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Unità: Il cattivo Natale della Moratti

Luigi Cancrini

22/12/2007
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l'Unità

Immigrazione

Il sindaco Moratti ha deciso di vietare la scuola materna ai figli degli immigrati senza permesso di soggiorno. Succede a Milano, dove il Comune ha appena pubblicato sul suo sito la nuova circolare sulle iscrizioni per le scuole dell’infanzia con delle norme più restrittive di quelle in vigore riguardo ai bambini stranieri. Fino all’anno scorso i piccoli extracomunitari, figli di «clandestini» o i cui genitori, semplicemente, erano in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno, venivano accettati «con riserva».
Per poi venire iscritti formalmente a settembre, quando e se il documento arrivava. Dal prossimo 15 gennaio chi non ha il permesso di soggiorno non potrà nemmeno presentare la domanda per entrare in una delle 170 materne comunali. Dimenticando le leggi che questo Stato si è dato (e il Decreto, in particolare, del presidente della Repubblica numero 394 del 1999) che sanciscono il diritto dei minori stranieri ad entrare nel nostro sistema educativo, quale che sia la condizione giuridica delle loro famiglie. Un diritto che diventa dovere da quando il minore entra nell’età dell’obbligo scolastico.
Il motivo per cui il Comune emana oggi questa misura potrebbe essere legato, forse, all’aumento di richieste per le materne comunali. Le liste d’attesa si fanno più lunghe anno dopo anno e ben 4.737 dei i 21.517 posti disponibili sono stati assegnati, quest’anno, a bimbi extracomunitari. Un iscritto su quattro, in pratica, non è italiano e le statistiche dicono che questa percentuale continuerà a crescere nei prossimi anni, mentre tendono a restare stazionarie le domande da parte delle famiglie italiane che di figli continuano a farne pochi. A Milano come a Roma e in tutte le altre città del bel paese, insomma, i servizi per l’infanzia si occupano sempre di più di bambini che non sono i nostri. Che hanno origini diverse. Di cui la Moratti ci dice che dovrebbero restare per le strade o nelle baracche se i loro genitori insistono nel tenerli con loro.
È davvero difficile non indignarsi di fronte a questo tipo di scelte. Sul piano etico perché (lo dice don Virginio Colmegna, il sacerdote che gestisce, per conto del Comune di cui la Moratti è inutilmente Sindaco, le politiche assistenziali per i campi nomadi) l’obbligo di iscrivere i bambini a scuola (tutti, indipendentemente dalla nazionalità, dalla religione e dal colore della pelle) corrisponde ad un loro diritto sacrosanto, riconosciuto da tutte le grandi organizzazioni internazionali e da tutte le persone che non vogliono vergognarsi, la sera, quando si guardano allo specchio. Ma sul piano delle politiche di prevenzione, ugualmente, come giustamente nota un altro sacerdote di Milano, don Gino Rigoldi, ricordando al Comune ed al Sindaco che negare la scuola ai bambini vuol dire «lasciare in mezzo alla strada dei potenziali futuri sbandati». Aggiungendo al danno la beffa perché proprio il Sindaco che chiede oggi maggiore sicurezza per i suoi cittadini rischia di preparare, seminando un odio travestito da indifferenza per quelli che vuole mantenere diversi da sé, le basi di quella che sarà l’insicurezza di domani.
I fatti sono lì a dimostrarlo, maltrattamenti e soprusi subiti nell’infanzia hanno conseguenze gravi sulla organizzazione psicologica dell’adulto di domani. Negare la scuola materna ai bambini vuol dire colpire in modo duro e cattivo degli innocenti per cui la scuola può essere fondamentale. Insegnando a loro e alle loro famiglie che gli italiani (una parte dei quali sono oggi inadeguatamente rappresentati dalla Moratti) sono dei nemici: selvaggi al punto da non rispettare neppure il diritto dei bambini. Incitandoli all’odio, dunque, ed a comportamenti altrettanto duri e cattivi (quando saranno abbastanza grandi e forti per averli) all’interno di una spirale destinata a produrre, se qualcuno non la fermerà, guai molto maggiori di quelli di oggi.
C’era una volta, 2008 anni fa, una famiglia costretta ad allevare nella clandestinità un bambino di nome Gesù. L’editto di un re, che si chiamava Erode, lo condannava a morte, infatti, se fosse stato trovato. Vorrei partire da questa immagine per fare i miei auguri di un cattivo Natale al Sindaco Moratti e alla sua giunta. Sperando che il rimorso ingombri le loro coscienze (al punto magari da rovinare le loro feste) nel momento in cui avranno il tempo di guardare un presepe. Solo se sentiranno un santo rimorso per quello che hanno fatto, infatti, avranno la possibilità di diventare un po’ più buoni. Riflettendo su quello che direbbe loro, a proposito dei bambini extracomunitari, il bambino Gesù. Mettendoli in crisi fino al momento in cui, pentiti, si ritroveranno in Giunta per annullare la delibera e per decidere che i bambini, clandestini o no, debbono essere aiutati sempre e comunque ad andare a scuola. Anche se questo è solo un sogno, probabilmente, perchè per accettare le parole di Gesù o di chi in nome di Gesù oggi parla (da don Virginio Colmegna a don Gino Rigoldi) due cose sono assolutamente necessarie che la Moratti e la sua Giunta secondo me (ma posso sbagliare) non hanno: l’umiltà di chi riconosce i suoi errori e la buona coscienza di chi crede che gli uomini (o almeno i bambini) hanno (tutti) gli stessi diritti.


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