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Unità: «Hanno ascoltato gli insegnanti»

La proposta Moratti istituiva l’insegnamento di materie come inglese e informatica fin dalle elemntari. Ometteva però di stanziare le risorse necessarie

05/09/2007
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l'Unità

DANIELA BRAIDOTTI
Maestra a Torino, in un quartiere «povero» e pieno di immigrati

Massimo Palladino

L’era della scuola targata Moratti con le sue tre “i” inglese, informatica e impresa va in pensione dunque, per lasciare spazio al modello Fioroni. Via libera al curricolo dove ci sarà più spazio per materie come italiano, matematica, storia e geografia. Daniela Braidotti insegna italiano, storia e altre materie attinenti all’area linguistica presso la scuola “Gabelli” di Torino alla Barriera di Milano. Ex quartiere operaio, oggi tra i residenti ci sono molti immigrati e nei banchi di scuola si riflette questa nuova realtà.
Un segnale di discontinuità rispetto al passato. Cosa cambia per voi insegnanti?
«La proposta Moratti istituiva l’insegnamento di materie come inglese e informatica fin dalle elemntari. Ometteva però di stanziare le risorse necessarie per formare gli insegnanti di inglese che sono pochi ma soprattutto non dotava le scuole di adeguati laboratori informatici. Di fatto veniva lasciato tutto alla buona volontà del corpo insegnante. Ora si ricomincia con un nuovo approccio ascoltando proprio chi nella scuola ci lavora: se nella Moratti, la fase della sperimentazione non era contemplata ora gli insegnanti hanno voce in capitolo. Propongono, possono dare suggerimenti e individuare soluzioni in caso di criticità nell’organizzazione dei programmi».
Come cambia la formazione del bambino?
«Le faccio un esempio. Il bambino della scuola Moratti esce dalle elementari arrivando con il programma di Storia, ai romani. Il paradosso è che si dimentica la storia pù recente, quella del Novecento, la storia che lo riguarda direttamente. Penso al nostro quartiere, proprio dove sorge la scuola. Un luogo ricco di avvenimenti, di vita con i ricordi molto forti che però rischiano di sbiadirsi se non c’è qualcuno che spiega ai bambini la Storia, i suoi protagonisti e il senso dei valori che abbiamo tramandati».
I futuri cittadini conoscono perfino i nomi di qualche dinosauro, ma ignorano il secolo nel quale vivono
«Esattamente. In questi anni alla “Gabelli” abbiamo fatto una scelta controcorrente. Noi, come altre scuole italiane abbiamo deciso di non applicare, in nome dell’ autonomia, i programmi imposti dalla Moratti: abbiamo insegnato ai nostri bambini la storia del loro Paese arrivando al Novecento».
Ma a parte le materie da insegnare c’è proprio un approccio diverso. Il ministro Fioroni lo chiama “umanesimo” ma voi come lo spiegate al bambino?
«Gli facciamo capire che oltre al proprio vissuto ci sono altre realtà. Diversità e multietnicità sono concetti presenti e attuali nel mondo, ma sono il quotidiano in una scuola dove il 50% degli alunni è figlio di immigrati».
Quindi il vostro percorso si rafforza
«Ce lo auguriamo».
A ottobre partirà dalla elementare “Gabelli” il progetto “Se non ora quando”. Un percorso di integrazione, messo a punto da alcune associazioni di volontariato, rivolto a immigrati che coinvolgerà la scuola e il territorio ricco di ricordi. Tante storie per non dimenticare la Storia.


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