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Unità: «I precari? Si occupino di turismo»

L’ultima di Gelmini: «Ci sto lavorando con Brunetta e Brambilla». Intanto Bossi l’attacca: «È un’incompetente»

09/09/2008
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l'Unità

di Luigina Venturelli / Milano

ESORDIO Se gli esuberi di Alitalia possono essere mandati alla poste, i precari della scuola possono tranquillamente riciclarsi in servizi alberghieri e musei. «Stiamo studiando nuove figure professionali, ci stiamo pensando con Brunetta, Sacconi e Brambilla» ha preannunciato la responsabile dell’Istruzione Mariastella Gelmini.
Allo studio della ministra c’è il «numero impressionante di precari» accumulati dalla scuola italiana, ovviamente «eredità dei governi precedenti», che lo Stato non è in grado di assorbire prima di una decina d’anni. Gli ottimisti ne contano 75mila, i soliti pessimisti di sindacato e opposizione parlano di almeno 115mila persone impegnate nel sistema didattico senza uno stabile contratto di lavoro, prossime alla disoccupazione.
La presenza nel pensatoio della sottosegretaria al Turismo non lascia dubbi sulla possibile soluzione al «pesante problema sociale»: il trasferimento del personale a mansioni d’assistenza e intrattenimento turisti, come non ci fosse differenza tra insegnare la matematica a una classe di adolescenti e spiegare la storia fiorentina a un gruppo di giapponesi. La tutela della professionalità, del resto, non è cosa di questo governo. La stessa Gelmini - ha fatto notare il collega d’esecutivo Umberto Bossi - si appresta a ribaltare la scuola come un calzino senza nemmeno aver fatto l’insegnante, forte della sua esperienza in politica e avvocatura.
Ma certe lacune si notano: al suo primo giorno di scuola, per esempio, la ministra è arrivata con tre quarti d’ora di ritardo. I bambini dell’elementare Enrico Fermi di Segrate, alle porte di Milano, l’aspettavano in cortile da più di un’ora per l’inaugurazione in pompa magna dell’anno scolastico. Divertiti i primini, che sfoggiavano le divise nuove di zecca cucite per loro dai detenuti del carcere di San Vittore (magliette rosse, gonne e pantaloni blu): le preferite di Mariastella Gelmini, molto riprese dai cameramen e molto ricordate nei discorsi. Distratti gli alunni più grandi: il semplice grembiule bianco passava inosservato, nemmeno l’onore dell’appello fatto dalla ministra e dal sindaco è toccato loro. Infastiditi tutti i genitori: costretti a sgomitare tra giornalisti, fotografi e carabinieri per riuscire ad immortalare il primo giorno di scuola dei figli, salvati solo dalle polemiche politiche che hanno infine distolto l’attenzione della ministra.
C’era da difendere la scelta del maestro unico alle elementari, «un’esigenza pedagogica» sulla quale ha incassato anche l’appoggio di Berlusconi contro gli attacchi del leader del Carroccio, e il relativo taglio di 87mila cattedre, «è necessario rivedere le modalità di spesa perché oggi il 97% delle risorse sull’istruzione se ne vanno per pagare gli stipendi». Insomma, «la scuola non è uno stipendificio» e «l’insegnamento non è per tutti, non è un lavoro ma una missione». Anche Mariastella Gelmini sente d’avere una missione da compiere, quella di «assicurare una scuola di qualità ai bambini e ai ragazzi più giovani di me» ha spiegato la responsabile dell’Istruzione. Evidentemente si sente ragazza lei stessa.


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