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Unità-I conti non tornano: Cisl e Uil lanciano l'ultimatum al governo

I conti non tornano: Cisl e Uil lanciano l'ultimatum al governo di red. O la maggioranza cambia la norma inserita nel decreto omnibus che estende il credito di imposta anche al Nord, oppure è a...

07/08/2002
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l'Unità

I conti non tornano: Cisl e Uil lanciano l'ultimatum al governo
di red.

O la maggioranza cambia la norma inserita nel decreto omnibus che estende il credito di imposta anche al Nord, oppure è a rischio il "Patto per l'Italia". A lanciare l'ultimatum al governo - giusto un mese dopo la firma - sono Cisl e Uil. Fino a ieri sostenitori convinti della bontà dell'intesa.
Pezzotta e Angeletti sono arrabbiatissimi. La novità introdotta dalla Camera su spinta della Lega Nord, dicono, tradisce lo spirito del Patto. Che è quello di agevolare lo sviluppo del Mezzogiorno. E a poco sembra valere l'invito alla comprensione che il Carroccio - interessato a sostenere le aree depresse del settentrione - rivolge alle due confederazioni. "È un atteggiamento demagogico e irresponsabile" - sostengono alla Cisl. "È un atteggiamento senza senso" - rincara Angeletti. E, perché non salti tutto all'aria, i vertici delle due confederazioni chiedono al governo di intervenire. Subito. Anche perché a complicare le cose, per Cisl e Uil, ci si sono messi ieri anche i dati, disastrosi, sulle entrate tributarie: meno soldi in cassa, meno risorse a disposizione per il rinnovo dei contratti e per il finanziamento degli interventi previsti dal Patto. Il rischio che tutto resti sulla carta, insomma, si fa concreto.
Che tirasse aria grama lo si era capito già da qualche giorno. Il leader della Cisl, Savino Pezzotta, due settimane fa aveva scritto al Presidente del consiglio, Berlusconi. Per metterlo in guardia della pericolosità della norma che andava prendendo forma in Parlamento. e per chiedere un confronto urgente. Era il 23 luglio. Quell'incontro non c'è stato. Mentre il decreto omnibus, venerdì scorso, è diventato legge senza alcuna modifica.
Adesso? "Nessuno è nemico del Nord - afferma il numero uno della Uil, Luigi Angeletti -, ma mi sembra improponibile l'idea di dare agevolazioni alle assunzioni in aree dove il tasso di disoccupazione è dieci volte più basso rispetto al Mezzogiorno. Sarebbe solo uno spreco di soldi. Lì il problema è trovare persone che vogliano lavorare". Il governo, insomma, deve fare chiarezza se vuole che "lo storico Patto per l'Italia" produca gli effetti previsti. Una chiarezza che, stando alle dichiarazioni di Pezzotta e Angeletti, altro non potrebbe essere che la marcia indietro. A meno che, a far marcia indietro, non siano proprio loro due.
Un invito in questo senso è arrivato ieri dal segretario confederale della Cgil, Paolo Nerozzi. "Cisl e Uil - dice - devono tornare sui loro passi e prendere le distanze da un Patto che non ha senso". In quest'ottica, l'estensione del credito d'imposta al nord, altro non sarebbe che la dimostrazione dell'inaffidabilità del governo. E della sua connotazione antimeridionalista. "Noi - spiega Nerozzi - non ci meravigliamo che il governo non mantenga le promesse. Anche su una delle poche cose positive contenute in quel Patto, come appunto le agevolazioni per il sud". Per questo in corso d'Italia si attendono decisioni conseguenti.
di red.

O la maggioranza cambia la norma inserita nel decreto omnibus che estende il credito di imposta anche al Nord, oppure è a rischio il "Patto per l'Italia". A lanciare l'ultimatum al governo - giusto un mese dopo la firma - sono Cisl e Uil. Fino a ieri sostenitori convinti della bontà dell'intesa.
Pezzotta e Angeletti sono arrabbiatissimi. La novità introdotta dalla Camera su spinta della Lega Nord, dicono, tradisce lo spirito del Patto. Che è quello di agevolare lo sviluppo del Mezzogiorno. E a poco sembra valere l'invito alla comprensione che il Carroccio - interessato a sostenere le aree depresse del settentrione - rivolge alle due confederazioni. "È un atteggiamento demagogico e irresponsabile" - sostengono alla Cisl. "È un atteggiamento senza senso" - rincara Angeletti. E, perché non salti tutto all'aria, i vertici delle due confederazioni chiedono al governo di intervenire. Subito. Anche perché a complicare le cose, per Cisl e Uil, ci si sono messi ieri anche i dati, disastrosi, sulle entrate tributarie: meno soldi in cassa, meno risorse a disposizione per il rinnovo dei contratti e per il finanziamento degli interventi previsti dal Patto. Il rischio che tutto resti sulla carta, insomma, si fa concreto.
Che tirasse aria grama lo si era capito già da qualche giorno. Il leader della Cisl, Savino Pezzotta, due settimane fa aveva scritto al Presidente del consiglio, Berlusconi. Per metterlo in guardia della pericolosità della norma che andava prendendo forma in Parlamento. e per chiedere un confronto urgente. Era il 23 luglio. Quell'incontro non c'è stato. Mentre il decreto omnibus, venerdì scorso, è diventato legge senza alcuna modifica.
Adesso? "Nessuno è nemico del Nord - afferma il numero uno della Uil, Luigi Angeletti -, ma mi sembra improponibile l'idea di dare agevolazioni alle assunzioni in aree dove il tasso di disoccupazione è dieci volte più basso rispetto al Mezzogiorno. Sarebbe solo uno spreco di soldi. Lì il problema è trovare persone che vogliano lavorare". Il governo, insomma, deve fare chiarezza se vuole che "lo storico Patto per l'Italia" produca gli effetti previsti. Una chiarezza che, stando alle dichiarazioni di Pezzotta e Angeletti, altro non potrebbe essere che la marcia indietro. A meno che, a far marcia indietro, non siano proprio loro due.
Un invito in questo senso è arrivato ieri dal segretario confederale della Cgil, Paolo Nerozzi. "Cisl e Uil - dice - devono tornare sui loro passi e prendere le distanze da un Patto che non ha senso". In quest'ottica, l'estensione del credito d'imposta al nord, altro non sarebbe che la dimostrazione dell'inaffidabilità del governo. E della sua connotazione antimeridionalista. "Noi - spiega Nerozzi - non ci meravigliamo che il governo non mantenga le promesse. Anche su una delle poche cose positive contenute in quel Patto, come appunto le agevolazioni per il sud". Per questo in corso d'Italia si attendono decisioni conseguenti.


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