così che recita il discorso pubblico di Gianfranco Fini, che ha appena finito di tuonare contro il razzismo, fornendo come all’opinione pubblica concetti «semplici» come la vergogna delle leggi razziali. Sul futuro dei bambini immigrati e di tutti i bambini che frequentano la scuola italiana, Gianfranco Fini invece non ha parole, concetti semplici, argomenti con cui affrontare la Lega e suggerire da terza carica dello stato un paese più moderno. La parola «vergogna» non gli esce dalla bocca. Per riacciarla giù ricorre ad una attenta filologia del testo. «Nel testo della mozione c'è scritto - spiega - che si può prendere in considerazione l'ipotesi per i bambini che non conoscono ancora la nostra lingua di corsi che devono essere necessariamente brevi e transitori per garantire l'effettivo inserimento nella nostra scuola. Impostato così - dice - credo che si tratti di un ragionamento condivisibile, che favorisce l'integrazione. Tutt'altro che xenofobo e razzista».

Questo gli suggerisce la filologia e la coscienza. «Perché è chiaro che se ci fosse scritto invece che per i bambini immigrati si deve tornare a quelle che un tempo si chiamavano le classi differenziali, allora sarebbe davvero intollerabile». E però no: «Non c’è scritto così», ripete Fini: «Davvero».

Quella parola «vergogna» la pronuncia Casini. «I bambini immigrati devono studiare l'italiano e anche i loro genitori, questo è un principio elementare, ma le classi separate sono semplicemente una vergogna», dice l’ex presidente della Camera: «Il principio su cui si regge la democrazia è l'integrazione delle diversità, non la separazione. Io temo che se si continua su questa strada, della demagogia, veramente il razzismo risorgerà, forse come in passato qualcuno pensava di mettere delle stelle di Davide agli ebrei qualcuno teorizzerà di mettere le “i” di immigrati nelle classi separate».


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