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Unità-Gli Indifferenti

Gli Indifferenti Antonio Padellaro Quando il ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi dice che le centinaia di persone abbandonate per due giorni e due notti nel gelo della Salerno-Reggi...

29/01/2005
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l'Unità

Gli Indifferenti

Antonio Padellaro

Quando il ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi dice che le centinaia di persone abbandonate per due giorni e due notti nel gelo della Salerno-Reggio Calabria se la sono cercata, e peggio per loro perché potevano informarsi delle previsioni meteo, egli esprime lo stesso altezzoso disprezzo del governo che rappresenta. Misura la stessa distanza siderale dai problemi della gente comune. Questa è la loro vera cultura politica. Nei giorni scorsi un analogo atteggiamento di noncuranza si poteva riscontrare nella decisione del presidente del Consiglio Berlusconi di non presenziare ai funerali del maresciallo Simone Cola, ucciso dalla guerriglia irachena e dalla colpevole superficialità di chi lo ha mandato in guerra su un elicottero adibito al trasporto merci. Se, come ci hanno spiegato, quella poltrona davanti alla bara era rimasta vuota perché colui che avrebbe dovuto occuparla aveva impegni che non poteva disdire, c'è da chiedersi quale sia mai l'impegno che non possa essere disdetto davanti alla vita spezzata di quel giovane uomo. Per fortuna c'era il presidente Ciampi a tentare di consolare la vedova rimasta sola con un bimbo di pochi mesi. Così come sarà difficile dimenticare il pianto dirotto di quella giovane donna sulla spalla della signora Ciampi.
Torniamo però a Lunardi che era sicuramente alla prese con impegni che non poteva disdire mentre nel tratto autostradale tra Buonabitacolo e Frascineto alcuni tra gli abbandonati cominciavano a presentare i sintomi dell'assideramento. Nelle immagini di repertorio televisivo il ministro dei Trasporti viene sempre ripreso, elegante e misterioso, sprofondato dietro il finestrino di una potente vettura che sfreccia, scortato da auto lampeggianti, in direzione, pensiamo, delle Grandi Opere.
Dietro ogni immagine di repertorio, c'è un destino. Prendete Bertolaso, il capo della Protezione civile. Questo giornale lo ha spesso criticato ma bisogna dargli atto che nei tg appare sempre dove dovrebbe essere: sotto un vulcano in eruzione, nei pressi di un fiume esondato, al cospetto di un evento franoso, eccolo lì a dare ordini con l'aria sgualcita di chi non ha chiuso occhio. Purtroppo però a Bertolaso - che, probabilmente, provvisto di coperte e spazzaneve, quanto prima sarebbe piombato in soccorso degli intirizziti - è stata tolta la competenza sulle calamità autostradali. Che l'elegante e misterioso Lunardi ha perentoriamente tenuto per sé attribuendola all'Anas, suo personale protettorato. Un'azienda, l'Anas, che dovrebbe occuparsi delle strade italiane e, infatti, assai se ne occupa nella fase degli appalti. Quanto al ruolo svolto dall'Anas nel settore della manutenzione e del soccorso basta chiedere ai disgraziati intrappolati nella tormenta. Nessuna barriera agli svincoli per impedire ad auto e Tir di finire nell'imbuto di ghiaccio. Nessuna segnalazione di pericolo. Nessun mezzo antineve.
Dopo 72 ore al freddo una bambina malata deve essere ricoverata d'urgenza ma Lunardi, probabilmente impegnato nella progettazione del ponte sullo Stretto, ha sempre cose più importanti da fare. Infine, pressato dagli avvenimenti, prima rimbrotta gli automobilisti nella neve, poi minaccia un'imprecisata ispezione.
L'agghiacciante (è proprio il caso di dirlo) menefreghismo con cui il governo berlusconiano si occupa della cosa pubblica non è il classico cinismo del potere. I vecchi politicanti, con tutti i vizi del caso, erano purtuttavia il prodotto di una spietata selezione naturale che procedeva dalla sezione di partito fino alle aule del Parlamento e dove veniva, per esempio, insegnato che ogni automobilista era un elettore e quindi un voto potenziale da tenere nel debito conto. Ragion per cui nella prima repubblica i ministeri dei Trasporti e dei Lavori Pubblici erano i più appetiti dai democristiani, che da essi molto mungevano ma molto anche ricavavano in popolarità e clientele. Non per fare l'elogio del bel tempo antico, che bello non era per niente, ma ministri come Gaspari o Zamberletti sarebbero andati di persona sulla Salerno-Reggio Calabria a vedere cosa stava succedendo; e magari alla testa di una colonna di spazzaneve.
I nuovi politicanti, invece, fecondati artificialmente nel laboratorio Berlusconi e addestrati in funzione della realtà virtuale televisiva non occorre che abbiano rapporti con le persone in carne e ossa. Funzionali alla strategia propagandistica del capo devono limitarsi a sfornare cervellotiche riforme e progetti mirabolanti quanto irrealizzabili. Barricati nei loro falansteri inventano leggi e decreti per un'Italia che non esiste. È il governo della finanza creativa, della scuola scombiccherata, delle infrastrutture inesistenti, delle ferrovie disastrate, delle autostrade congelate. Accade così che i cittadini regrediscano al ruolo di sudditi. Individui subalterni e ininfluenti, numeri per i sondaggi. Maria Antonietta al popolo che non aveva pane rispondeva: mangino delle brioche! Due secoli dopo un ministro parla con lo stesso disprezzo: potevano guardare il meteo. Per lui non chiederemo la ghigliottina. Le dimissioni sì.


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