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Unità-Gli statali hanno votato per il contratto

Gli statali hanno votato per il contratto Duecentomila in corteo a Roma. "Non ci fermeremo, estenderemo la protesta" Felicia Masocco ROMA In più di 200mila hanno sfilato per le v...

19/03/2005
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l'Unità

Gli statali hanno votato per il contratto

Duecentomila in corteo a Roma. "Non ci fermeremo, estenderemo la protesta"

Felicia Masocco

ROMA In più di 200mila hanno sfilato per le vie di Roma, hanno scioperato in massa per chiedere il contratto. E se il governo vorrà ignorare anche questa protesta i dipendenti pubblici si dicono pronti a replicare la lotta. Ad "allargarla" anche, a "dare una risposta più generale", propone Guglielmo Epifani. Dipende dall'esecutivo. Ma dal palco di piazza San Giovanni, i leader di Cgil, Cisl e Uil si sono impegnati a non smobilitare fino al raggiungimento degli obiettivi. Una trattativa "vera". Questo il primo traguardo, un negoziato che parta da dati non truccati, altrimenti il rinnovo del contratto per tre milioni di lavoratori non può esserci. E non ci sarà se l'offerta di aumenti non schioda dal 4,3% della Finanziaria. I sindacati chiedono l'8%.
"Contratto" è stata la parola che ha tenuto insieme il corteo, che ha unito il Nord al Sud, gli ospedali ai beni culturali, i vigili del fuoco alle agenzie fiscali, la scuola alle forze di polizia, una sigla sindacale all'altra. Eppure sarebbe parziale fermarsi alle buste paga. In ballo c'è il lavoro pubblico e i servizi pubblici che garantisce. Lo dice lo striscione di apertura che il nodo è questo, "Valorizzare il lavoro pubblico per tutelare i diritti dei cittadini. Rinnovare i contratti", recita. Lo dicono le pettorine indossate da moltissimi manifestanti "Non si taglia il lavoro pubblico, non si taglia la qualità dei servizi". Lo hanno ricordato Angeletti, Pezzotta ed Epifani, la contropartita è il Welfare ed è ancora più essenziale nei momenti come questo in cui molte famiglie non ce la fanno.
"Eravamo in pochi a non arrivare a fine mese, adesso siamo la maggioranza" è la scritta che campeggia sul volto sorridente di Fini stampato su un volantino della Fp-Cgil del comune di Roma. Fa il verso alla campagna elettorale di An. Accanto un'altra scritta: "Stipendi da fame" e la foto di Follini con lo slogan scelto dall'Udc: "Io c'entro". Infine, Berlusconi: le foto sono due, una con più capelli "La ricrescita che vi ho promesso non era quella economica". E si era capito. Un richiamo alle responsabilità del governo senza distinzioni tra falchi e colombe, "tanto alla fine votano tutti allo stesso modo". Ce n'è per Maroni che "forse perché era convinto che il ministero del Lavoro fosse di serie B, spesso fa finta di essere altro". C'è n'è per la Moratti, la ministra della pubblica (d)istruzione presa di mira dai precari della scuola, dagli insegnati, e dagli studenti che hanno manifestato ballando dietro ai camioncini. Accanto ai lavoratori molti rappresentanti dei partiti dell'opposizione, il sindaco Veltroni, il candidato alla regione Lazio, Marrazzo.
La manifestazione grande e chiassosa ha concesso molto al "colore", ma più ai contenuti. Del resto in quindici mesi di attesa, dopo tre scioperi generali in un anno, i lavoratori pubblici un'idea di come stanno le cose se la sono fatta. Anche sulle esternalizzazioni a pioggia "che costano più dei servizi interni", sullo scandalo delle consulenze "che potrebbero essere evitate valorizzando le professionalità che ci sono". Sul blocco del turnover "che nei conti del governo avrebbe dovuto liberare risorse per 2 miliardi di euro - ha ricordato Luigi Angeletti -. Ci si aspettava che almeno una parte venisse dirottata sui contratti. Invece li hanno usati per il taglio delle tasse degli altri". Se si vogliono i soldi si trovano. "La scarsità delle risorse - continua Angeletti - è una teoria che dovrebbe prepararci a nuovi sacrifici. Questa politica non passerà", è l'impegno della Uil. Tocca a Savino Pezzotta, "Non ci fermeremo qui, continueremo fino al raggiungimento dei nostri obiettivi. Finché i contratti saranno rinnovati e il paese non sarà cambiato". "Lo sciopero di oggi deve servire al governo a capire che ci deve essere una svolta vera - ha scandito il segretario della Cisl - deve essere ripristinato un sistema di relazioni industriali serie". "I sindacati, come sempre, sono pronti al confronto ma non sia solo un atteggiamento di facciata per accontentare qualche alleato di governo o, peggio, per scopi elettorali". E comunque non si può tornare indietro rispetto al 5,1% offerto da Fini nei mesi scorsi.
Ora è il tempo di dare risposte, chi ha scioperato (adesioni all'80% per i sindacati) e manifestato chiede questo: "Dobbiamo convincere il governo a spostarsi dalle proprie posizioni - ha affermato Guglielmo Epifani -. L'esecutivo la finisca di fare come i gamberi, si metta una mano sulla coscienza e faccia una cosa giusta". "Al ministro Maroni che cerca sempre di intralciare i contratti diciamo di smetterla: un ministro del Lavoro deve favorirli i contratti, non impedirli". Quanto agli imprenditori, non interferiscano, "pensino a fare i loro contratti a cominciare dai metalmeccanici, non a impedire quelli pubblici". E se la trattativa non si apre, se si continua a non affrontare i problemi del paese, "non possiamo far altro che mobilitarci - conclude Epifani - allargare la nostra lotta e dare una risposta più generale a questo comportamento". Un comportamento "scandaloso", per il responsabile Lavoro dei Ds Cesare Damiano, "il presidente del Consiglio, anziché preoccuparsi di alleggerire la pressione fiscale sui ceti più ricchi, farebbe bene a occuparsi dei problemi di milioni di lavoratori".


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