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Unità-Giorno della memoria, è tempo di un bilancio

Giorno della memoria, è tempo di un bilancio GLORIA BUFFO Oggi è un giorno importante, è la giornata in cui le istituzioni, e noi tutti, abbiamo deciso di ricordare i crimini del na...

27/01/2005
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l'Unità

Giorno della memoria, è tempo di un bilancio

GLORIA BUFFO

Oggi è un giorno importante, è la giornata in cui le istituzioni, e noi tutti, abbiamo deciso di ricordare i crimini del nazismo e del fascismo. In quest'occasione ci spetta anche fare un bilancio su come la memoria e la giustizia verso le vittime vengono trattate nel nostro Paese. Il bilancio non è certamente positivo. Era dovuta e scontata l'istituzione in questa legislatura di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulle cause dell'occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti (meglio conosciuta come Commissione sull'Armadio della vergogna), ma si è dovuto faticare non poco per riuscire ad ottenerla nel 2003. Oggi quella Commissione sta facendo un buon lavoro, e ciò che ne esce non finisce di stupire. Un ulteriore occultamento di materiale è avvenuto, infatti, negli ultimi anni, dopo la scoperta delle carte dell'armadio: i 273 fascicoli riguardanti crimini in cui sono stati coinvolti fascisti italiani, arrivati alla Commissione solo nel marzo scorso. Come è possibile che ancora più d'uno tenti di occultare le carte, nel caso specifico magistrati della Procura militare che al contrario dovrebbero adoperarsi per fare giustizia? Forse perché questi fascicoli scottano più di altri, poiché contengono carte su criminali italiani. Perché, si sa, il teorema su gli "italiani brava gente", che scarica tutte le colpe solo sulle truppe naziste, ritorna sempre ed è difficile da scalfire. Come è accaduto in Senato con l'approvazione da parte della Commissione Difesa del progetto di legge di Alleanza Nazionale per il riconoscimento di belligeranti legittimi a coloro che hanno fatto parte dell'esercito della Repubblica di Salò.
A questi fatti se ne aggiungono numerosi altri, altrettanto gravi. Da ultimo le dichiarazioni di Gramazio che assolvono il fascismo dalla responsabilità delle leggi razziali e dello sterminio degli ebrei. Gli esponenti della maggioranza di centro-destra in questi anni si sono prodigati in affermazioni sul 25 aprile e più in generale sull'antifascismo gravi perché lesive della verità nonché della storia italiana. Vi è stato, a seguire, il taglio di fondi all'Anpi operato in più momenti e il mancato stanziamento per le celebrazioni del 60° anniversario della Resistenza. È chiaro, dunque, il disegno culturale-politico della maggioranza: la revisione ad uso politico della storia nazionale per tappe successive fino alla cancellazione delle radici democratiche. A tale disegno certo è giovato il tanto parlare - anche col supporto di certa brutta televisione - di conciliazione nazionale e superamento di memorie divise. E sicuramente supporto essenziale è stata tanta pubblicistica revisionista, di qualche storico, ma soprattutto di chi, senza alcuna professionalità in merito, si è arrogato pubblicamente il ruolo di disquisitore della storia nazionale e dei suoi significati. Anche questo ha aiutato il governo Berlusconi, per la strutturazione di una società autoritaria, in cui solo pochi possono godere di potere e benessere. La campagna del governo e della destra contro la memoria e la storia più in generale è stata in questi anni tenace, e condotta con arroganza e modalità imprevedibili: ricordiamo l'ingerenza del Ministro dei Beni culturali nella gestione amministrativa dell'Archivio centrale dello stato, da cui ha rimosso l'autorevole direttrice, ricordiamo il taglio di fondi agli Archivi storici di tutta Italia, che mette in grave pericolo la produzione di cultura e l'elaborazione della memoria storica del Paese. E ancora, il tentativo di revisione dei testi di storia e dei programmi scolastici.
La risposta dell'Italia democratica al tentativo di cancellazione della Resistenza come origine dell'Italia contemporanea deve essere risoluta e chiara. Sostegno alle attività scolastiche, finanziamento della ricerca storica così poco retribuita in Italia, finanziamento delle opere documentarie e artistiche, supporto alle iniziative locali, in particolare all'istituzione dei Parchi della memoria. In Parlamento deve essere portata avanti con decisione l'iniziativa per approvare alcune significative proposte di legge. Innanzitutto quelle relative al finanziamento delle celebrazioni sul Sessantennale della Resistenza, approvazione ormai urgentissima; quella per il risarcimento alle vittime delle stragi di cui si sono rinvenuti i documenti nell'Armadio della vergogna. E infine la proposta, presentata lo scorso 8 marzo insieme al Presidente della Camera Casini, di istituire una giornata delle donne della Resistenza, che oltre a contribuire a tenere viva la memoria di quei fatti, riconosca solennemente alle donne il ruolo svolto nella costruzione della democrazia e delle libertà nel nostro Paese. Voglio aggiungere, infine, che tutte queste ragioni ci spingono anche a chiedere al Presidente della Repubblica che per il seggio di senatore a vita ancora vacante sia scelta una donna della Resistenza. Sceglierlo significherebbe un visibile riconoscimento istituzionale al lungo e durissimo percorso di emancipazione femminile, così importante nella costruzione di un'Italia divenuta libera e moderna anche grazie all'impegno antifascista.


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