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Unità: Gelmini favorevole alle classi differenziali

«I bimbi immigrati non conoscono l’italiano e la Costituzione». Veltroni: si instilla il seme dell’odio

19/10/2008
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l'Unità

di Maristella Iervasi / Roma

QUANDO VELTRONI PARLA bisognerebbe sempre ascoltarlo. «C’è un brutto clima nel paese - ha detto il segretario del Pd parlando in un circolo democratico di Roma -. Cosa vuol dire che un immigrato non può stare nelle classi con gli altri italiani? Si
vuole instillare il seme dell’odio», osserva. La Gelmini, maestra unica, è a Norcia e dal convegno su Educazione e libertà, organizzato dalla fondazione Magna Carta, difende a spada tratta le classi d’ingresso per i bambini immigrati. E da ministro dell’Istruzione spiega anche perché il governo ha deciso di adottare questo provvedimento: «Non si può parlare di integrazione quando ci sono bambini immigrati che non conoscono la lingua e la Costituzione repubblicana».
È per via dell’ignoranza della Carta costituzione che i bimbi migranti devono essere divisi dagli altri studenti? Ma chi conosce la Costituzione? Per Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, «è la Gelmini in primis a non conoscerla». A partire dall’articolo 2, i diritti inviolabili della persona. Un principio che rappresenta una grande protezione per tutte le persone che, anche se lontane geograficamente e culturalmente si ritrovano a vivere sullo stesso territorio.
È giusto far conoscere la Costituzione a tutti, ma separare i bimbi immigrati dagli altri solo per questo «è creare classi apartheid», sottolinea Ferrero. È nell’infanzia, infatti, che si superano i pregiudizi. Non a caso nell’anno scolastico scorso fu proprio l’ex ministro della Solidarietà Sociale in collaborazione con l’Arci a far stampare e distribuire la Costituzione italiana in tutte le lingue parlate dai migranti. E la stessa iniziativa fu portata avanti da moltissimi comuni. Ma la ministra dell’Istruzione questo non lo dice. Lei punta a «rinchiudere» i bimbi immigrati in classi speciali solo perchè non conoscono la Costituzione repubblicana, visto che non parlano l’italiano. E i nostri bambini, e gli italiani adulti? Un sondaggio effettuato in occasione dei sessant’anni della Carta costituzionale rivelò che il 51 per cento degli italiani non l’ha mai letta una volta in vita sua; solo l’11% ne ricorda per sommi capi i contenuti.
Eppure a sentire la Gelmini, le classi d’ingresso sono necessarie per l’integrazione ed «è fuorviante» evocare lo «spettro» del razzismo. «Ci troviamo invece - sottolinea - di fronte a un problema esclusivamente didattico». E snocciala la sua lezioncina al riguardo: «I ragazzi di dieci, undici anni, da poco arrivati in Italia e con una famiglia che non parla la lingua italiana, senza il passaggio nelle classi d’ingresso si troverebbero proiettati direttamente nelle classi normali». Di conseguenza, precisa il ministro, avranno problemi di apprendimento e quindi non riuscirano a portare avanti un progetto formativo per la loro vita. Abbandonarli a se stessi è di fatto un atto contro l’integrazione nella scuola». Poi «bacchetta» la definizione del Carroccio: «È sbagliato chiamarle classi ponte perché danno il senso della divisione tra studenti di serie A e studenti di serie B». Quella stessa Lega che bloccò i 100milioni di euro stanziati da Ferrero per il fondo sull’integrazione dei migranti a colpi di ricorsi. E che l’attuale governo non ha riconfermato.
Ha proprio ragione Veltroni nel ribadire: «Si vuole instillare il seme dell’odio».


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