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Unità-gli Stati Generali della Ricerca si riuniscono contro il Governo

Lunedì gli Stati Generali della Ricerca si riuniscono contro il Governo di Pietro Greco Tornano a riunirsi, questa mattina, gli "stati generali" della scienza. Organizzata dall'Osservatorio ...

13/10/2003
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l'Unità

Lunedì gli Stati Generali della Ricerca si riuniscono contro il Governo
di Pietro Greco

Tornano a riunirsi, questa mattina, gli "stati generali" della scienza. Organizzata dall'Osservatorio della Ricerca, nell'Aula Magna dell'università La Sapienza di Roma, inizia alle ore 10 una nuova giornata, non più inedita ma pur sempre clamorosa, che un sindacalista definirebbe di "mobilitazione e di lotta" degli scienziati italiani. La giornata, dedicata a "Il valore dei saperi e le politiche del governo", prevede in mattinata gli interventi di Alberto Asor Rosa e di Guido Fabiani sull'università, di Tullio De Mauro sulla scuola, di Raffaele Napoli sui conservatori e le accademie, di Margherita Hack, Ignazio Marino (il chirurgo costretto a tornare negli Usa dopo una breve stagione di medicina d'avanguardia a Palermo), Gianni Orlandi, Augusto Palombini sulla ricerca. Nel pomeriggio si prosegue con una tavola rotonda, moderata da Carlo Bernardini, in cui sui temi del sapere e delle politiche governative si confronteranno studiosi, sindacalisti e politici.

L'iniziativa era in cantiere da tempo. Ma una serie di "fatti nuovi" l'ha resa così drammaticamente attuale da riconfigurarla come riunione di "stati generali". I fatti "enormi" indicati dall'Osservatorio della Ricerca sono tre. Il primo è la condizione in cui versano le università italiane, così come denunciato nella relazione del presidente della Conferenza dei Rettori (CRUI): ovvero sempre meno soldi e sempre più minacce all'autonomia. La situazione è tale che i rettori paventano la possibilità di un blocco della didattica. Inutile dire che il blocco non avrebbe precedenti nella storia delle università dei paesi più avanzati.

Il secondo fatto "enorme" in un paese che sta riflettendo sulle ragioni del suo declino è l'ulteriore erosione delle risorse per la ricerca. A protestare pubblicamente e a chiedere una modifica della legge finanziaria proposta da Giulio Tremonti che taglia ancora i fondi, sono anche i Presidenti e i Commissari di tutti gli Enti pubblici di ricerca, la gran parte dei quali nominati da questo stesso governo.
Il terzo fatto "enorme", infine, è che la Legge Finanziaria reitera il blocco delle assunzioni nelle università e negli enti pubblici di ricerca, rendendo, rileva l'Osservatorio per la Ricerca, "insopportabile la situazione per i giovani scienziati italiani".
A questi tre fatti "enormi" ci permettiamo di aggiungerne un quarto. L'idea di Giulio Tremonti di fondare dalla sera alla mattina un Istituto per la Tecnologia e di dotarlo, con la legge Finanziaria, di un budget di 350 milioni di euro (50 il primo anno, 100 ogni anno per i successivi tre anni), di cui nessuno conosce né gli obiettivi, nè gli uomini che saranno chiamati a realizzarli. Questo istituto sarebbe sottratto alla giurisdizione del Ministero per l'università e la ricerca scientifica. L'idea di Tremonti è stata pubblicamente giudicata "del tutto estemporanea, superficiale e velleitaria" dalla Conferenza dei direttori degli istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che fanno notare come quei quattrini negati alla rete scientifica esistente e regalati a un "sedicente istituto" consentirebbero al Cnr i cui fondi sono ormai ridotti all'osso di aumentare del 25% del risorse disponibili per progetti di ricerca. Ovvero delle risorse disponibili per lavorare.
Il merito e il metodo usato dal superministro dell'economia per avanzare questa sua idea la dice lunga sulle politiche del governo per la ricerca scientifica e tecnologica. Appena l'anno scorso il governo Berlusconi non esitò a entrare in conflitto con la comunità scientifica italiana per imporre a tambur battente una nuova visione e nuovi uomini della ricerca. In virtù di quel furore nuovista incarnato nel decisionismo del Ministro per l'università e la ricerca scientifica, signora Letizia Moratti, intere strutture (come l'Istituto nazionale per la fisica della materia) furono distrutte e altre, come il Consiglio nazionale delle ricerche, furono commissariate. Dopo pochi mesi la legge Finanziaria blocca, di fatto, e dunque sconfessa la riforma e gli uomini della Moratti per proporre, inopinatamente, ma col medesimo furore nuovista e il medesimo velleitarismo, incarnati nel decisionismo solipsistico ma dotato di fondi del Ministro per l'economia, Giulio Tremonti, un'altra visione e, probabilmente, altri uomini per la ricerca.

Siamo ancora ansiosi di sapere qual è il valore attribuito ai saperi dal governo Berlusconi. Quanto alle sue politiche, beh somigliano sempre più alle medievali guerre per bande. Con molti uomini, pochi mezzi, nessuna strategia e un metodo che è anche l'unico risultato: la distruzione sistematica. Anche di se stessi.


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