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Unità-Gli smemorati di Auschwitz

Gli smemorati di Auschwitz Estraneo per convinzione alla storia - che mostra di riconoscere solo in certe sue immaginette di Salò - l'ex onorevole Domenico Gramazio dice da Israele, dove si tr...

25/01/2005
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l'Unità

Gli smemorati di Auschwitz

Estraneo per convinzione alla storia - che mostra di riconoscere solo in certe sue immaginette di Salò - l'ex onorevole Domenico Gramazio dice da Israele, dove si trova in visita, chissà perché, che "la destra italiana non ha avuto responsabilità nello sterminio degli ebrei, l'Italia fascista non condivise le leggi razziali e Almirante salvava gli ebrei".
Fa particolare impressione - e avrà fatto il suo effetto di sgradevole sorpresa in Israele - che Gramazio abbia detto quello che ha detto sulla porta del Museo della Shoah a Tel Aviv, dopo aver visto quello che ha visto, compresi i nomi degli ebrei italiani sterminati. Fa ancora più impressione che Gramazio evochi come prova il nome di Almirante. Dopo la svolta di Fiuggi del partito di Gramazio, poteva essere giusto smettere di ricordare che Almirante è stato segretario di redazione della rivista "La difesa della razza". Gramazio, come Fini, è nato dopo e non è colpevole di niente.
Ma poiché avrà visto un po' di televisione, avrà sentito, anche per sbaglio o non volendo, storie e testimonianze di ebrei italiani denunciati, arrestati e deportati dai fascisti, non può non sapere che sta mentendo. O meglio, si permette di assolvere il partito che è stato uno dei due protagonisti mondiali del progetto di sterminio più spaventoso, accurato e sanguinoso che abbia mai attraversato l'Europa. Raccomandiamo a Gramazio di leggere subito il libro su Perlasca di Enrico Deaglio e il Diario dello stesso Giorgio Perlasca, proprio perché i due libri raccontano la repulsione morale per le leggi razziali di un uomo vicino al partito amato e ingiustamente assolto da Gramazio. Ecco perché esiste "Il Giorno della Memoria" approvato dalla Camera quando Gramazio era ancora deputato e che, come si vede, ha ancora molto da insegnare.
Per questo stupisce anche più che un altro personaggio, che non è né privo di memoria, non è ex fascista, ed è storico di professione, (affiliato anche, in passato, all'Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione del Friuli-Venezia Giulia) abbia scritto ieri, in prima pagina, sul quotidiano "Il Piccolo" di Trieste un articolo dal titolo "Giorno della Memoria? No grazie".
Lo storico è Giampaolo Valdevit che - per fortuna - scrive quello che scrive nelle stesse ore in cui Gramazio parla.
Ovvero proprio mentre un pezzo di apparato politico italiano di maggioranza e di governo annuncia di non sapere nulla di tutto ciò che è accaduto in Italia dalla espulsione dei bambini ebrei dalle scuole del regno alla cacciata da cattedre, professioni, carriere e lavori di qualunque tipo, anche isolato e autonomo, di tutti gli italiani ebrei, dalla destinazione ai lavori manuali e stradali di quei concittadini alla razzia del 16 ottobre a Roma, alla strage di Meina, alla deportazione nel campo di Fossoli e poi di Auschwitz, con la fervida collaborazione dei fascisti italiani.
Scrive il prof. Valdevit, negando in poche frasi non solo la Storia, ma anche la sua professione di storico (che ovviamente considera inutile) "ricordare per non ripetere gli errori del passato è un monito vuotamente retorico e inutile". La frase contraddice il senso stesso della cultura, dell'insegnare, del cercare di tramandare ai più giovani il senso delle esperienze e di ciò che è già accaduto. E lo scrive proprio mentre si cerca, nel mondo, di istituire luoghi, tribunali, occasioni per costringere i colpevoli a rendere conto, per mostrare anche a coloro che sono guidati dai peggiori sentimenti che nella Storia c'è un dopo in cui, come Eichman, si può essere chiamati a rispondere.
L'articolo di Valdevit finisce con la frase insensata (soprattutto per uno storico): "Della Giornata della Memoria possiamo quindi tranquillamente farne a meno".
Forse si deve essere grati all'ex onorevole Gramazio (che ora è - pensate - responsabile della Sanità nella regione Lazio) per avere dimostrato a suo modo in buona fede, cioè con sincera cecità verso il passato (visto solo dall'interno di un contenitore ex fascista) quando sia stato avventato il disprezzo di Giampaolo Valdevit, di professione storico, per l'impegno di ricordare.
Furio Colombo


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