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Unità-I bambini di Napoli e il maestro di strada

I bambini di Napoli e il maestro di strada. I carabinieri hanno denunciato 278 genitori perché i loro figli non vanno a scuola. Per i motivi più vari, il disagio, la sofferenza, il disordine fam...

06/05/2005
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l'Unità

I bambini di Napoli e il maestro di strada. I carabinieri hanno denunciato 278 genitori perché i loro figli non vanno a scuola. Per i motivi più vari, il disagio, la sofferenza, il disordine familiare, la malavoglia, la necessità che portino a casa qualche euro per lenire agghiaccianti povertà e facciano quindi qualche lavoretto lecito e illecito e, se non sono già gli sciuscià dei boss, la paura che diventino vittime del clan camorristico nemico. La difesa è allora che stiano segregati nel pezzetto di vicolo sottocasa estraniati dal mondo.
Il maestro di strada è Marco Rossi Doria. Conosce nel profondo i ragazzi di Napoli, la città dov'è nato. Dal 1977, quando il ministro dell'allora pubblica istruzione accolse la sua richiesta di essere comandato presso l'associazione di volontariato del suo quartiere, è diventato maestro di strada per far scuola e un po' di più.
Per supplire con affanno, cercare di rimediare con pazienza, curarsi con coraggio dei destini spesso atroci di bambini e ragazzi, tra droga, malaffare, dolori, disturbi dell'esistenza, illegalità, violenza, criminalità, nuda miseria. Ha scritto anche, qualche anno fa, un bellissimo libro, Di mestiere faccio il maestro, pubblicato all'Ancora del Mediterraneo, cose viste e sofferte, riflessioni, ipotesi di lavoro, narrazioni, uno scartafaccio che dovrebbe far vergognare un po' gli ignari scrittori-signorini, coi loro libri pieni soltanto di buona volontà e privi di vita.
Marco Rossi Doria non è contrario all'iniziativa dei carabinieri. È un segnale, gli sembra, un modo di mostrare attenzione, un tentativo di tenere gli occhi aperti sul suolo e sul sottosuolo della città e di dire "ci siamo" anche nel vivere quotidiano delle persone che non è cosa da poco. Naturalmente, pensa Marco, bisogna esaminare le situazioni caso per caso: la repressione conta, se non è episodica, se è abbinata a una politica civile. Questo vale per la sinistra e il messaggio viene da un uomo di sinistra.
Che fare per salvare i ragazzi di Napoli e delle altre regioni italiane riuscendo a immetterli nella cinghia di trasmissione del sapere e nella società? Un terzo di loro, ogni giorno, è assente dalla scuola. Nell'Europa del Nord il rifiuto si restringe al 15 per centro. In India la presenza scolastica è superiore a quella italiana.
La ricerca delle soluzioni deve essere priva di smagliature di stanchezza. Il lavoro, per esempio, se si pensa al futuro dei bambini e dei ragazzi, conta molto, ma da solo non basta. In un convegno Ds tenuto a Roma nel gennaio 2003, Rossi Doria si espresse in questo modo: "È bene trovare dei menù con molti ingredienti e cercare approssimazioni funzionanti più che illuderci di trovare soluzioni declaratorie. Partiamo da quello che già si fa e che funziona. Ma per fare questo la sinistra - e il vostro partito - ha bisogno di disarmare un po'. Di ascoltare di più e di curare la cultura dell'ascolto. E di accogliere studi, lessico, metodi, stili, persone che oggi incontrate e che stimate, ma che vi chiamano anche a rinunciare a una prospettiva sistemica chiusa e al solo gioco dell'utile politico hic et nunc. A favore di un empirismo di più lungo respiro riformista e, insieme, di etica-due entità culturalmente deboli nel nostro Paese".
"Sono diventato empirico come mio padre di fronte a ogni nuovo problema", confessa Marco che cita difficilmente il padre e se lo fa vuol dire che ha una ragione profonda, non soltanto affettiva, per farlo.
Suo padre era Manlio Rossi Doria, altra figura del meridionalismo italiano rimasto senza eredi. Professore di Economia e politica agraria all'Università di Napoli, anima del Centro economico-agrario di Portici, allievo di Umberto Zanotti Bianco, angelo di un'Italia scomparsa, lo aiutò, appena ventitreenne, a ricostruire il catasto di Africo, infelice paese a quel tempo sulla montagna della costa jonica calabrese.
(I fascisti reagirono come furie a quell'inchiesta sulla Calabria. Un gerarca si recò sul posto non tanto per verificare l'esattezza delle informazioni, ma per sapere chi le avesse date a Zanotti Bianco. "Pubblicherà queste vergogne disonorando il nostro Paese all'estero", disse). Manlio Rossi Doria, da sempre antifascista, uscì dal partito comunista nel '39, dopo il patto Molotov-Ribbentrop, fu in carcere, condannato a 15 anni dal Tribunale Speciale, al confino in Basilicata e nel dopoguerra, dopo lo scioglimento del Partito d'Azione, di cui fu uno dei fondatori, entrò nel Partito socialista, eletto alla Costituente e poi al Senato per due legislature. Per intere generazioni fu un limpido maestro. I suoi Scritti sul Mezzogiorno, del 1982, sono ancora oggi attuali: la soluzione dei problemi meridionali non va cercata al Sud, ma al Nord. (Probabilmente senza proporre l'istituzione criminosa di casinò riciclatori di denaro, senza pensare di vendere le concessioni sulle spiagge demaniali, tutelando il paesaggio, piuttosto, senza i condoni, le concessioni, le scelte indecenti della Regione Sicilia, evitando di mettere in cantiere grandi opere dissennate quando intere regioni sono dotate di miserevoli servizi pubblici e vivono in una situazione di illegalità che viene ritenuta normale).
Racconta Marco Rossi Doria: "F. ha frequentato la scuola media statale del quartiere per tre anni. Le hanno letteralmente affidato, in questo tempo, un compagno di classe autistico che quasi con lei sola è riuscito in qualche pallido accenno di comunicazione. Il suo compagno, lì parcheggiato, è stato ogni anno promosso. F. no: bocciata per tre volte di fila. Era presa da momenti d'ira e si assentava per lunghe settimane. Nella nostra scuola pubblica Chance, in un anno, ha scritto, girato, prodotto, recitato e montato un video a soggetto che ha ottenuto un riconoscimento al festival Massimo Troisi. Ha riempito un portfolio di scritture, schede per materie, problemi matematici che ha presentato con dignità e profitto all'esame. Si è iscritta alla prima superiore e la cosa comincia a promettere. Poi il suo fidanzato diciannovenne le ha ingiunto di non uscire per andare a scuola e lei ha accettato: "lui mi ama veramente". Siamo intervenuti ovunque fosse possibile, con lei e con il ragazzo e presso sua madre alcolista e il padre separato, difficile, lontano. Niente. Vuole fare "la schiava d'amore". Perdere fa parte del nostro lavoro: non tornano a scuola o a formarsi. Dieci giorni fa G. è stato sparato nelle gambe. R.,G., M.G. crescono i loro bambini, le sosteniamo. S. continua a vendere cianfrusaglie per strada e altro ancora, M. e A. passano di bar in bar, A. scippa pure eppure era un gran bel giocatore, regista generoso con un lancio di trenta metri, pure il Modena lo voleva".
Marco tiene i piedi per terra, come suo padre. La passione non traspare, ha fede in quel che fa, apparentemente piccoli obiettivi. La situazione del mondo di cui si occupa, da qualche anno in qua è mutata in peggio. Qual è il suo compito? Il recupero, con altri 26 insegnanti di scuola elementare, media e superiore, di cui 3 coordinatori pedagogici, circa 20 tutor sociali e una decina di esperti di laboratori educativi fondati sul fare i progetti di ragazzi e di ragazze drop-out per i quali si cerca di costruire quel che viene definito "un sistema di sponda adulta". Il gruppo agisce, si corregge, modifica i progetti, si appoggia all'Università di Napoli Federico II e alla Sapienza di Roma: "Accettiamo di essere in continua formazione in quanto docenti in ricerca-azione e ci confrontiamo con esperti e esperienze internazionali su come rispondere propositivamente al fallimento educativo-formativo e alle stesse, inevitabili, nostre difficoltà interne".
Non ha mai tempo, Marco Rossi Doria: deve far scuola, insegnare l'italiano come seconda lingua dopo il dialetto, fare sport, riscoprire la città, imbastire ricerche di ogni genere, usare la fotografia, la macchina da presa, il computer. Una scuola in continuo movimento. E dopo? È questa la grande angoscia.
I problemi, a Napoli, sono sanguinanti, i giovani hanno ricominciato a emigrare verso il Centro-Italia e il Nord-Est. Stringe il cuore, ogni domenica sera, veder partire dalla stazione centrale di Napoli i ragazzi più intelligenti dei quartieri più difficili, i portatori di energie che sono costati tanto alla collettività e che dovrebbero poter operare qui. Vanno all'avventura, supersfruttati, accettano contratti scandalosi. Ci vorrebbe una nuova scuola Chance al seguito, per difenderli, vittime come sono della flessibilità esasperata e del lavoro nero che è un cattivo modo di cominciare perché è illegale e perché non insegna nulla.
Non è mutato nei decenni, forse nei secoli, il dramma dei giovani di Napoli e di tutto il Mezzogiorno. Restare, riuscire testardamente a imporre nella politica e nella vita quotidiana empirismo ed etica, operazione difficile, generalmente rifiutata? O andar via, per salvarsi?

Niente aule, niente scuola e l'italiano seconda lingua dopo il dialetto. Eppure Marco Rossi Doria è un vero insegnante. E ha un sogno


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