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Unità: Il 2 giugno di Napolitano: «Solidarietà e unità nazionale»

I giovani..... Il mondo della ricerca, cui proprio guardando in prospettiva, il presidente ha guardato facendo i suoi rilievi alla manovra eco nomica. “Si deve, guardando ai giovani, promuovere una migliore educazione e formazione, fare avanzare la ricerca scientifica e tecnologica

02/06/2010
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l'Unità

Marcella Ciarnelli
E’ l’Italia della solidarietà e della capacità di sacrifici, di un’unità rinnovata a centocinquanta anni di distanza, della capacità di confronto e di dialogo sia da parte delle istituzioni che della società civile davanti alle comuni difficoltà, è l’Italia paese consapevole e “responsabile”, quella a cui il presidente della Repubblica ha rivolto il suo saluto e il suo augurio in occasione della “festa della Repubblica che il popolo scelse liberamente il 2 giugno del 1946”. Non ha nascosto le difficoltà Giorgio Napolitano. Che ci sono e sono nella vita quotidiana di tanti. Troppi. Manon ha nascosto anche la sua convinzione che il nostro è un paese che può farcela. "In questo momento, sentirsi nazione unita e solidale, sentirsi italiani, significa riconoscere come problemi di tutti noi quelli che preoccupano le famiglie in difficoltà, quelli che nei giovani suscitano, per effetto della precarietà e incertezza in cui si dibattono, pesanti interrogativi per il futuro” ha detto il Capo dello Stato avendo sotto gli occhi i dati allarmanti di una disoccupazione che colpisce i giovani alla ricerca di un primo e stabile lavoro e coloro che un’occupazione ce l’avevano e non riescono a ricollocarsi. “Una nuova e buona occupazione è possibile crearla” si dice sicuro Napolitano parlando “dei problemi del lavoro e della vita quotidiana, dell'economia e della giustizia sociale” anche se “stiamo attraversando, nel mondo e in particolar modo in Europa, una crisi difficile”. In questa situazione “occorre dunque un grande sforzo, fatto anche di sacrifici, per aprire all'Italia una prospettiva di sviluppo più sicuro e più forte. Per crescere di più e meglio, assicurando maggiore benessere a quanti sono rimasti più indietro, l'Italia deve crescere tutta, al Nord e al Sud”. I giovani, allora. Il mondo della ricerca, cui proprio guardando in prospettiva, il presidente ha guardato facendo i suoi rilievi alla manovra eco nomica. “Si deve, guardando ai giovani, promuovere una migliore educazione e formazione, fare avanzare la ricerca scientifica e tecnologica, elevare la produttività del nostro sistema economico : solo così si potrà creare nuova e buona occupazione”. Quanti hanno responsabilità di decisione e governo devono misurarsi con questa realtà facendo prevalere il dialogo sullo scontro. Nei luoghi deputati. Innanzitutto il Parlamento. “Il confronto tra le opposte parti politiche deve concorrere al raggiungimento di questi risultati, e non produrre solo conflitto, soltanto scontro fine a sé stesso". Di conseguenza “ si discutano in questo spirito le decisioni che sono all’ordine del giorno” facendo così riferimento in modo chiaro alla manovra che lui ha definito “necessaria” ma ha chiesto anche che fosse “equa”. Dunque “si scelga in questo spirito - nel Parlamento, nelle istituzioni regionali e locali e nella società- tra le diverse proposte che si dovranno liberamente esprimere”. L’appello finale: “Ci accomuni un forte senso delle responsabilità cui fare fronte perché l'Italia consolidi la sua unità e si rinnovi, divenga più moderna e più giusta e si dimostri capace di dare il suo contributo alla causa della pace e della giustizia nel mondo”


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