Unità: Il gelo dei sindacati: così non va
Epifani: il governo abbia il coraggio di fare una proposta unitaria. Coefficienti, conti da rifare
di Felicia Masocco/ Roma
PUNTI DI VISTA Diviso a chi? Epifani, Bonanni e Angeletti rispondono all’unisono al ministro dell’Economia. Le divisioni, dicono, questa volta vanno cercate altrove. I leader sindacali sanno che ognuno per proprio conto hanno dovuto ingoiare più di una
mediazione per presentarsi uniti davanti al governo a parlare di pensioni, sviluppo, mercato del lavoro. Hanno quindi gioco facile nel rispondere a Tommaso Padoa-Schioppa che da un lato li invita ad avere più coraggio perché la riforma delle pensioni è una via obbligata, dall’altro li spinge «a vincere la battaglia in casa loro, invece che portarla sempre in casa d’altri». «Voglio dire al ministro che noi il coraggio l’abbiamo e che prima di dire al sindacato quello che deve fare provi a chiedere al governo, se riesce, di presentarsi con una posizione sola - ribatte Guglielmo Epifani -. Quando l’avrà saremo in grado di fare l’accordo in un giorno», azzarda mostrando tuttavia disponibilità a discutere del sistema previdenziale. Il segretario della Cgil parla ad una platea di giovani delegati della Cgil, mentre a palazzo Chigi il ministro del Lavoro illustra la proposta che dovrebbe essere di tutto il governo. Impegnati altrove anche Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, il primo dice che «è il governo che parla con una lingua biforcuta», Angeletti chiede «maggiore trasparenza». E c’è chi come il segretario della Fiom Gianni Rinaldini ritiene che il sindacato debba mobilitarsi se dovesse passare la linea Padoa-Schioppa.
La babele di voci rischia di far passare in secondo piano il merito del negoziato che è poi quello che interessa milioni di italiani. Al tavolo il ministro dell’Economia ha ribadito il proprio impianto, va da sé che il confronto parte in salita. Questo nonostante lo spiraglio aperto da Cesare Damiano sui coefficienti di trasformazione che saranno discussi ad un tavolo ad hoc verificando le cifre di partenza e l’impatto che avrebbe il provvedimento. Sull’innalzamento dell’età Cgil, Cisl e Uil sono pronte a discutere con tutte le cautele del mondo, gradualmente e, ed escludendo i lavoratori in attività usuranti che come spiega Epifani «non possono restare al lavoro un giorno di più». Il taglio dei coefficienti è invece totalmente inviso. La cornice presentata da Damiano viene quindi considerata «non negativa» da Morena Piccinini che siede al tavolo per la Cgil. «Consideriamo che sia un fatto nuovo - spiega - che si dica che sui coefficienti si verificano i numeri. Noi pensiamo che non ci si possa basare su un aumento del Pil all’1,3% e crediamo che il numero degli immigrati sia sottostimato. Crediamo anche che la propensione al pensionamento sia calcolata male e che le riforme abbiano prodotto più risparmi di quelli preventivati. Chiediamo quindi di rivedere i conti». Calcolando, calcolando si intravede quello che Luigi Angeletti chiama «congelamento» e in quanto tale «potrebbe essere una ipotesi perché applicarli così sarebbe una vera e propria ingiustizia. Se li congelano accolgono una parte delle nostre richieste», dice il leader della Uil. «Damiano dice che il calcolo dei coefficienti dovrebbe tener conto del cambiamento del mercato del lavoro e dell’impatto sui giovani. Non è ancora soddisfacente, ma è una modifica della posizione constatata fino a oggi», rileva per la Cisl il segretario generale aggiunto Pier Paolo Baretta. Insomma, qualcosa si muove. Anche se non basta. Come del resto è insufficiente la dote di 2,5 miliardi di euro che Tommaso Padoa-Schioppa ha messo sul tavolo per finanziare tutte le misure indirizzate alla spesa sociale e a incentivare la contrattazione integrativa.