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Unità: Giovani, bravi e laureati ma quasi tutti senza lavoro

Rapporto AlmaLaurea: il Paese non valorizza le sue risorse

03/03/2007
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l'Unità

di Chiara Affronte / Bologna

CALA L’OCCUPAZIONE tra i giovani neolaureati, nonostante la ripresa economica del Paese. Questi i dati «in controtendenza» realizzati su un campione di qua-
si 90mila intervistati: cala la percentuale occupazionale dei giovani ad un anno dalla laurea dell’1,2%, cala il lavoro stabile (che si assesta al 38, 4 %, 8 punti in meno rispetto a 5 anni fa). Anche il guadagno mensile mostra numeri in diminuzione: il netto non supera i 1.042 euro mensili ad un anno dalla laurea e i 1.316 dopo 5 anni, ed è calato in termini di potere d’acquisto.
A presentare i dati non proprio confortanti Andrea Cammelli, direttore di AlmaLaurea, il consorzio interuniversitario con sede a Bologna che riunisce 50 università italiane (con una banca dati di 850mila curricula), che verranno approfonditi oggi in un congresso a cui partecipano, tra gli altri, il ministro dell’Università e della Ricerca Fabio Mussi e il ministro del Lavoro Cesare Damiano (atteso anche Romano Prodi).
«Evidentemente questa ripresa del Paese non ha agganciato l’Università», ha constatato Cammelli. Non solo: a parere del direttore di AlmaLaurea il «sistema produttivo italiano non è sufficientemente in grado di valorizzare le sue risorse, spesso di grande qualità». Il nostro sistema produttivo, a parere di Cammelli, ha sempre lavorato «a basso contenuto tecnologico e a basso costo di manodopera». Importante, dunque, per Cammelli, che l’industria capisca che i «laureati sono una risorsa per la ricerca, l’innovazione e l’internazionalizzazione: Mi pare che Confindustria ci stia arrivando», aggiunge il direttore di AlmaLaurea. Soddisfatto che il premier Romano Prodi abbia posto l’Università al secondo dei 12 punti “salva Governo”.
In un panorama in cui l’Italia si pone troppo indietro rispetto agli altri paesi europei (con 15 laureati per 100 abitanti, meno di Polonia, Messico e Francia), Cammelli vuole essere anche ottimista: «Rimane fermo il punto - dice - che la condizione occupazionale garantita dalla laurea è più elevata rispetto a quella di altri titoli di studio». Non solo: su 100 laureati, a 5 anni dalla laurea, 72 hanno un’occupazione stabile.
Le analisi di AlmaLaurea sono state fatte, in modo separato, su un campione composto in prevalenza da laureati pre-riforma (71.672) e da una parte minore di laureati post-riforma (16.965). Questi ultimi, lavorerebbero meno dei colleghi del vecchio ordinamento, ma probabilmente solo perché nella maggior parte die casi scelgono di proseguire gli studi («e non perché la riforma non abbia funzionato»). Tra gli altri punti interessanti evidenziati dallo studio di AlmaLaurea lo scarto occupazionale tra uomini e donne, pari a ben 8 punti percentuali. La situazione dell’Emilia-Romagna, invece, risulta essere una delle migliori d’Italia. Il convegno di oggi servirà anche a presentare il progetto «EuroAlmaLaurea.Net», già in fase di sperimentazione negli atenei di Budapest, Parigi Mame-la Vallée, Varsavia e Maastricht, affinché gli 850mila curricula che la banca dati di AlmaLaurea gestisce siano messi in rete con tutta la Comunità europea.


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