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Unità: I sindacati al governo: ci ascolti o reagiremo

«Siamo al momento della verità, il rigore non può tornare come un boomerang sui lavoratori»

19/09/2006
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l'Unità

di Felicia Masocco/ Roma

LIBERI TUTTI Libero il governo di praticare il rigore nell’interesse del Paese, libero il sindacato di chiedere che il rigore non ritorni come un boomerang su lavo-
ratori e pensionati. Cgil, Cisl e Uil lo hanno scritto in un documento approvato ieri dagli esecutivi unitari e inviato al premier Romano Prodi e ai presidenti di Senato e Camera. Sono le priorità secondo il sindacato, all’esecutivo la richiesta di tenerne conto, «siamo al momento della verità» ha detto Guglielmo Epifani, «se il governo non ci ascolta o fa finta di ascoltarci e poi fa il contrario reagiremo». Alla vigilia di un nuovo incontro - oggi a palazzo Chigi sullo sviluppo e il taglio del cuneo fiscale - le confederazioni piantano dunque i loro paletti. I toni non sono ancora tali da far pensare ad uno scontro, anzi è lo stesso leader della Cgil a sottolineare l’approccio responsabile del sindacato «c’è volontà a concorrere -dice- per dare alla manovra un segno positivo», ma non c’è dubbio che né Epifani, né i colleghi Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti intendono farsi da parte. Va da sé che viene mal digerito che «circolino bozze della finanziaria che noi non abbiamo», denuncia Epifani, né sarebbe gradita una replica di quanto accaduto nell’incontro tra esecutivo e Regioni «dove non si è praticamente entrati nel merito né sono state fatte cifre». Insomma, i sindacati chiedono un confronto vero, peraltro accompagnato da «costanti e preventive verifiche con le istituzioni parlamentari».
Il merito della loro proposta è noto, centrale è l’equilibrio che per Cgil, Cisl e Uil deve esserci tra le risorse destinate alla correzione dei conti pubblici e quelle finalizzate allo sviluppo, «se non si prevede questa parità, la manovra sarà insostenibile», è il timore. Da escludere invece che la finanziaria contenga interventi sulla previdenza. «Non vogliamo le pensioni in finanziaria - ha ribadito Raffaele Bonanni - se non troveremo ascolto ci faremo ascoltare o con le buone o ...con le buone». Quanto al rigore «è irrinunciabile che il governo lo applichi all’evasione fiscale e contributiva». La lotta per la legalità fiscale è ormai un punto fermo nelle piattaforme sindacali, come pure una politica dei redditi che tuteli lavoratori dipendenti, precari e pensionati. Sviluppo, Mezzogiorno, istruzione, welfare ricerca e pubblico impiego sono le altre direttrici del documento, con l’avvertimento che «non si può trattare su una logica di spesa che fa tagli all’impazzata, che riduce le prestazioni fondamentali». Così Epifani, mentre il segretario generale della Uil Luigi Angeletti chiede «decisioni coerenti con le parole, finora buone» del governo.
L’appuntamento di oggi sul cuneo fiscale e contributivo sarà una prima verifica. I sindacati vorrebbero che almeno il 50% del taglio andasse a vantaggio dei lavoratori con un fisco più leggero sullo stipendio, mentre le imprese puntano ad avere per loro i 2/3 del beneficio. Per Cgil, Cisl e Uil la misura potrebbe inoltre incidere sulle tariffe, ipotizzando, ad esempio, che le aziende di pubblica utilità abbiano il cuneo ridotto solo a patto che riducano le tariffe. Ancora: il taglio deve avvenire con «la riduzione di alcuni oneri contributivi e fiscali, il concorso dei contributi non previdenziali, dell’Irap e di parte delle risorse disponibili dell’Inail» e deve essere parte di una politica fiscale di vantaggio per le aree deboli, a cominciare dal Mezzogiorno, per le aziende che trasformino occupazione precaria in stabile, ma anche per incentivare la contrattazione salariale di secondo livello.


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