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Unità:Grauatorie regionali per i prof. Demagogia codarda

Fabio Luppino

22/04/2010
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l'Unità

Sostenere oggi le graduatorie regionali per i docenti della scuola è solo demagogia gratuita e anche un po’ codarda. L’idea leghista ha un retroterra razzista. Ma, guarda un po’, se ne parla con convinzione solo ora. Serve a tenere alto il fuoco della pura Padania contro tutti,ma senza fondamento. Grave è l’apertura del ministro ad una soluzione che cozza contro una recente sentenza del Consiglio di Stato, la Costituzione italiana ed europea e qualche mezza dozzina di trattati internazionali. Coni colpi di accetta inferti dal governo all’occupazione nella scuola le graduatorie regionali sono un’altra inutile provocazione. Dal prossimo anno gli elenchi degli aventi diritto ad incarico saranno quasi inservibili. Proporli su base locale significa semplicemente fare la fotografia dell’esistente. Non si muoverà più nessuno perché non ci sono più posti (a meno che non si voglia cacciare chi già c’è, ma non è residente al Nord). La presunta aspirazione di docenti del Sud a spostarsi a Nord non ha più ragione di essere. Il panorama dell’anno scolastico 2010-2011 è semplice: 25.600 professori senza lavoro e migliaia di perdenti posto (coloro che rimarranno titolari di cattedra ma che non avranno più le 18 ore nella stessa scuola e che progressivamente potrebbero diventare soprannumerari e successivamente titolari senza orario, dopo due anni anche loro licenziabili). L’esito finale dei tagli sull’orario nelle superiori, per tutte e cinque le classi a regime nel 2011-2012. L’aspetto avvilente della proposta leghista a cui fa sponda il ministro sta nel sovvertimento storico che essa sottende. Lo spostamento dei docenti da Sud a Nord è sempre stata una necessità del Nord. I laureati e abilitati per decine di anni sopra Bologna sono sempre stati innumero insufficiente a coprire il fabbisogno della scuola. È strano come ad autorevoli commentatori, anche di estrazione meridionale, ieri questo particolare sia sfuggito. La Lega si è ben guardata quindici anni fa dal fare una proposta del genere. Non era praticabile. È vero anche che questo spiega quale sia il retroterra socio culturale leghista: una percentuale più bassa di cittadini istruiti. La demagogia attecchisce qui, così come i richiami a martello sulla sicurezza, l’aggressione dell’immigrazione (anche qui con un rovesciamento dell’ordine dei fattori: senza manodopera immigrata il favoloso boom del nordest non ci sarebbe mai stato). Con un’architrave politico culturale che è la difesa del dio denaro a tutti i costi e del proprio giardino adeguatamente staccionato: andate a Ponte di Legno e toccherete con mano la materializzazione dell’ideologia leghista. Quindi, le graduatorie su base regionale sono fuoco demagogico che si somma ad altrettanto sconsiderato fuoco. Quel populismo che lacera il tessuto civile


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