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Unità-Il day after dell'Ulivo

Il day after dell'Ulivo di Piero Sansonetti Ieri pomeriggio, verso le cinque, è morto l'Ulivo. In modo clamoroso, spettacolare, solenne. In piena aula della Camera, durante un dibattito sulla gue...

04/10/2002
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l'Unità

Il day after dell'Ulivo
di Piero Sansonetti

Ieri pomeriggio, verso le cinque, è morto l'Ulivo. In modo clamoroso, spettacolare, solenne. In piena aula della Camera, durante un dibattito sulla guerra e sull'impegno militare dell'Italia accanto agli americani. È morto quando Francesco Rutelli si è alzato e ha iniziato a parlare piano piano, con quel suo modo così caratteristico di separare bene le parole e di ammorbidirle. Ha detto: "Per la prima volta da quando sono qui pronuncio un intervento nel quale non cerco di rappresentare tutto il centrosinistra ma solo una parte". Ecco: l'Ulivo non c'è più. Si è presentato al dibattito sulla guerra in Afghanistan con cinque mozioni distinte, tre contrarie all'invio degli Alpini e due favorevoli.
Poi, al momento del voto, ha diviso ogni mozione in due o tre parti, ha votato una parte alla volta, dividendosi, e riaggregandosi, e ridividendosi, tra mille distinguo, precisazioni, malumori, scontetezze, mal di pancia. La conclusione è che i Ds, insieme a Rifondazione e agli altri partiti che sono alla sinistra dei Ds hanno votato contro l'invio degli alpini, mentre la Margherita e i partiti che sono vicini alla Margherita hanno votato a favore. Una mezz'ora più tardi, nei corridoi della Camera, ha iniziato ad infuriare il dibattito sul tema del giorno: ora, dopo l'Ulivo, cosa sarà del centro-sinistra?:
Tra i nemici dell'Ulivo si maramaldeggiava. Si diceva: "addio Ulivo, addio centro-sinistra, l'opposizione non c'è più, non ha più gruppi dirigenti, idee, senso della nazione". Ma anche dall'interno dell'Ulivo (dell'ex-Ulivo) si levavano voci disperate, critiche, autocritiche, furiose: non siamo più una coalizione, restano solo macerie, tutto da rifare, anni butatti al vento..."
In realtà l'Ulivo è un albero politico che muore spesso, e spesso rinasce. Morì una prima volta quasi prima di essere piantato, nel '#8216;95, quando Prodi era già candidato virtuale ad essere il premier del centrosinistra ma poi saltò tutto per via di una candidatura di Maccanico che spinse il futuro premier al ritiro. Poi la cosa si risolse, ma l'Ulivo fu dichiarato di nuovo morto alla fine del '#8216;98, quando Prodi perse la maggioranza alla Camera e fu sostituito da D'Alema con l'appoggio di Mastella. E per la terza volta le campane suonarono a morto un anno e mezzo fa, dopo la sconfitta elettorale del 2001. Questa è la quarta morte: sarà quella definitiva? Difficile giurarci.
Però, nel giorno degli allegri maramaldi è giusto anche raccontare da un altro punto di vista la giornata di ieri. Alla Camera non si discuteva di bruscolini ma di mille alpini, da mandare o no nell'inferno dell'Afghanistan, al comando degli americani, per sostituire un plotone di inglesi che probabilmente sarà spostato nel campo di battaglia dell'Irak. Si parlava della guerra. L'Ulivo si è diviso su questo, la maggioranza è rimasta compatta. In realtà l'Ulivo si era già diviso altre volte sullo stesso tema: ai tempi del Kosovo, ai tempi dell'Afghanistan (e la sinistra, che allora non era Ulivo, si divise anche più di dieci anni fa, quando ci fu la guerra del Golfo). In quelle occasioni però i contrari alla guerra erano una piccola minoranza, stavolta sono molti di più. Le altre volte i dissidenti erano abbastanza isolati nel paese, stavolta sono sostenuti da una opinione pubblica che pare sia al 70 per cento contro la guerra e contro nuovi impegni militari dell'Italia, e sono spinti da potenti movimenti pacifisti. Questo ha cambiato il modo di pensare, i giudizi, le scelte, di molti pezzi della sinistra di tutto il mondo, e anche di significativi settori conservatori, come la destra francese. E' solo un fatto negativo? Dividersi su cose così importanti - che implicano concezioni etiche, questioni di coscienza - è solo segno si confusione e debolezza? Chissà se è prova di irresponsabilità - di mancanza di spirito nazionale - il rifiutarsi di fare quadrato col governo per una guerra che non si condivide (c'è persino qualcuno che non condivide nessuna guerra...), o invece lo è di più votare solo per spirito di corpo, per essere più credibili, per accreditare un'immagine moderata.
Quasi nessuno ieri ha ascoltato il dibattito in aula, alla Camera e al Senato. Però vi assicuro che tra le pacate e sofferte argomentazioni di Violante - che pure, nei Ds, non era tra i più contrari alla missione degli alpini - e la debordante retorica di un La Russa, o di un certo onorevole Bricolo (del Biancofiore) c'era una bella differenza. Violante sapeva di cosa parlava, portava argomenti, ragionamenti, idee, citava fatti, ricordava la storia. Bricolo al massimo è arrivato a sostenere, alzando la voce per sottolineare la trovata retorica, che 'enduring freedom', tradotto alla lettera, significa 'mantenimento della pace' (suscitando qualche stupore e un po' di ilarità persino tra i suoi colleghi di partito che credevano di sapere che vuol dire 'libertà duratura').
Comunque, da oggi i rapporti di forza dentro l'alleanza di centro-sinistra sono cambiati. Per due motivi fondamentali. Il primo è che la sinistra interna è più forte nei Ds. La seconda è che invece nella Margherita si rafforzano le componenti moderate, levando spazio ai cattolici radicali. E il nuovo quadro dell'alleanza dovrà ridisegnarsi attorno a questi nuovi equilibri e a queste nette distinzioni tra i due partiti. Ieri mattina, durante l'assemblea del gruppo Ds, Massimo D'Alema ha richiamato il correntone alle sue responsabilità. Ha detto: "Non tirate troppo la corda, imparate a saper vincere". E' una frase molto importante, perché sancisce la vittoria della sinistra interna, in questa fase della battaglia nei Ds, ma al tempo stesso la spinge a nuove responsabilità. Che sono enormi. Da come si comporta la sinistra Ds possono dipendere molte cose. Innanzitutto la possibilità di una forte ripresa dei Ds, e quindi di un assestamento dell'ala sinistra della coalizione (ed è a questo che sta lavorando Fassino). E poi la possibilità di un nuovo rapporto con Rifondazione Comunista, dal momento che stanno cadendo una a una le discriminanti fondamentali che negli ultimi cinque anni avevano tenuto distanti il partito di Bertinotti e i Ds.
Elena Cordoni, deputata ds di fede più o meno dalemiana, ieri sera si lamentava con Fulvia Bandoli: "Nelle piazze mi chiedono sempre, tutti la stessa cosa: unità, unità, state uniti... Cosa vado a dirgli adesso?". La Bandoli (che negli anni passati si è trovata tante volte a votare in Parlamento da sola, unica dissidente, contro la guerra) le rispondeva: "Non possiamo partire dall'unità per ricostruire: partiamo dalle idee, dai giudizi, dai programmi. Dividiamoci, se serve, chiariamoci, confrontiamo le opinioni, poi potremmo allearci e unirci di nuovo..." . Se la Bandoli ha ragione, neanche stavolta l'Ulivo è morto. E' nella bufera, sotto la grandine, i fulmini, il vento e la tormenta: ma siccome è un albero secolare tornerà a dare frutti.


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