Unità: Gelmini: ecco la rivoluzione del tempo pieno
Bossi: “Il maestro unico rovina i bambini. dopo il federalismo ci prendiamo il ministero”
FLAVIA AMABILE
ROMA
Oggi inizia l’anno scolastico in Lombardia, il primo dell’era Gelmini e il ministro sarà nella sua regione a inaugurarlo con gli studenti. Sarà un anno non facile, all’insegna dei tagli (87 mila posti in tre anni), ma alcune bordate sono arrivate ieri sera da Umberto Bossi, dal palco della Festa della Padania a Torino.
La prima sul maestro unico: «Tocca al ministro controllare la qualità degli insegnanti, la Lega non può risolvere tutti i problemi. Se c’è un cattivo maestro, rovina i bambini. Certo - concede - se non ci sono i soldi bisogna aguzzare l’ingegno. Magari la prossima volta la Lega rivendicherà il ministero dell’Istruzione». Poi, una stoccata al ministro: «Per sapere come funziona la scuola bisogna aver insegnato». Dalla platea, una voce: «Perché non la mandiamo a casa? Bossi non ci pensa due volte: «Dobbiamo fare prima il federalismo».
Dura e immediata replica del ministro dell’Istruzione Gelmini alle critiche dal suo collega di governo. «Sono stupefatta - afferma - della confusione mentale di Umberto Bossi, che a metà agosto ha detto che tre maestri erano troppi e ne bastava uno perché serviva un riferimento unico. Il 7 settembre dice esattamente l’opposto. Si metta d’accordo con sé stesso prima di parlare di scuola. Per fortuna il governo, con le misure previste da Tremonti e da me attuate, grazie al voto del Parlamento ha già deciso».
Gelmini, comunque, per adesso garantisce che la sua riforma produrrà buoni risultati, ad esempio sul tempo pieno, che non sarà toccato, anzi verrà aumentato. «Il servizio crescerà significativamente. Saranno offerte più scelte per le famiglie. Accanto agli attuali modelli a 27 e 30 ore settimanali, ci sarà infatti a disposizione quello a 24 ore, oltre ovviamente al tempo pieno». «Eliminando la compresenza di più professori - aggiunge Mariastella Gelmini - e aumentando di ottomila posti i docenti del tempo pieno, si aumenterà sensibilmente il numero di famiglie che usufruiranno del tempo pieno». «Addirittura - sottolinea - come risulta da una simulazione fatta da Tuttoscuola il tempo pieno sarà incrementato del 50%. È il mio obiettivo».
In base alla simulazione, utilizzando circa 8 mila cattedre delle oltre 20 mila «risparmiate» con il passaggio delle classi a modulo a classi con il maestro unico, si potrebbero gradualmente creare 16/17 mila nuove classi a tempo pieno, con un incremento del 50% rispetto alle 34 mila attuali: 300 mila famiglie in più sarebbero accontentate nella richiesta del servizio di tempo pieno.
Il ministro non fa mistero di quello che pensa. La scuola, dal suo punto di vista, è uno «stipendificio» da fermare, un «ammortizzatore sociale» da riformare. «I dipendenti della scuola sono più di 1.300.000: troppi. Ne voglio meno, più pagati. La scuola deve riconoscere il merito di tanti bravi che ogni giorno lavorano tra mille difficoltà. Il bilancio del ministero dell’Istruzione è utilizzato, infatti, per il 97% per pagare stipendi».
A darle sostegno, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. «La scuola non era fatta per servire le famiglie e gli studenti». E’ piuttosto - spiega - «il tempio dove è stato costruito il ’68, fatta così è una macchina distruttiva», che cancella valori e sentimenti e porta al «nullismo». Per questo, afferma, «è giusto mettere un unico maestro, un unico libro e un voto».
E’ una dichiarazione di guerra. E i sindacati confederali e di base sono pronti agli scioperi. I socialisti hanno annunciato una mobilitazione nazionale contro il maestro unico, dal 15 settembre, primo giorno di scuola in gran parte delle regioni italiane. Per Guglielmo Epifani, segretario generale Cgil, la scuola sarà «il fulcro di proteste molto estese» in quello che si preannuncia come un autunno molto caldo, aggiungendo che la riforma «è un problema serio e che preoccupa i ragazzi e le famiglie».
Alle proteste del mondo dei sindacati il ministro risponde augurandosi che il prossimo «possa essere un autunno di responsabilità». «Se i sindacati - dice Gelmini - vorranno dare un contributo nel merito, partendo da una analisi onesta della realtà, rappresentare il loro punto di vista e individuare le loro proposte, il governo è felice di accoglierle».
L’opposizione boccia la riforma Gelmini. Il leader del Pd, Walter Veltroni è contrario: non era necessario «toccare l’unica parte del sistema formativo italiano che funziona, la scuola elementare». E’ invece «d'accordo sulla necessità di premiare il merito». Contrario ai tagli anche Lorenzo Cesa, segretario Udc: «Se il ministro attuerà il piano come l’ha prospettato, non rilancerà la scuola: metterà in crisi un settore fondamentale per il futuro del Paese».
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